Se il 27 gennaio è stata giustamente ricordata la shoah, è altrettanto doveroso non dimenticare gli altri genocidi del passato, “stranamente” scomparsi dalla memoria collettiva e dai testi di storia della scuola pubblica. Se è vero che i morti hanno pari dignità, perché non istituire giornate in memoria del milione e mezzo di armeni scientemente eliminati dai turchi nel 1915; dei dieci milioni di pellerossa massacrati dagli americani nel XIX secolo; dei sette milioni di ucraini morti di fame in seguito alle carestie intenzionalmente provocate dal regime stalinista; dei tre milioni di civili trucidati per vendetta dall’Armata Rossa in Prussia, Slesia e Pomerania; dei duecentomila giapponesi bruciati vivi di Hiroshima e Nagasaki; dei due milioni di vittime civili nell’occupazione sovietica dell’Afghanistan; dei due milioni di cambogiani sterminati dai Khmer rossi; dei massacri in Ruanda, Congo, Etiopia ed Africa centrale per motivi tribali e religiosi; delle migliaia di teste mozzate dalla Rivoluzione Francese; delle vendette partigiane perpetrate in Italia alla fine della seconda guerra mondiale; dei cento milioni di morti causati dal comunismo; delle migliaia di vittime musulmane dell’occupazione israeliana nei territori occupati e delle vittime dei bombardamenti della Nato in Bosnia, Iraq e Afghanistan? La lista criminale potrebbe continuare all’infinito. Dal momento che sarebbe impraticabile istituire una giornata della memoria per ogni singolo evento, non sarebbe cosa buona e giusta abolire quelle ricorrenze di chiaro sapore politico ed ideologico come il 27 gennaio, il 10 febbraio ed il 25 aprile, e sostituirle con un’unica grande e solenne ricorrenza dedicata a tutti gli olocausti del mondo e della storia?
Gianni Toffali