L’ONU adotta la 67a Risoluzione di censura delle violazioni dei diritti umani in Iran 

 

Maryam Rajavi: È giunto il momento di ritenere i leader del regime responsabili dei continui crimini contro l’umanità come le uccisioni di massa durante la rivolta del novembre 2019 e il massacro dei prigionieri politici del 1988

La signora Maryam Rajavi, Presidente-eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran (CNRI), ha accolto con favore l’adozione della 67a Risoluzione delle Nazioni Unite che condanna le gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani in Iran.

I responsabili della maggior parte dei crimini ai quali si riferisce la Risoluzione sono le stesse persone che hanno trasformato la rivolta del novembre 2019 in un bagno di sangue, uccidendo almeno 1.500 persone, compresi molti giovani, ferendone 4.000 e arrestandone altre 12.000. Gli stessi dirigenti del regime che hanno perpetrato continuamente crimini contro l’umanità negli ultimi quattro decenni, in particolare il massacro di prigionieri politici del 1988 – ha detto la signora Rajavi.

La Risoluzione, adottata con 79 voti favorevoli, esprime seria preoccupazione “per la frequenza alta in modo allarmante dell’imposizione e dell’esecuzione della pena di morte, […] in violazione dei suoi obblighi internazionali, comprese le esecuzioni compiute contro persone sulla base di confessioni forzate o per reati che non si qualificano come i più gravi, compresi reati la cui definizione è eccessivamente ampia o vaga, in violazione del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici […] la continua imposizione della pena di morte contro i minori […] in violazione della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia”.

La Risoluzione esprime anche allarme per “l’uso diffuso e sistematico di arresti e detenzioni arbitrari […] l’uso della tortura per estorcere confessioni, come nei casi di Navid Afkari e di altri, e anche per casi di morte sospetta in custodia”, come per le violazioni di lunga data che coinvolgono la magistratura iraniana e le agenzie di sicurezza, comprese le sparizioni forzate e le esecuzioni extragiudiziali, e la soppressione del “diritto alla libertà di espressione e opinione, comprese le restrizioni diffuse all’accesso a Internet e nei contesti digitali, e del diritto alla libertà di associazione e riunione pacifica”, nonché per “molestie, intimidazioni e persecuzioni di oppositori politici, difensori dei diritti umani e tutte le forme di discriminazione e altre violazioni dei diritti umani contro donne e ragazze nella legge e nella pratica”.

La signora Rajavi ha osservato che, sebbene questa Risoluzione non affronti molti aspetti delle flagranti violazioni dei diritti umani in Iran, essa non lascia dubbi sul fatto che questo regime è oggi il principale violatore dei diritti umani al mondo, ha calpestato in modo flagrante i diritti fondamentali della nazione iraniana in tutti i suoi aspetti politici, sociali ed economici, e non è in alcun modo compatibile con il XXI secolo; deve quindi essere bandito dalla comunità mondiale. Ha aggiunto che l’impunità per i dirigenti criminali di questo regime dovrebbe finire e che tutti loro devono affrontare la giustizia per 40 anni di crimini contro l’umanità.

La presidente-eletta del CNRI ha evidenziato che, mentre è passato un anno dal massacro di manifestanti indifesi nel novembre 2019, i dirigenti criminali del regime, terrorizzati dalle ripercussioni nazionali e internazionali, continuano a rifiutarsi di fornire il numero preciso di persone uccise, ferite e arrestate, e stanno torturando brutalmente i detenuti in carceri medievali per fare pressioni su di loro affinché firmino confessioni e accettino di essere oggetto di interviste forzate. Questo orribile crimine e il massacro del 1988 di 30.000 prigionieri politici indifesi, in cui sono stati coinvolti gli ex e gli attuali dirigenti del regime, che continuano a difenderlo sfacciatamente, sono i casi più evidenti di crimini contro l’umanità. La mancanza di azione nei confronti di tali continui crimini è una cicatrice sulla coscienza dell’umanità. Per questo, un’indagine su questi due orribili omicidi di massa e il perseguimento dei responsabili sono il banco di prova per la comunità internazionale.

Segretariato del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran (CNRI)

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