Trascrivo la risposta ad un lettore che ha commentato il mio articolo “Marthe Robin, Venerabile secondo papa Francesco. Ma non aveva capito il Vangelo”, pubblicato su Il Dialogo.org il giorno l’11 novembre.
Lettore:
“A questo proposito, se ogni sofferenza va vissuta con amore e per amore, è proprio questo amore che le dà valore”.
Renato Pierri:
Che cosa significa che ogni sofferenza va vissuta con amore e per amore? Che discorso è?
Lettore:
“Io non so qual’è il motivo per il quale alcuni siano chiamati a vivere sofferenze anche indicibili è impensabili”.
Renato Pierri:
Chiamati a vivere sofferenze indicibili? Chiamati? Anche i bambini? Anche gli animali? E chi chiamerebbe alla sofferenza creature innocenti, il Padre amorevole e misericordioso?
Non ci siamo.
Venendo a Marthe Robin, santificandola si fa passare un messaggio sbagliato. Una persona che ha ben comprenso il Vangelo, che accetta la sofferenza, senza ribellione, senza imprecare contro il destino avverso, ma cercando ad un tempo di alleviarla o eliminarla, la sofferenza, è più santa di una persona che non ha ben compreso il Vangelo, e che, persuasa che la sua sofferenza sia voluta e inviata da Dio (un Dio che dà botte da orbi assieme al diavolo), non cerca di alleviarla o eliminarla per quanto possibile.
P.S. Questi argomenti li ho trattati ampiamente nei miei libri.
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Renato Pierri