La rivendicazione, da parte del Ministero di Franceschini, del gruppo scultoreo ‘tarantino’ raffigurante Orfeo e le Sirene (IV sec. a.C.) esposto al “Getty Museum” di Los Angeles è scientemente rallentata, per non dire congelata, in attesa di sciogliere il nodo della restituzione dell’Atleta di Fano. E il paradosso è che ciò avviene, teste il MiBACT, “al fine di onorare i principi di leale e reciproca collaborazione ai quali gli accordi bi- e multi-laterali si ispirano”. Peccato che, con tutta evidenza, tali principi valgano solo per noi italiani. Mi piace pensare che sia Orfeo, appunto, e non un poeta ignoto, il giovane suonatore di cetra associato a due sirene che l’Italia rivendica come sua proprietà da almeno vent’anni: un gruppo scultoreo in terracotta policroma di straordinaria fattura ed eccezionale stato di conservazione che il museo statunitense asserisce avere acquistato dalla Zurigo Bank Leu, AG. nel 1976. L’origine magnogreca (verosimilmente tarantina) dei tre manufatti è certa, come certa è la loro esportazione illecita, provenendo dal mercato illegale dell’arte. Lo documentano, al di là di ogni dubbio, le polaroid sequestrate ad un famigerato “spoliatore” di siti archeologici e inserite nel suo catalogo delle proposte ai potenziali acquirenti, come testimoniato anche in un filmato trasmesso dalla trasmissione TV “Petrolio” a dicembre 2018. Date tali certezze, il gruppo era parte dei 52 capolavori, poi diventati 46, richiesti al “Getty” dal nostro Ministero Beni Culturali già dall’inizio degli anni 2000. Nel 2006 fu decisa la restituzione di 26 reperti su 46; dal 2007 ne sono rientrati altri, dei 20 ‘mancanti’, ma Orfeo e le Sirene restano tuttora a Los Angeles. Ho interrogato Franceschini, al riguardo, all’inizio di febbraio 2020 e ieri, in Commissione “Cultura”, la risposta del MiBACT ha attestato che recentemente il Comitato per il Recupero e la Restituzione dei beni culturali si è occupato del caso, prendendo atto delle certezze in verità già da lungo tempo acquisite. In considerazione, però, della delicata interlocuzione in corso in merito all’Atleta di Fano (per il quale si continua a non eseguire la sentenza di Cassazione di quasi due anni fa!), “il Comitato ha ritenuto di procedere alle rivendicazioni in modo progressivo”. Significa che la richiesta di restituzione resta in piedi ma senza convinzione, senza mordente, per evitare di indispettire ulteriormente l’interlocutore urtandone la sensibilità con le nostre (giuste) pretese. È proprio questo atteggiamento remissivo, però, purtroppo cifra ricorrente dell’attuale gestione, a prolungare oltre ogni limite di pazienza l’attesa del rientro di un capolavoro assoluto come l’Orfeo e le Sirene, possibile traduzione plastica della sfida che oppose lo straordinario cantore alle creature mitologiche allocate alle porte dell’Ade e che si credeva unissero il suono dei loro strumenti e il loro canto a quello dei parenti dei defunti, accompagnandone la discesa agli inferi, o, – perché no?-, allusione al ben più celebre episodio dell’ingresso di Orfeo stesso nel regno dei morti per ritrovare e riportare in vita l’amatissima Euridice, tema caro a tutta la cultura occidentale, celebrato e rinnovato ininterrottamente in letteratura, musica e nelle arti figurative.
Margherita Corrado (M5S Senato – Commissione Cultura)