Continuano le bugie azere, anche di fronte alle evidenze.

 

L’Azerbaigian ha preparato da mesi una aggressione senza precedenti a danno della piccola repubblica armena de facto dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) che contava 150 mila abitanti contro i 10 milioni di abitanti dell’Azerbaigian; ha ingaggiato tramite la Turchia mercenari jihadisti dalla Siria, (le confessioni di alcuni di loro sono incontestabili); continua a bombardare senza tregua le postazioni civili e le infrastrutture come recentemente l’ospedale pediatrico di Stepanakert, anche con l’uso anche di armi proibite dalle convenzioni internazionali.

E continua a spargere bugie.

Da ultimo, l’assistente del Presidente della Repubblica dell’Azerbaigian, Capo del dipartimento di politica estera dell’amministrazione presidenziale, da queste colonne Hikmat Hajiyev rinnova il tentativo di coprire l’onta delle operazioni criminali messe in atto dal tandem dei due dittatori Ilham Aliyev e Recep Tayipp Erdogan.

Ci fanno sorridere (con molta amarezza) tali dichiarazioni perché, come da prassi consolidata, cerca di attribuire alla parte armena azioni e comportamenti ai quali è ricorso e continua a ricorrere  l’ Azerbaigian in  questi quaranta giorni di guerra.

Fake-news, disinformazione, manipolazione della realtà.

Basti pensare che gli unici giornalisti presenti sul fronte azero sono quelli locali e quelli turchi. Non vi è alcun reporter straniero sul campo.  I pochissimi che vi hanno accesso sono controllati a vista, internet è fuori uso in molte zone del Paese

Come se questo non bastasse anche le ricostruzioni falsificate presentate ai media locali e internazionali a volte scadono nel ridicolo con fotomontaggi da principiante e ricostruzioni improbabili dalla scena “del crimine”.

Ma veramente l’assistente del Presidente pensa di prendere in giro il mondo? I primi giorni l’opinione pubblica non era a conoscenza di quanto stesse accadendo nel Nagorno Karabakh, ma con il tempo e con l’invio di reporter e fotografi internazionali sul campo dalla parte armena,  la verità sta affiorando e il mondo sta conoscendo l’orrore compiuto dal regime azero, insieme a quello turco,  contro la popolazione pacifica del Nagorno Karabakh la cui unica colpa è quella di voler vivere in pace e in libertà.

E quando richiama all’accoglienza azera dell’Azerbaigian ripensiamo con orrore ai massacri compiuti negli ultimi tre decenni a danno di militari e civili; alle teste mozzate e portate in trofeo dai barbari soldati di Aliyev, ripensiamo alla decapitazione dell’ufficiale armeno Gurgen Margaryan “giustiziato” a Budapest durante un corso Nato dal collega azero Safarov poi insignito del titolo di “Eroe nazionale”, ripensiamo ai pogrom anti armeni di Sumgait, Kirovabad, Baku, a Shushi dove nel 1920 il quartiere armeno fu dato alle fiamme e 20.000 armeni trucidati o costretti a scappare (di qui la “purezza azera” della città).

Ripensiamo semplicemente a un giocatore di calcio, Mkhitaryan, che non ha potuto disputare una finale di Europa League a Baku solo perché armeno.

Ripensiamo a tutto questo mentre le bombe azere al fosforo bianco ricadono sui villaggi e sulle foreste dell’Artsakh.

L’Armenia vuole la pace, l’Azerbaigian la guerra.

Consiglio per la comunità armena di Roma

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