La mente, gli archetipi e l’origine del “pensiero”

La nostra vita è legata ad una serie di circostanze di cui non abbiamo il controllo ma, come diceva Nisargadatta, noi siamo parte integrante della manifestazione totale e del totale funzionamento ed in nessuna maniera possiamo esserne separati. Di conseguenza, essendo coscienza nella coscienza, siamo in grado di riconoscere il flusso energetico nel quale siamo immersi e far sì che il nostro pensiero e la nostra azione siano in sintonia con la qualità dello spazio-tempo vissuto. In questo perenne rimescolamento energetico, noi siamo come navigatori senza meta, o guerrieri – se preferite – liberi di affrontare il contingente senza paure. “Se temi la sofferenza – diceva un samurai – come fai a combattere?”

Dal tutto il tutto si dipana dinnanzi ai nostri occhi.

Nella storia dello zodiaco cinese si racconta che dodici animali si presentano al Buddha morente ed ognuno ottenne di incarnare le caratteristiche psichiche che contraddistinguono i tre aspetti di anno, mese e ora, in base alle propensioni naturali di ogni essere vivente. Essi sono maschili e femminili e manifestano le loro caratteristiche tramite le 5 fasi di mutazione fondamentali: Terra (devozione), Metallo (giustizia), Acqua (saggezza), Legno (etica), Fuoco (costumi).

Il funzionamento è più o meno quello del caleidoscopio. Alcuni elementi colorati e tre specchietti interni. Girando il tubo si ottengono diverse composizioni. Malgrado l’esiguità delle componenti i risultati possono essere infiniti. Questo stesso concetto (traslato ai 5 elementi ed ai tre aspetti psichici incarnati) mostra la variegazione di tonalità di colore e movimento attraverso la quale la coscienza individuale si manifesta (la forma ed il nome). La coscienza di sé, che noi chiamiamo persona, è un coordinatore interno, adattato all’individuazione, il quale si appropria delle funzioni messe in atto.

Lo chiamiamo: io. Questo ‘soggetto’ (o assuntore interno) è l’apparenza identificativa individuale nella quale solitamente ci riconosciamo. Propriamente parlando questo “io” è esso stesso la “conseguenza” delle energie messe in moto dai vari elementi e dai tre archetipi incarnati, quindi è inerte (come un programma), ed è un oggetto nella coscienza.

I tre archetipi psico-emozionali, inscindibili nel loro miscuglio, rappresentano:

Il senso dell’io, ego = anno di nascita;
L’intelletto o intuizione = ora di nascita;
La memoria o esperienza = mese di nascita

Ognuno di noi manifesta una forma esemplare a tre facce (designanti le nostre caratteristiche). Le tendenze innate che si riflettono nello specchio, perennemente cangianti, sono le correnti in cui l’io si muove.

Se vogliamo osservare una cosa piccola bisogna ingrandirla attraverso il microscopio, ma se vogliamo ampliare il campo di azione dobbiamo distaccarci il più possibile dalle cose attorno a noi, in modo da percepire il senso d’insieme. Questa corsa in tondo verso l’auto-conoscenza è un vagare trasognato, un’attenzione senza risposta, solitudine e silenzio, osservazione e contemplazione, fluire limpido nei mutamenti, sorridere nel rincorrere il vuoto.

Ed ora una storiella:

“Alcuni suoi seguaci domandarono al bandito Che:”Anche per i ladri esiste una strada (Tao)?” – “Eh, certo che sì.. – rispose Che- Santità è intuire dove giace un tesoro nascosto, Eroismo è entrare per primo nella casa, Giustizia è uscirne per ultimo, Saggezza è distinguere il colpo che si può tentare, Umanità significa essere equanimi nel dividere il bottino. Al mondo non è mai esistito un gran ladro che non abbia manifestato queste qualità”. (Chuang Tze)

Attraverso le capacità riflettenti dell’organo interno (antakharana) siamo in grado di manifestare energie psicofisiche in rispondenza a quelle percepite fuori di noi. Questa rispondenza è automatica ed inevitabile, è una legge naturale. Pensare di sfuggirne il corso è assurdo come pensare di cambiare il film mentre la pellicola viene proiettata. Ma l’atteggiamento interno è importante! Infatti l’accettazione del proprio destino scioglie l ‘attaccamento all’utile ed all’inutile che ci spinge nel ciclo delle rinascite.

Nell’ignoranza ci identifichiamo con i personaggi e ci consideriamo autori e responsabili del gioco vissuto, con guadagno e perdita, la verità è che il nostro io, la coscienza individuale, la persona da noi incarnata, è solo un’immagine. Il risultato di un automatismo distratto e di una identificazione illusoria. Questo dobbiamo comprendere bene se non vogliamo che la mente ci imbrogli. Non cadiamo nel delirio dell’io separato, anche se la coscienza che lo anima è vera sin d’ora e siamo già dotati del capitale iniziale per quella “conoscenza di sé” è assurdo e ridicolo pensare di “ottenerla” – strettamente parlando non è possibile. Essa è già integralmente manifesta qui ed ora e quindi non perseguibile come ottenimento altro. Se ci sentiamo attratti da questa “conoscenza” occorre dire che non c’è corso o spiegazione o esperimento che possa trasmetterla, può essere solo riconosciuta (risvegliata) per “simpatia” nel momento della maturazione. Siccome non è un “conseguimento” continuiamo ad “andare avanti a fiuto”.

“Semplici attori, finché separati, poi, superata la dualità, non ha più nessuna importanza…
Il fiore non ha più nome né forma è solo un fiore unico ed irripetibile nel giardino della Coscienza”.

Paolo D’Arpini   

  

Fonte: https://bioregionalismo.blogspot.com/2020/11/the-mind-archetypes-and-origin-of.html

 

Testo Inglese: 

Our life is linked to a series of circumstances that we do not have control over but, as Nisargadatta said, we are an integral part of the total manifestation and of the total functioning and in no way can we be separated from it. Consequently, being consciousness in consciousness, we are able to recognize the energy flow in which we are immersed and ensure that our thought and action are in tune with the quality of the lived space-time. In this perennial energetic shuffling, we are like aimless navigators, or warriors – if you prefer – free to face the contingent without fear. “If you fear suffering – a samurai said – how can you fight?”

From the whole, everything unfolds before our eyes.

In the history of the Chinese zodiac it is said that twelve animals present themselves to the dying Buddha and each one obtained to embody the psychic characteristics that distinguish the three aspects of year, month and hour, according to the natural propensities of every living being. They are masculine and feminine and manifest their characteristics through the 5 fundamental phases of mutation: Earth (devotion), Metal (justice), Water (wisdom), Wood (ethics), Fire (customs).

The functioning is more or less that of the kaleidoscope. Some colored elements and three interior mirrors. By turning the tube, different compositions are obtained. Despite the smallness of the components, the results can be infinite. This same concept (translated to the 5 elements and the three embodied psychic aspects) shows the variegation of shades of color and movement through which the individual consciousness manifests itself (the form and the name). Self-awareness, which we call a person, is an internal coordinator, adapted to individuation, who appropriates the functions implemented.

We call it: me. This ‘subject’ (or internal contractor) is the individual identifying appearance in which we usually recognize ourselves. Properly speaking this “I” is itself the “consequence” of the energies set in motion by the various elements and by the three embodied archetypes, therefore it is inert (like a program), and it is an object in consciousness.

The three psycho-emotional archetypes, inseparable in their mixture, represent:

The sense of self, ego = year of birth;

The intellect or intuition = time of birth;

Memory or experience = month of birth

Each of us manifests an exemplary three-sided form (designating our characteristics). The innate tendencies that are reflected in the mirror, perpetually changing, are the currents in which the ego moves.

If we want to observe a small thing, we must enlarge it through the microscope, but if we want to broaden the field of action we must detach ourselves as much as possible from the things around us, in order to perceive the sense of the whole. This round-the-clock race towards self-knowledge is a dreamy wandering, unanswered attention, solitude and silence, observation and contemplation, a clear flow of changes, a smile in chasing emptiness.

And now a story:

“Some of his followers asked the bandit Che:”Is there a road (Tao) also for thieves? ” – “Eh, of course yes .. – Che replied – Holiness is to guess where a hidden treasure lies, Heroism is to enter the house first, Justice is to come out last, Wisdom is to distinguish the blow that can be attempted, Humanity means to be fair in dividing the spoils. There has never been a great thief in the world who has not manifested these qualities ”. (Chuang Tze)

Through the reflective abilities of the internal organ (antakharana) we are able to manifest psychophysical energies in response to those perceived outside of us. This correspondence is automatic and inevitable, it is a natural law. Thinking of escaping it is as absurd as thinking of changing the film while the film is being projected. But the internal attitude is important! In fact, the acceptance of one’s destiny dissolves the attachment to the useful and useless that pushes us into the cycle of rebirths.

In ignorance we identify with the characters and consider ourselves authors and managers of the game lived, with gain and loss, the truth is that our ego, the individual conscience, the person we embody, is only an image. The result of a distracted automatism and an illusory identification. We must understand this well if we do not want the mind to cheat us. We do not fall into the delirium of the separated ego, even if the consciousness that animates it is true right now and we are already equipped with the initial capital for that “self-knowledge” it is absurd and ridiculous to think of “obtaining it” – strictly speaking it is not possible. It is already fully manifest here and now and therefore cannot be prosecuted as obtaining anything else. If we feel attracted to this “knowledge” it must be said that there is no course or explanation or experiment that can transmit it, it can only be recognized (awakened) by “sympathy” in the moment of maturation. Since it is not an “achievement” we continue to “go on with the nose”.

“Simple actors, until separated, then, once the duality is overcome, it no longer matters …

The flower no longer has a name or form, it is only a unique and unrepeatable flower in the garden of Consciousness ”.

Paolo D’Arpini

 

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