La pressione cui sono sottoposti quotidianamente gli operatori sanitari non si allenta e sono sempre maggiori i casi di professionisti che non riescono a sostenere lo stress sul posto di lavoro. “Se prima dell’esplosione della pandemia – commenta Gianluca Giuliano, Segretario Nazionale della UGL Sanità – erano le aggressioni fisiche, verbali e sui social la causa principale del disagio ora bisogna aggiungere il Covid-19. Il rischio del contagio, la carenza di personale che, unita ai turni massacranti, costringe i lavoratori a allontanarsi dalle proprie famiglie si fonde alla paura delle sempre più frequenti rivendicazioni di carattere legale e economico derivanti da denunce a carico dei professionisti da parte di pazienti o loro famigliari. Tutti questi fattori sono la causa dell’aumento dei casi di burnout, lo stress patologico che si accusa sul posto di lavoro. E’ notizia proprio di questi giorni del suicidio in Calabria di un responsabile della campagna vaccinale. E’ un evento drammatico, purtroppo non il primo di questo genere dall’esplosione della pandemia”. L’esigenza primaria è quella quindi di supportare chi è in prima linea. “C’è assoluto bisogno- conclude Giuliano – che in ogni struttura venga creata una figura di riferimento per i casi di burnout che coordini dei centri di ascolto psicologico. Ma non basta. Chi sta combattendo contro il virus deve essere tutelato e messo in sicurezza per poter poi svolgere nel miglior modo possibile, con l’adeguato riposo che la situazione attuale richiede, il proprio compito al servizio della nazione”.