Intorno alle 02:00 di notte dell’11 ottobre, le forze armate dell’Armenia, facendo fuoco dal territorio dell’Armenia, hanno nuovamente preso d’assalto un palazzo residenziale plurifamiliare situato nella zona densamente popolata della città di Ganja, lontana 100 km dalla linea di fronte, seconda città più grande della Repubblica dell’Azerbaigian, che gode di un antica storia e numerosi monumenti culturali.
A seguito di tale crimine di guerra, commesso dalle forze armate dell’Armenia, 9 persone sono state uccise, 34 persone sono rimaste ferite all’interno delle abitazioni e sono state gravemente danneggiate numerose infrastrutture civili.
Vorrei sottolineare che le forze armate della Repubblica di Armenia, che da quasi 30 anni occupano il 20% dei territori riconosciuti a livello internazionale della Repubblica dell’Azerbaigian, sottopongono regolarmente ai lanci di missili e artiglieria pesante varie città, distretti, provincie e villaggi della Repubblica dell’Azerbaigian, uccidono persone civili e distruggono abitazioni, infrastrutture, scuole, asili e monumenti storici e culturali.
Nella notte tra il 26 e il 27 settembre, dopo un’operazione di mantenimento della pace avviata dall’Esercito dell’Azerbaigian contro la successiva provocazione delle forze armate dell’Armenia, dal territorio della Repubblica dell’Armenia sono stati lanciati missili balistici a una distanza di 100 chilometri dalla zona di combattimento della Repubblica dell’Azerbaigian, a seguito dei quali 41 civili sono stati uccisi e 205 persone sono rimaste ferite. Non accontendandosi di quanto fatto, le forze armate dell’Armenia hanno sottoposto all’attaco missilistico l’oleodotto Baku-Tbilisi-Jeyhan, che gioca un importante ruolo nella sicurezza energetica dell’Europa e la Centrale Idroelettirca di Mingachevir, che possiede una notevole importanza strategica per l’Azerbaigian e per i paesi della regione. Solo grazie alla vigilanza delle Forze di Difesa Aerea dell’Azerbaigian è stato possibile neutralizzare i missili balistici lanciati contro le strutture strategiche in questione e prevenire tragedie ambientali più grandi.
Vorrei ricordare che l’Esercito dell’Azerbaigian è stato costretto a lanciare un contrattaco per prevenire le continue provocazioni militari delle forze armate dell’Armenia, che continuavano senza tregua, per garantire la sicurezza della popolazione civile e per garantire l’integrità territoriale del paese. L’Armenia invece ha occupato i territori dell’Azerbaigian da ormai più di 27 anni, durante i quali ha violato i colloqui di pace mediati dai copresidenti del Gruppo di Minsk dell’OSCE e ha commesso innumerevoli provocazioni militari, al fine di continuare il confronto militare e di riaccendere il conflitto. Ad oggi, nessuna delle disposizioni delle risoluzioni 822, 853, 874 e 884 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che richiedono l’immediata e piena liberazione dei territori occupati dell’Azerbaigian da parte dell’Armenia e il ritorno degli sfollati interni alle loro case è stata attuata dal paese occupante. Più di 1 milione di cittadini azerbaigiani sfollati a causa dell’occupazione delle forze armate dell’Armenia vivono come sfollati interni da quasi 30 anni e stanno aspettando il giorno in cui torneranno nelle loro terre d’origine.
Nell’arco di questo periodo nessuna sanzione politica, economica o diplomatica è stata adottata nei confronti dell’Armenia e si è rimasti indifferenti a fatti come la continuazione dell’occupazione, l’avvio dell’insediamento illegale nei territori occupati dell’Azerbaigian e la trasformazione di questi territori in un centro di addestramento per i gruppi terroristici, luogo di coltivazione e contrabbando di sostanze stupefacenti e narcotici.
Oggi, i territori in cui le Forze Armate della Repubblica dell’Azerbaigian conducono le operazioni di controffensiva e antiterrorismo, sono i territori legittimi dell’Azerbaigian. Nell’ex regione del Nagorno-Karabakh dell’Azerbaigian, il cui status è stato abolito a seguito dell’occupazione, un tempo vivevano numerose comunità azerbaigiane, mentre i sette distretti adiacenti al Nagorno-Karabakh e occupati dall’Armenia erano abitati solo da azerbaigiani, che aspettano da anni il giorno in cui verrà posta fine all’occupazione.
Nell’arco di un periodo di quasi 30 anni l’Azerbaigian ha sempre nutrito speranze che il processo di negoziazione realizzato con la mediazione del Gruppo di Minsk dell’OSCE potesse dare un risultato e le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU venissero implementate. Ma queste speranze si sono spente. Perché non c’è stata nessuna pressione verso l’Armenia, che ha gettato sotto i piedi tutti i principi del diritto internazionale, nonché le regole d’oro della guerra, le disposizioni del Diritto Internazionale Umanitario e le convenzioni di Ginevra e dell’Aia. Gli stati e i centri di potere responsabili dell’attuazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite hanno equiparato l’occupante al paese che ha subito l’occupazione, hanno fornito le armi all’occupante e lo hanno appoggiato. Sono rimasti indifferenti nei confronti della tragedia di un milione di azerbaigiani.
Noi azerbaigiani non abbiamo puntato gli occhi sulla terra di nessuno, vogliamo solo che le nostre terre siano liberate dall’occupazione. L’occupante invece è l’aggressore Armenia che commette crimini di guerra, genocidio contro gli azerbaigiani, effettua la politica di pulizia, non bada al diritto e alla legge, appoggia il terrorismo a livello statale.
Prestate attenzione ai volti innocenti dei bambini rimossi dalle macerie dopo l’attacco di missili balistici a Ganja dal territorio dell’Armenia e confrontateli con le vittime dei crimini del genocidio commesso dalle unità militari dell’aggressore Armenia il 26 febbraio 1992 nel distretto di Khojaly dell’Azerbaigian… Come si assomigliano. Questo significa che le mani insanguinate che hanno commesso il genocidio di Khojaly sono all’opera e l’occupante Armenia, che è rimasta impunita per i crimini militari, non si è mai trasformata in una parte del mondo civile.
Oggi, i bambini immersi nel sangue a causa dell’esercito dell’Armenia invitano le persone che aspirano alla pace in Italia, paese che non perde mai il senso di giustizia e uno dei luoghi più sacri della cultura, a non restare indifferenti di fronte alle tragedie umane, che si verificano davanti agli occhi dell’umanità.
Onorevole Azer Karimli
Membro del Parlamento della Repubblica dell’Azerbaigian,
Presidente del Gruppo di Lavoro sulle relazioni Interparlamentari di Amicizia Azerbaigian-Italia nel Parlamento della Repubblica dell’Azerbaigian
Presidente della delegazione dell’Azerbaigian presso l’Assemblea Parlamentare EuroNest