MERITO TACERE E METTERSI ALL’OPERA
Il merito va riconosciuto in base a un principio etico universale, sia se si tratta di un rapporto tra singoli (il non riconoscerlo è invidia con conseguente ingratitudine), sia se a trarre beneficio è la società, vale a dire quella “res publica” che, a quel che sostiene Cicerone, è da ritenersi espressione coincidente con “res populi”.
Il meritevole verso la società ha pertanto diritto alla giusta ricompensa, che può essere anche una forma di elogio con la conseguente riconferma nel ruolo già ricoperto, in quanto gli vengono così riconosciute capacità, qualità e impegno nell’operare.
Noi italiani, dotati, oltre a ‘pizza e simpatia’ che può da chi italiano non è esserci affibbiato a canzonatura, di ben altre qualità positive, siamo, però, affetti in genere da autolesionismo proprio riguardo a ciò per cui non dovremmo esserlo, e siamo inoltre portati a infliggere ad altri italiani, pure ai meritevoli, condanne anche attraverso insinuazioni forti, diciamo ‘all’acido muriatico’, per le quali molta parte hanno stampa, programmi televisivi e certi strumenti di comunicazione presenti in Internet, dove sono i toni alti a rimbalzare, soprattutto per la ricerca di notorietà, dietro cui si corre quasi a darsi consistenza: ùlulo, ergo sum!
Diciamo che in linea di massima non mancano motivi per condannarci: scarso rispetto per la nostra terra, del patrimonio naturale e artistico, per la nostra lingua, della cui correttezza e varietà gran parte degli italiani sembra ormai disinteressarsi. Ma, di certo, non si urla per questo
In ogni ambito noi non valorizziamo l’operato dei nostri connazionali, siamo quindi portati pure a gettare fuoco sulle capacità amministrative anche di coloro che con forte impegno cercano di superare le difficoltà, ancor più pesanti nel presente anno per effetto del Covid 19. Di solito facciamo, come suol dirsi, di tutte le erbe un fascio e ciò può essere spiegato con quella natura di noi italiani, ma anche col venir meno della fiducia per l’inganno dei tanti bei discorsi di quanti sono preposti. Discorsi che si rivelano poi privi di consistenza per le inefficienze e gli sprechi amministrativi nel mentre il popolo chiede, in primis, che si provveda a salute e lavoro.
Priorità difficilmente poste ad un’attenzione risolutiva, e ciò anche prima del Covid 19, come insegna, tra le tante situazioni, l’ex ILVA di Taranto, il cui problema la pandemia ha reso poi uguale in ogni dove.
Ma le erbe vanno distinte e gl’italiani hanno dimostrato di saper valorizzare il merito nelle recenti elezioni dei governatori regionali, per le quali è sembrata tornare la voglia di votare, la cui mancanza è, a detta di qualcuno, peggiore del togliere il diritto di voto.
Per Karl Popper, e non solo, al popolo, tramite il voto, deve essere concesso il diritto di licenziare i governanti, ma noi aggiungiamo che il popolo ha anche il dovere di riconoscere il merito di quei governanti che, nell’amministrare, hanno avuto come obiettivo solo il benessere del popolo.
Platone sosteneva che l’umanità potrà vedere la fine dei guai solo se il potere sarà detenuto dagli amanti della saggezza o, detta diversamente, se i detentori del potere diventeranno amanti della saggezza.
Per essere saggi amministratori basta, a nostro avviso, tacere e mettersi all’opera esclusivamente per il bene pubblico: ce ne sono e gli elettori li hanno, a buon diritto, premiati riconfermandoli governatori.
Saggio può essere considerato chi viene oggi appellato Doge Zaia, sin da giovanissima età educato, come egli stesso ha detto in una intervista, a quel “Taci e lavora” che lo ha strutturato al ben operare.
Antonietta Benagiano