Sempre più apprezzare le opere della scultrice italo-tedesca Linda Edelhoff. Ha anche scolpito Papa Francesco


Tante e tante, e molto apprezzate, le opere scultoree dell’artista italo-tedesca Linda Edelhoff, nata da padre pugliese a Iserlhon nel 1975). Si è laureata in scultura all’Accademia di Belle Arti di Napoli è attualmente insegna discipline plastiche.

Le sue sculture sono minuziosamente studiate nei particolari e nulla è lasciato al caso. Linda predilige la terracotta. Una l’argilla bianca perché le permette di vedere meglio quello che modella.

Si avvale, però anche di resine, stucchi, cemento e stoffe per arricchire la texture dei suoi lavori. Questo linguaggio materico così variegato le permette di esprimere più drammaticamente il suo ego, il suo vissuto e la sua visione. L’arte come strumento di passione, espressione emotiva dell’uomo.

La sua ultima opera racchiude i sentimenti umani più profondi nel volto di Papa Francesco che ha ispirato la scultrice nel momento in cui da solo, nelle strade deserte di Roma, portando sulle spalle il dolore dell’intero genere umano, si è recato a pregare per la fine della pandemia davanti al crocefisso miracoloso custodito nella chiesa di San Marcellino al Corso. La preghiera e la speranza si mescolano in quel sorriso appena accennato, il conforto e la consolazione diventano per l’artista spunti di ricerca. In un altro precedente mezzobusto, il volto del Papa è stanco, ma altrettanto fermo, radicato in una fede genuina e in una profonda umanità che emozionano e riescono a coinvolgere chiunque nella riflessione sul senso della vita. 

Linda Edelhoff ha voluto rappresentare in queste due sculture (come ha specificato) il dramma e la paura che ha vissuto l’umanità attraverso la figura del Pontefice; ha voluto rappresentare l’uomo che è Francesco Bergoglio,  poi il papa e infine il portavoce di Dio in terra che per tutta l’umanità cerca conforto nelle preghiera e nella carità.

Come abbiamo detto numerose sono le opere dell’artista e in ogni sua scultura, il lato emotivo del fruitore viene immediatamente coinvolto con forza. Le “figure” in terra cotta bianca partono da una sorta di iperrealismo che sfocia nell’immaginario fantasy e colpiscono una particolarità: rospi che si poggiano pigri e morbidi sul capo, sulle spalle, sulle labbra di corpi femminili e a volte maschili.

Il rospo estrapolato dalla fiaba del principe ranocchio rappresenta la metafora dell’amore, che è poi la chiave di lettura di ogni sua scultura. L’anfibio è il narratore che racconta grandi storie d’amore, poggiato al petto metaforicamente si sostituisce al battito del cuore, descrivendo la condizione umana, vale a dire i sentimenti e le emozioni; l’universo femminile, donne passionali, fragili e forti, che si svestono di abiti velati paragonati simbolicamente a rimorsi di vita, donne che comunque restano dignitosamente fedeli a se stesse.  Il rospo è una figura simbolica che denuncia il bisogno della comprensione, della condivisione, della speranza; è il pensiero continuo dell’uomo.

Sculture che presentano superfici a tratti lisce e ruvide Ed è grazie a queste variazioni materiche che le sue opere sembrano molto fedeli alla realtà anatomica e fisica. Dalle sue mani la tensione artistica ed emotiva si trasporta con accurata precisione all’argilla, creando figure armoniose di carattere esprimendo così espressionisticamente ogni stato umorale ed esistenziale possibile.

Racconta che sin da piccola, mentre le altre bambine giocavano con le bambole, lei giocava con la terra, l’argilla di oggi che nel suo laboratorio è il suo diario, la sua valvola di sfogo, la materia malleabile in cui si assorbono i suoi pensieri più personali. Diverse sue sculture sono attori e attrici che recitano ciò che lei desidera raccontare, sono figure che osano dire ciò che rimane in silenzio. Sono storie di amanti e di amori dello stesso o di diverso sesso, sono storie di vita vissuta, dove posso raccontare molto o poco o lasciare che sia lo spettatore a sentirsi protagonista di queste storie. Strumento di passione, espressione emotiva dell’uomo. Questa l’arte di Linda della quale di recente in Canada, nel corso di una sua tourneè Pino Gioia (Singer-Songwriter, Music Producer) ne ha parlato con amici artisti, tra i quali il  paroliere e compositore, direttore della casa discografica Riviera Record e delle Ed. Musicali Riomar & Schermo e conduttore del programma radiofonico “La Bella Italia – Notturno italiano”, trasmesso da Voces Latinas, (CHHA 1610 AM), e Fortunato Rao, conduttore del notiziario sindacale “Labour News” e da 46 anni presidente del Circolo “Morgezio” Social Club di Toronto.

 Nelle foto. 1 -La scultrice Linda Edelhoff nel suo studio.  2 – Papa Francesco velato di tristezza. 3 – Papa Francesco lieto. 4 – Linda Edelhoff e l’arte della speranza.

Nino Bellinvia

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