Egregio Presidente Draghi,
con grande amarezza leggo in queste ore notizie che preannunciano riaperture per il settore wedding a partire dal 15 giugno. Da mesi attendiamo risposte e dopo le disattenzioni e il silenzio riservati agli operatori del settore e ai futuri sposi, apprendere che gli eventi privati verranno autorizzati solo dalla seconda metà di giugno, mi rattrista alquanto. Questo porterebbe migliaia di coppie a far slittare le proprie nozze di un altro anno e francamente non capisco come le stesse condizioni di monitoraggio e distanziamento adatte per i matrimoni dal 15 giugno in poi, non possano essere messe in atto anche nelle settimane precedenti.
Sembra il gioco delle tre carte solo che il re e la regina di cuori sono in carne e ossa e hanno scommesso i propri risparmi e tutto un corredo emotivo dal valore inestimabile.
I matrimoni di maggio, quelli che non sono ancora stati disdetti, e delle prime due settimane di giugno, si possono svolgere in sicurezza alla stregua dei successivi, si possono tenere all’aperto e garantendo la tutela della salute delle persone presenti.
Perché le manifestazioni sportive che coinvolgono masse di spettatori, sono state autorizzate e piccoli gruppi di familiari e amici, facilmente monitorabili, sono penalizzati come potenziali untori?
Lo Stato dovrebbe essere un padre che si adopera a supporto dei propri figli, a sostegno dei loro progetti, specie nei momenti di difficoltà come quello che stiamo vivendo ormai da quasi un anno e mezzo, lo Stato dovrebbe metterci in condizione di andare avanti, garantendoci l’accesso agli strumenti necessari per farlo e invece ci condanna a rinunciare o procrastinare il raggiungimento di una meta importante come quella del matrimonio arrogandosi il diritto di limitare le libertà individuali.
Carissimo Presidente, è ancora in tempo per rimodulare le decisioni, tenendo conto dei bisogni di chi, dopo aver perso tanto, in termini economici ed affettivi, ha bisogno di gettare le basi per il proprio futuro, ORA!
Pamela Leonardi
Una sposa.