Continenti sotto l’attacco del Covid 19, vale a dire dell’infinitamente piccolo, dappertutto ancora vincente, solo in Africa meno, dato che può questa vantare gioventù preponderante e inoltre avvalersi delle precedenti esperienze ostacolanti la diffusione di infezioni. Così, a tappeto sembrano essere le società tecnologicamente molto avanzate, quelle della sopravvalutazione di Tèchne, delle cose, proprio di quanto, imponendo il gioco dell’‘andare avanti’, toglie la libertà del procedere assaporando la vita con quell’assenza di stress e tristezza, che è felicità.
Ormai da tempo lontano le suddette società freneticamente senza bussola navigano ancor più in cupidigie, non volgono la mente al passato, con un gigantesco occhio vedono soltanto il presente poiché il futuro spaventa, e sono indifese e vulnerabili, nonostante sino a qualche anno fa si imponessero con ostentato ottimismo.
Appaiono pertanto prese totalmente da quelle passioni (paura, odio, invidia, ira…) da Baruch Spinoza definite “tristi”, che deprimono l’energia vitale e allontanano dalla comprensione delle cose. Ad esse non può essere contrapposta la “ratio”, è destinata a soccombere, dato che l’essere umano non è “razionante” ma “desiderante”, pertanto possono quelle passioni essere controllate solo con la sicurezza economica e politica. Maggiormente in questo tempo dominato dalla paura della morte incombente per il Covid 19 che non sappiamo quando e in che misura il vaccino potrà debellare.
Le spinoziane “passioni tristi” furono rivisitate nel 2004 da Miguel Benasayag e Gerard Schmit, in un tempo distante dalla pandemia ma non per questo non critico per essere già l’essere umano deprivato anche di quel pensiero che Joy Paul Guilford chiamava “divergente”, creatività e gioia di vita.
La crisi è con il Covid 19 di gran lunga sotto ogni aspetto cresciuta, con cupidigie vieppiù sfrenate da cui tutti si lasciano prendere, e altissime salgono le “passioni tristi” per ciò che il presente più non consente di godimento (massimo, di media portata o piccolo che fosse, ma pur sempre godimento era).
Si sono le fratture sociali potenziate, in ogni dove esplodono insurrezioni, mentre la falce di Atropo continua a seminare terrore: o virus o fame.
Non è di questo tempo di esplosione delle violenze la empatia, salvo sentirla per il soggetto che, come anche in passato è successo, si ritiene possa essere risolutore delle crisi. Non per tutti è lo stesso, lo rileviamo dagli eventi della storia, pure dagli ultimi accadimenti degli Stati Uniti: per milioni di statunitensi quel soggetto è il democratico Joe Biden, per altri milioni ancora il repubblicano Donald Trump che intanto non lascia la Withe House, nonostante i risultati. E si affilano le spade verbali e fake news imperversano a profusione. Contributo forte i social.
E riflettiamo su certi eventi della nostra Italia, su quel Referendum del 2 giugno 1946: Monarchia o Repubblica. Dubbi sulla vittoria della Repubblica, sulle schede bianche e sulle nulle, e tanti monarchici chiedevano di verificare. Ma Umberto II di Savoia che perdeva il trono, non un mandato presidenziale, volle gli animi pacificati, salutò quindi i fedelissimi e, come il documentario dell’Istituto Nazionale Luce mostra, percorse ancora pochi passi sul suolo italiano, salì sull’aereo, andò in esilio a Cascais. Preferì, senza esitazione, essere il Re di maggio, solo di un mese, riscattò così i demeriti dei Savoia ed ebbe la stima di tutti.
Ma torniamo al precedente discorso sulla nostra attualità, sulla situazione mondiale, difficilissima per quel che il Covid ha fortemente accentuato, sugli stati d’animo di un’umanità ancor più presa dalle “passioni tristi”, incerta e in pena.
Si cerca il “deux ex machina” che dipani e risolva: era, nella tragedia greca, soprattutto a partire da Euripide, la divinità che, nelle situazioni particolarmente intricate e senza via d’uscita, scendeva a rendere risolvibile l’irrisolvibile.
Da millenni sempre si è auspicato il personaggio risolutore dei problemi terreni, l’Altro, quello divino che l’amore annuncia e la pace come risoluzione, da sempre è rimasto inascoltato.
Così, per riferirci solo al “secolo breve”, negli anni di gravi difficoltà economiche e sociali, qua e là, in Europa e altrove, si è visto come “deus ex machina” chi affetto da narcisismo sfrenato ha poi portato in trionfo rovine e morte.
Ma non vogliamo essere distopici, vogliamo sperare che anche dall’esperienza del Covid 19 tutta l’Umanità si renda conto della stupidità dell’odio: “L’uomo –diceva Albert Einstein- ha scoperto la bomba atomica, però nessun topo al mondo costruirebbe una trappola per topi”.
Antonietta Benagiano