Margherita Corrado (M5S Senato – Commissione Cultura) – Sulle 225 cassette dei reperti archeologici del museo di Nonantola (MO) sommerse dall’alluvione

A Natale, un breve articolo de “Il Resto del Carlino” sui danni causati dall’alluvione del 6 dicembre a Nonantola (MO) informava i lettori che anche le 225 cassette di reperti archeologici del locale museo sono state sommerse dalla piena, e in parte danneggiate irreparabilmente, proprio mentre la Corte dei Conti certificava il cattivo uso da parte del MiBACT degli scarsi fondi destinati alla tutela e il Consiglio di Stato lo sollecitava a monitorare gli effetti, sui consumi culturali dei giovani, della cosiddetta 18app, misura incrementata di 30 milioni, in ottobre, grazie all’ennesimo ‘furto’ ai danni delle risorse inizialmente appostate per la tutela e la valorizzazione. Gettati nei cassonetti o alluvionati, i frutti delle ricognizioni di superficie e degli scavi stratigrafici, ex lege patrimonio indisponibile dello Stato, attraversano una stagione tristissima. L’esercizio della tutela si conferma, infatti, la piaga più purulenta della gestione Franceschini, dentro e fuori dai confini nazionali. Una gestione indifferente (per non dire insofferente) alle istanze di conservazione a fini di conoscenza di tutte quelle testimonianze materiali del passato che non siano ‘intatte’, nel nuovo senso dato all’aggettivo in occasione del debutto in società del termopolio dell’Isola V di Pompei, e immediatamente parlanti per i fruitori incolti che l’Amministrazione, replicando il rapporto patronus-clientes, ha eletto destinatari ideali dei propri sforzi di divulgazione a patto che, al termine di spettacoli pensati per il mero intrattenimento, rimangano tal quali, cioè sudditi, pronti per assistere (a pagamento) ad altre rappresentazioni. La capillarità della diffusione dei beni culturali nel Paese richiederebbe un incremento dei luoghi di conservazione e studio dei materiali ricavati da ricognizioni di superficie e scavi stratigrafici, che ex lege sono patrimonio indisponibile dello Stato. E invece no: per quelli le Soprintendenze, private dei depositi una volta separate dai Musei nazionali, devono pietire l’ospitalità delle amministrazioni locali o dei privati, spesso in locali inadatti a garantire la sicurezza e a consentirne l’analisi, o reinterrarli, come sempre più spesso accade (!), o ancora, in prospettiva, liberarsene dietro compenso nello spirito della “Carta di Catania”. Urge una rivoluzione gentile che sotterri, metaforicamente, non i reperti inadeguati a soddisfare le aspettative dell’augusto imbonitore ma quella interpretazione distorta della tutela e della valorizzazione che porta il ministro Franceschini a dare al MiBACT un indirizzo sempre più distante dal perimetro dell’art. 9 della Costituzione.

Margherita Corrado (M5S Senato – Commissione Cultura)

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