L’Ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian

L’Ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian in Italia ha ritenuto doveroso inviare una replica ai quotidiani Corriere della Sera e La Repubblica, in relazione al conflitto del Nagorno Karabakh tra Armenia ed Azerbaigian, alle interviste concesse dal premier armeno Nikol Pashinyan alle due testate e alle parole di Karegin II su La Repubblica.

Nella replica si legge:

“Leggere l’intervista del premier armeno Nikol Pashinyan è stato come entrare nel mondo delle fiabe. Avendo letto e ascoltato le sue interviste in questi giorni, come molti altri, mi pongo delle domande. Veramente lui non comprende quanto sia ridicolo? Non capisce che non viviamo nel Medioevo? Non percepisce che i lettori e gli spettatori dei principali media mondiali a cui si rivolge, non sono le stesse masse disperate e ingenue, stufe della situazione disastrosa del paese, che si sono riunite nella piazza centrale di Yerevan nel 2018 come ultima speranza e che, credendo nei racconti e nella bacchetta magica di Pashinyan, hanno rovesciato la giunta criminale-militare del clan Sarkisyan-Kocharyan? Non capisce che l’Azerbaigian non è un paese degli anni ’90, quando era sottoposto al blocco di informazioni senza poter dire la verità al mondo? Ma la domanda principale è se il popolo armeno non si vergogni di avere un tale leader, che imbarazza il suo popolo di fronte al mondo intero, con le sue assurde affermazioni e con il suo ridicolo modo di comunicare? Cioè, il popolo armeno ancora non ha capito che Pashinyan non ha la capacità di interagire con il mondo e forse è l’ultima persona capace di convincere il mondo delle falsità armene?

Ora passiamo dal mondo delle fiabe di Pashinyan al mondo della realtà.

L’errore storico dell’Armenia inizia nel 1988, quando ha avviato rivendicazioni territoriali contro l’Azerbaigian, e ciò ha portato successivamente all’occupazione del 20% del territorio azerbaigiano riconosciuto internazionalmente, alla pulizia etnica contro oltre 1 milione di azerbaigiani espulsi dalle proprie terre storiche, ai crimini di guerra e al genocidio di Khojaly contro i civili azerbaigiani. Se l’Armenia non avesse intrapreso questi passi contro l’Azerbaigian, oggi avremmo assistito a un quadro completamente diverso non solo in Armenia, ma nell’intero Caucaso meridionale, dal punto di vista della stabilità, cooperazione e sviluppo. Questa politica dell’Armenia ha portato al suo isolamento da tutti i progetti regionali, l’ha fatta diventare uno dei paesi più poveri, arretrati e indebitati del mondo, così come ha causato molti danni e tragedie sia al popolo armeno che a quello azerbaigiano. I documenti adottati da molte organizzazioni internazionali, comprese quattro risoluzioni del CS dell’Onu e le negoziazioni che si sono svolte da 30 anni, non hanno fatto sì che l’Armenia comprendesse la realtà e rinunciasse alla sua politica nei confronti dell’Azerbaigian.

L’ultimo anello della catena di errori è stato portare al potere Nikol Pashinyan, politicante senza nessuna esperienza nel sistema di stato. Pashinyan, che ha mentito al suo popolo per ottenere il potere e mantenerlo, sta mentendo ora a livello internazionale. Lo fa adesso per coprire i suoi fallimenti e incompetenza. In questi giorni, abbiamo assistito a massiccio attacco di falsità contro l’Azerbaigian dalla parte armena: dalla presenza dei misteriosi soldati turchi, fantasiosi mercenari jihadisti islamisti sul lato azerbaigiano fino alla schizofrenica affermazione che l’Armenia sia aggradita dal terrorismo islamico che la vuole distruggere e sia oggetto di un genocidio, per cui il mondo occidentale dovrebbe proteggere l’Armenia, che si proclama  “prima nazione ad adottare il Cristianesimo”. E’ evidente che le menzogne armene non hanno limite, ma la loro capacità di immaginazione è da invidiare! Non sarei sorpreso se le prossime accuse indicassero anche marziani in campo pronti a rapire gli armeni per portarli su Marte.

Ma non c’è nessuna prova, solo parole. C’è stato anche un Capo di Stato di un paese terzo, che nei primi giorni dopo il 27 settembre ha sostenuto queste false affermazioni della parte armena, ma ora non torna più su questo argomento, dopo averne capito la falsità. Tuttavia, la parte armena continua a far riferimento a questa persona, umiliandosi. Nelle mie numerose interviste nei giorni scorsi, ho smentito le accuse della parte armena, ma ho anche parlato del coinvolgimento nella parte armena di mercenari stranieri e del fatto che le fonti di finanziamento delle armi usate dall’esercito dell’Armenia siano sconosciute.

Il leadership armena deve vergognarsi per i crimini di guerra e per aver preso di mira la popolazione civile azerbaigiana, residente negli insediamenti molto lontani dalla zona di conflitto. Ciò dimostra che l’Armenia non vuole la pace e vuole continuare ad ogni costo l’occupazione delle terre azerbaigiane. La giustizia e il diritto internazionale sono dalla parte dell’Azerbaigian. Il mio paese ha un esercito forte che combatte nel suo territorio sovrano per liberarlo dall’occupazione militare perdurante da 30 anni.

Bisogna chiedere a Pashinyan, che supplica miseramente il mondo di riconoscere il regime illegale fantoccio, la così detta “repubblica del Nagorno-Karabakh” o “repubblica dell’Artsakh”, perché l’Armenia stessa non ha avuto il coraggio di riconoscerla. Questo regime illegale non è niente altro che una creatura dell’Armenia per mascherare la sua aggressione contro l’Azerbaigian e la pulizia etnica di oltre 1 milione di azerbaigiani. La pace nella regione può essere assicurata solo se le forze di occupazione dell’Armenia si ritireranno dai territori dell’Azerbaigian e gli azerbaigiani torneranno alle proprie case. Se Pashinyan non lo comprende, alla luce di quanto è accaduto nelle ultime settimane, il suo popolo può solo rimpiangere di averlo scelto come suo leader. Un leader che manda deliberatamente i propri cittadini a morire nella terra di un altro paese non è degno a guidare tale popolo.

Vivere nel Nagorno-Karabakh non è solo un diritto degli armeni, ma anche degli azerbaigiani, che vi sono stati espulsi con la forza e da 30 anni non possono tornare. Gli armeni del Nagorno-Karabakh sono cittadini dell’Azerbaigian. Siamo pronti a convivere con loro come sempre abbiamo fatto. Oggi, più di 30.000 armeni vivono in Azerbaigian, fuori dal Nagorno-Karabakh, e c’è una chiesa armena nel centro di Baku, insieme a molte altre chiese cattolica, ortodossa, evangelica, così come sinagoghe. Se Pashinyan non è d’accordo ed è anche così generoso, può predisporre un’area per quel regime fantoccio all’interno della stessa Armenia, che si è spopolata negli ultimi anni a causa della migrazione di quasi la metà della sua popolazione, determinata dalla situazione economica e sociale disastrosa; Pashinyan, se resterà al potere dopo questa vergognosa sconfitta, sicuramente potrà trovare in Armenia abbastanza spazio per creare un secondo stato armeno.

Vorrei concludere dicendo che se l’Armenia vuole vendere al mondo le operazioni di controffensiva dell’Azerbaigian per imporre all’Armenia la pace e liberare i suoi territori dagli occupanti, come un genocidio, come si dovrebbe chiamare quello causato dalla stessa Armenia nell’arco di 30 anni, quando hanno occupato militarmente i territori sovrani dell’Azerbaigian e hanno compiuto una pulizia etnica contro gli azerbaigiani che vi vivevano, di fronte al silenzio della comunità internazionale? Se oggi i messaggi ingannevoli della parte armena verranno accolti, sarà solo sinonimo di un ennesimo doppio standard.

Ci dispiace inoltre che alle parole di Pashinyan si aggiungano quelle di Karegin II, che come leader spirituale dovrebbe dire la verità, parlando in nome di Dio, ed invece accentua la disinformazione contro l’Azerbaigian ed istiga al conflitto.

Sperando di avere con queste parole contribuito a chiarire la questione,

Cordialmente,

Mammad Ahmadzada

Ambasciatore”

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