Appello dei Parlamentari e personalità italiane al Governo italiano e all’Unione Europea

Appello dei Parlamentari e personalità italiane al Governo italiano e all’Unione Europea:

Il rapporto con l’Iran deve essere condizionato al rispetto dei Diritti Umani, in particolare dei diritti delle donne

In una conferenza online alla vigilia della Giornata internazionale della donna, il pomeriggio del 5 marzo, i parlamentari italiani e le personalità politiche hanno sottolineato che il rapporto con la teocrazia al potere in Iran deve essere condizionato al rispetto dei Diritti Umani, in particolare dei diritti delle donne. Membri del parlamento e personalità politiche italiane, tra cui On. Stefania Pezzopane, On. Chiara Gribaudo, Sen. Barbara Masini, europarlamentari Gianna Gancia e Isabella Tovaglieri di diversi partiti, hanno lanciato un appello al Governo.

Il regime iraniano ha il maggior numero al mondo di esecuzioni in proporzione alla sua popolazione, e i diritti delle donne sono sistematicamente e istituzionalmente soppressi. Il Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei Diritti Umani in Iran; nel suo ultimo rapporto, ha dichiarato: “Un numero significativo di prigioniere politiche in Iran sono sotto la pressione più severa”.

La Conferenza online del 5 marzo è stata organizzata dall’Unione delle Associazioni iraniane in Italia, sostenitrice del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana. Tra i relatori della conferenza sono intervenuti anche alcuni rappresentanti delle Associazione iraniane in Italia.

Maryam Rajavi, presidente eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza iraniana, nel suo messaggio video ha dichiarato: “Coloro che non hanno familiarità con la situazione in Iran possono considerare l’evento più importante in Iran e nel Medio Oriente nel suo insieme le minacce al programma nucleare e missilistico del regime, insieme alle sue ingerenze e terrorismo nella Regione. Ma la realtà più importante in Iran di oggi è l’ebollizione della disponibilità sociale a rovesciare il regime. La grande rivolta del novembre 2018 ha portato il regime sull’orlo del rovesciamento […] Il popolo iraniano non sopporta più la vita dominata dai mullah reazionari e si è alzato per voltare la pagina della storia”.

I relatori alla Conferenza hanno ricordato che il criterio della democrazia e del progresso in qualsiasi società è misurato dalla condizione delle donne in quella società, in particolare dalla loro partecipazione attiva alle posizioni decisionali in tutti i campi politici, economici, sociali, parlamentari e giudiziari. I crimini della dittatura religiosa contro le donne iraniane, tra cui il velo obbligatorio, la discriminazione sessuale, la privazione dell’istruzione e del lavoro, il matrimonio forzato delle minorenni, l’interferenza nelle questioni personali e sociali più intime delle donne, e hanno sottolineato che questa repressione in Iran è istituzionalizzata e che la misoginia è una delle caratteristiche note di questo regime.

Le personalità italiane presenti alla Conferenza hanno fatto riferimento al ruolo delle donne nelle crescenti proteste sociali in Iran, inclusa la rivolta del novembre 2019, in cui sono state uccise oltre 1.500 persone. Questo a parere dei oratori della Conferenza è un segno del profondo desiderio di cambiamento e di instaurazione della democrazia da parte del popolo iraniano. Un numero significativo di vittime nel novembre 2019 erano giovani donne e gli adolescenti. Negli ultimi quattro decenni, decine di migliaia di donne attiviste, la maggior parte delle quali erano membri dell’organizzazione dei Mojahedin del Popolo dell’Iran, la principale forza di opposizione, sono state giustiziate dal regime iraniano.

I partecipanti alla Conferenza hanno espresso il loro sostegno alle donne prigioniere politiche in Iran e hanno chiesto un’urgente azione internazionale per garantire i loro diritti.

Nei loro discorsi, i politici italiani e gli attivisti per i Diritti umani hanno sostenuto la piattaforma in 10 punti della signora Rajavi per un Iran libero e democratico di domani, in particolare l’istituzione di una Repubblica laica in cui siano garantiti uguali diritti per donne e uomini.

 

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