La XVII Olimpiade: Roma 1960 (I)

Roma 24 settembre 2020 Pubblichiamo oggi un nuovo avvincente racconto storico narrato dall’arch. Livio Toschi, nella sua veste di storico della FIJLKAM. Buona lettura!

La mostra Lo Sport nella Storia e nell’Arte

Poiché quest’anno cade il 60° anniversario della XVII Olimpiade, disputata nella capitale dal 25 agosto all’11 settembre 1960, se ne stanno riesaminando da ogni angolazione i fatti, i protagonisti e gli impianti. Anche noi, naturalmente, vogliamo ricordare La Grande Olimpiade, che realizzò l’antico sogno del barone de Coubertin: «Desideravo Roma – aveva scritto – perché soltanto là […] l’Olimpismo avrebbe indossato la toga sontuosa, tessuta d’arte e di pensiero, di cui io, fino dal principio, volevo ammantarlo» (Mémoires Olympiques). E noi tratteremo proprio delle manifestazioni artistiche e culturali connesse a quei Giochi, un po’ trascurate nelle pur innumerevoli rievocazioni di questi mesi.

1.

La Grande Olimpiade venne inaugurata in un assolato pomeriggio d’agosto. Il Presidente della Repubblica – Giovanni Gronchi – aveva appena letto la rituale formula d’apertura davanti alle squadre schierate sul campo, che fece il suo ingresso nello Stadio Olimpico la bandiera con i cinque anelli, accolta da tre squilli dell’Inno del Sole, dall’Iris di Pietro Mascagni. Fu quindi lentamente innalzata sul pennone al suono del vecchio Inno Olimpico, composto nel 1896 dal greco Spiros Samaras (testo del poeta Kostis Palamas). Un volo di 7.200 colombi si librò nell’aria e tutte le campane di Roma suonarono a festa mentre l’ultimo tedoforo accendeva la fiamma nel tripode posto sugli spalti gremiti di folla: erano le 17 e 30’ del 25 agosto 1960. Il discobolo Adolfo Consolini, con voce rotta dall’emozione, lesse allora il giuramento olimpico stringendo nella mano sinistra un lembo del Tricolore. L’Inno di Mameli concluse la suggestiva cerimonia di apertura.

2.

Le manifestazioni artistiche e culturali dipendevano tutte dal Comitato per l’Arte, presieduto dal Prof. Arch. Guglielmo De Angelis d’Ossat, direttore generale delle Antichità e Belle Arti. Al segretario Romolo Passamonti, storico dello sport deceduto poco prima dell’inizio dei Giochi, subentrò l’archeologo Roberto Vighi, direttore di Villa d’Este e di Villa Adriana.
La più importante manifestazione del settore fu la mostra retrospettiva Lo Sport nella Storia e nell’Arte, allestita dall’architetto Franco Minissi al primo piano del Palazzo delle Scienze all’EUR. Diretta da Vighi (che ne curò anche il catalogo) per conto del Ministero della Pubblica Istruzione, la mostra venne inaugurata dal Presidente della Repubblica. Divisa in 28 sezioni, occupò 7.000 mq e raccolse oltre 2.300 opere (di cui un migliaio originali) provenienti da più di cento musei italiani e trenta biblioteche. Rimase aperta dal 14 luglio 1960 all’8 gennaio 1961.
Spiegava Vighi nella Premessa del catalogo:
«Scopo principale della Mostra è presentare a quanti converranno a Roma per i Giochi e a quanti si interessano di storia degli sport, un’abbondante messe di materiale iconografico e bibliografico d’ogni genere, in modo da offrir loro una visione più completa possibile dei diversi aspetti della vita sportiva in Italia dall’antichità alla fine del sec. XIX.
L’ordinamento segue il concetto di raggruppare le opere secondo i diversi generi sportivi affinché di ciascuno di essi possano chiaramente risultare i particolari, le varianti e l’evoluzione attraverso i tempi.
L’importanza che lo sport ebbe nell’antichità classica quale fonte d’ispirazione artistica è cosa universalmente nota. Il binomio “arte e sport” fu inscindibile al punto che non si poteva concepire il nascere e l’evolversi dell’arte senza la costante esperienza plastica, lineare e dinamica fornita all’artista dagli esercizi della palestra, dalle gare dello stadio, dai corpi stessi degli atleti».

3.

Oltre al catalogo il Comitato Organizzatore dei Giochi pubblicò un elegante volume, sempre a cura del Vighi, che raccoglieva 350 delle opere esposte alla mostra. Giulio Andreotti, quale presidente del Comitato, ne scrisse la Prefazione.
Al centro dello scalone d’onore del Palazzo delle Scienze fu collocato il modello della monumentale statua bronzea di Emilio Greco simboleggiante La Fiaccola Olimpica (alta 4,40 metri e poggiata su una base di 2 metri), nel 1960 posta all’esterno del Palazzo dello Sport e ora nell’atrio della sede del CONI al Foro Italico. I Mosaicisti Ravennati eseguirono le copie dei due famosi mosaici di Piazza Armerina che raffigurano la corsa di quadrighe nel Circo Massimo e le cosiddette “ragazze in bikini”. Plastici e diorami accrebbero l’effetto scenografico dell’esposizione, che riscosse un notevole successo di critica e di pubblico.
Le prime sezioni erano dedicate all’atletica leggera. Seguivano: calcio, ciclismo, sport invernali, nuoto, pesca, canottaggio, giochi di forza, lotta e pancrazio, pugilato, scherma, ludi gladiatori, venationes, caccia, tiro a segno, sport equestri, giostre e tornei. Concludevano la mostra 4 settori particolari: gli edifici sportivi dall’antichità al XIX secolo, le costruzioni per le moderne Olimpiadi, gli ex libris ispirati allo sport, gli artisti premiati ai concorsi d’arte olimpici dal 1912 al 1948.
Quella che più c’interessa è, ovviamente, la sezione XVI, riguardante la lotta e il pancrazio. Fu allestita, assieme alla sezione XVII sul pugilato, nel Salone d’Onore intitolato allo storico dello sport Romolo Passamonti, scomparso poco prima dell’inaugurazione dopo aver tanto contribuito alla preparazione dell’evento. Tra i pezzi originali esposti segnalo il bronzetto protosardo, proveniente dal Museo Archeologico di Cagliari, pubblicato sulla copertina del catalogo; i bronzi dei cosiddetti Lottatori di Ercolano, attribuiti a Lisippo o alla sua scuola (prestati dal Museo archeologico di Napoli); il gruppo marmoreo mutilo dei Lottatori di Ostia, rinvenuto nella Schola di Traiano. E poi, accanto a sculture in marmo e fusioni in bronzo, un considerevole numero di vasi, rilievi, mosaici, incisioni e pitture: una raccolta davvero interessante e, all’epoca, in buona parte ancora sconosciuta.
Una curiosità: ben 16 delle 93 opere in mostra nella sezione XVI raffiguravano la lotta tra Ercole e Anteo.

Didascalie:

In copertina: Gruppo mutilo in marmo bianco, dalla Schola di Traiano a Ostia (II-III secolo d.C.) – Museo Ostiense, Roma

1. Bronzetto nuragico proveniente da Uta, presso Cagliari (VIII-VII secolo a.C.) – Museo Archeologico Nazionale, Cagliari

2. Veduta parziale del Salone d’Onore della mostra, in cui si notano i bronzi dei due giovani lottatori rinvenuti nella Villa dei Papiri a Ercolano (IV secolo a.C.)

3. Ercole e Anteo, bronzo del Pollaiolo (1475) – Museo Nazionale del Bargello, Firenze

 

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