Il dott. Antonio Morelli al Rotary Magna Grecia

 

Il magistrato che sussurrava ai poeti

Può la fredda dea bendata della giustizia deporre bilancino e spada per aprire gli occhi e appassionarsi  nientemeno che alla poesia e napoletana per giunta?

Che sia possibile lo ha dimostrato il dott. Antonio Morelli,  già giudice istruttore e poi presidente del Tribunale di Taranto, ospite del Rotary Club Taranto Magna Grecia come protagonista di una serata brillante  non sull’onda di codici e codicilli, ma sui quieti paesaggi della poesia – grande passione del nostro –  e in particolare sugli affascinanti e coloriti affreschi della poesia napoletana.

Presentato dal presidente del Rotary Taranto Magna Grecia, Fabio Ninfole, al vasto uditorio composto anche da presidenti e soci dei Club Rotary Taranto e Manduria, e di Club Lions, è stato lo stesso relatore a spiegare l’origine di questa passione: “Fu mio padre che mi insegnò ad amare Napoli sino a farmela diventare il luogo ideale del mio io spirituale”.  Una esperienza non unica, ma condivisa da tanti tarantini, visto che l’eredità culturale dell’appartenenza  al Regno delle Due Sicilie (e di Napoli prima) è ancora nel nostro Dna a partire dalla forte somiglianza delle lingue dialettali per non parlare dellala “napoletanità” dei tarantini Giovanni Paisiello e Mario Costa.

Così, l’amore per la poesia e l’amore per Napoli hanno portato ad approfondire questo straordinario campo con una scelta, da parte di Antonio Morelli, a dir poco coraggiosa: impegnare la memoria perché il valore di una poesia non si esaurisse nel sola lettura, ma diventasse “sangue” sempre circolante. E’ così che, per una sera,  il magistrato si è trasformato in fine dicitore declamando – senza un rigo da leggere – i versi di Eduardo De Filippo, Salvatore Di Giacomo, Rocco Galdieri e tanti altri. Una  inebriante cavalcata dall’ “addore d’’o ragù (con) maccarrune ‘e zite” di Galdieri , all’ “Ammore abbasato”, di Di Giacomo, dove la matura signora “ ‘onna Carme’” è “appassuliatella” come l’uva non raccolta al suo tempo, eppure  ancora più affascinante per lo spasimante; dal trittico di poesie d’amore sul ruolo degli occhi, della bocca e delle mani, sino all’immaginifico “Il colore delle parole” di Eduardo (titolo in italiano e testo in dialetto).

Al termine, dopo un lungo applauso e un’ovazione in piedi dei presenti, il presidente Ninfole ha donato all’ospite – il magistrato che sussurrava ai poeti –  il gagliardetto del Club e un pregevole libro su Taranto.

Antonio Biella

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