Ero riuscito a dimenticare, a non tornarci su col pensiero neppure quando, abitando a poca distanza, per quella strada mi sono trovato e ripassare. E ieri sera sono stato costretto, pur non volendo, a ripensare alla schifosa storia. Nicola Porro ha invitato nella sua trasmissione lo scrittore Nicola Lagioia, autore del libro “La città dei vivi”. Ho sempre pensato che una sorta di corazza dovuta forse all’abitudine, salva per fortuna tante persone (medici, giudici, guardie carcerarie, ecc.), che in qualche modo sono costrette a venire a contatto col dolore altrui, dall’esserne troppo coinvolte emotivamente. La loro esistenza altrimenti diventerebbe assai difficile e forse non potrebbero neppure svolgere bene il loro compito. Penso che la stessa cosa avvenga per i giornalisti che fanno necessaria informazione su fatti di guerra o di cronaca nera. Nicola Lagioia sicuramente aveva la sua corazza se ha potuto scrivere un libro sull’efferato delitto che avvenne in via Igino Giordani, a Roma, nel marzo del 2016. Io non ho corazza e sono certo che pur amando la scrittura e avendo scritto libri, non riuscirei mai a scriverne uno su vicende del genere. Sono indifeso. E pur amando la lettura, non mi sogno neppure di leggerlo quel libro.
Riporto una lettera che scrissi allora, che pubblicò Umberto Galimberti, non capendone il senso, tra l’altro.
«Via Igino Giordani a Roma, per noi che abitiamo a poca distanza, è sempre stata la via dell’INPS, ma soprattutto la via di Merlino, giacché in quella strada c’è il negozio dove acquistammo il nostro coniglietto nano, bianchissimo con orecchi e occhioni neri, il coniglietto che ci ha fatto compagnia per ben dieci anni e che, non ci crederete, ci ha resi, in famiglia, più uniti e forse anche più buoni. Gli animaletti sono capaci di fare queste cose. Adesso via Igino Giordani è la via del delitto. Ci sono passato un paio di settimane fa per andare a trovare don Mauro Leonardi che pure abita a poca distanza dalla strada del delitto, dalla strada dove ha trionfato il male puro. E proprio con lui, con l’amico prete e scrittore, parlavo della presenza del male nel mondo e di come questa possa indurre i credenti, alle volte, a dubitare dell’esistenza di Dio. Ma non facevo distinzione, come fanno tanti, tra il male non provocato dall’uomo e il male provocato dall’uomo. E’ proprio quest’ultimo che sconcerta. Com’è possibile, ci si chiede, che Dio non abbia posto limiti alla possibilità di compiere il male? Si può trucidare un bambino, sterminare una famiglia, strangolare giovani donne, sterminare un popolo, teoricamente si può distruggere l’intera umanità, si può fare ciò che è stato fatto in via Igino Giordani, e non succede nulla. Non si oscurano le stelle, il mare non sommerge la terra; i vulcani, tutti assieme, non eruttano lava incandescente, una meteora non si schianta sul nostro pianeta. Nulla (D. La Repubblica 9 aprile 2016) ».
Renato Pierri