Maryam Rajavi: Appello perché il regime iraniano sia chiamato a rispondere alla giustizia
Nel secondo giorno del Raduno Mondiale Iran Libero, domenica 19 luglio 2020, si è tenuta una conferenza internazionale online intitolata “Il massacro del 1988, un crimine contro l’umanità, rimane impunito 32 anni dopo”, nel 40° anniversario dell’istituzione del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran (CNRI) e nel 32° anniversario del massacro di 30.000 prigionieri politici. Ad Ashraf 3 ha partecipato Maryam Rajavi, presidente-eletta del CNRI. Numerosi avvocati e personaggi politici internazionali, nonché diversi membri del MEK che erano stati detenuti nelle carceri dei mullah e furono testimoni del massacro, hanno parlato durante l’evento.
Intervenendo alla conferenza, la signora Maryam Rajavi ha definito il massacro del 1988 “il più grande crimine impunito contro l’umanità”. Con la sua fatwa che sanciva il massacro del 1988, Khomeini intendeva annientare la generazione dell’OMPI/MEK, per garantire il proprio dominio, proprio come avevano fatto in Iran i Mongoli. Per questo motivo – ha detto Maryam Rajavi – fin dall’inizio, quando sono stati rivelati i dettagli di questo massacro, abbiamo chiesto il perseguimento dei mandanti e degli autori di questo grande crimine contro l’umanità.
La signora Rajavi ha affermato che il CNRI è stato fondato per impedire a chiunque di usurpare l’esito della sofferenza e dei sacrifici dei martiri, come accaduto durante la rivoluzione anti-monarchica nel 1979, e per garantire un futuro democratico all’Iran. Diamo uno sguardo ai piani e alle risoluzioni del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran e per il governo di transizione, che sono stati adottati a partire da oltre quarant’anni fa. Essi davvero risplendono e sono stati confermati nel tempo – ha aggiunto. Il piano prevede:
• Il suffragio universale e il rispetto del voto delle persone, con la dichiarazione che il regime fascista religioso dei mullah non può essere modificato, è incapace di fare riforme ed è persino incapace di negoziare.
• Il Piano di Pace, una politica di pace e un movimento pacifista contro la belligeranza di Khomeini, e il Piano per l’autonomia delle minoranze etniche nel quadro dell’unità e dell’integrità territoriale dell’Iran.
• Il Piano sulla Separazione tra Religione e Stato e il Piano sulle Libertà e sui Diritti delle Donne.
La signora Rajavi ha aggiunto: Negli ultimi 40 anni, il regime ha costantemente e regolarmente dichiarato che l’OMPI/MEK e la Resistenza iraniana sono il suo principale nemico e la sua prima linea rossa. Per quattro decenni, il regime clericale ha compiuto ogni sforzo, con campagne di demonizzazione, esecuzioni, massacri e terrorismo, per distruggere questa alternativa, che è ciò che deve esistere. Ha cercato di convincere il mondo che non esiste alternativa a questo regime e che il mondo deve andare d’accordo con i mullah. E quando non è riuscito a distruggere l’OMPI/MEK e il Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran (CNRI), afferma che l’OMPI/MEK e il CNRI sono peggiori del regime e quindi, di nuovo, il mondo deve soccombere ad esso.
La presidente-eletta del CNRI ha osservato che la scorsa settimana il ministro della Sanità del regime iraniano ha citato un rapporto dei suoi colleghi di sicurezza e intelligence che dice: “La gente ricorre a proteste e rivolte per la povertà e la miseria […] Tutte le forze di sicurezza, di intelligence e militari […] devono pensare a come prevenire un’altra sollevazione”. Non è senza ragione che il regime sta dirigendo la sua campagna di demonizzazione contro l’OMPI/MEK e la Resistenza iraniana. Le questione in gioco in Iran è la Resistenza per la libertà, per il suffragio popolare universale e per una repubblica sovrana al posto del dominio dei mullah e della dittatura religiosa. Per 40 anni, i mullah hanno crocifisso brutalmente l’OMPI/MEK e la Resistenza iraniana, ogni giorno con la raffica delle loro menzogne e accuse infondate, proprio come hanno ucciso e torturato il nostro popolo e distrutto barbaramente l’Iran.
La signora Rajavi ha affermato che il piano per formare il Fronte Nazionale di Solidarietà per rovesciare la tirannia religiosa dei mullah stabilisce che chiunque aspiri a una repubblica e ad un sistema politico democratico basato sulla separazione tra religione e Stato è indubbiamente con noi. Il piano per il Fronte Nazionale di Solidarietà è ignorato proprio da coloro che hanno costruito un ponte verso lo scià o verso i mullah. Quindi, siamo di fronte a gruppi e individui che sono o con il regime clericale o sono loro alleati di fatto, o sono in qualche modo allineati con il regime e si muovono nella stessa direzione. Sono allineati per quanto riguarda le sanzioni e i progetti nucleari e missilistici, o l’attivazione del meccanismo di ripresa delle sanzioni nelle sei risoluzioni sospese del Consiglio di Sicurezza dell’ONU contro il regime, o sulla designazione terroristica del Corpo della Guardia Rivoluzionaria Islamica (IRGC), oppure nel caso di Qassem Soleimani e degli interventi del regime in Siria, Libano e Yemen. Sono d’accordo e allineati al regime su tutte queste questioni, e quindi contro il CNRI e il MEK. Dall’altra parte, ci sono quelli che hanno resistito a questo regime e sono, quindi, con noi o si muovono nella stessa direzione della Resistenza iraniana. Questa è la demarcazione primaria, più significativa e più grande in Iran oggi.
Sono intervenuti alla conferenza personalità politiche e giuristi di spicco come la baronessa Boothroyd, ex presidente della Camera dei Comuni, Amb. Giulio Terzi, ex ministro degli Esteri italiano, Saleh Al-Qallab, ex ministro dell’Informazione giordano, Geoffrey Robertson, avvocato per i diritti umani, il professor Alan Dershowitz, eminente avvocato statunitense per i diritti civili, Ingrid Betancourt, ex senatrice e candidata presidenziale colombiana, l’ambasciatore Lincoln Bloomfield, ex assistente del Segretario di Stato degli Stati Uniti per gli affari politico-militari, Ken Blackwell, già ambasciatore degli Stati Uniti presso la Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, Sir Geoffrey Bindman, rappresentante della Commissione Internazionale di Giuristi sulle missioni per i diritti umani, Henri Leclerc, celebre avvocato francese e presidente onorario della Lega per i Diritti Umani, Lucio Malan, membro del Senato italiano vicepresidente onorario del partito Forza Italia, Renata Polverini, membro della Camera dei Deputati italiana ed ex presidente della Regione Lazio, Alejo Vidal Quadras, ex vicepresidente del Parlamento Europeo, Struan Stevenson, ex presidente della delegazione del Parlamento Europeo per le relazioni con l’Iraq, Tahar Boumedra, ex capo dell’Ufficio dei diritti umani dell’ UNAMI, Steve McCabe, deputato, Els Van Hoof, presidente della Commissione Affari Esteri del Parlamento belga, il senatore canadese Leo Housakos, Taissir Tamimi, ex giudice capo islamico dell’Autorità Nazionale Palestinese e Lars Rise, presidente del Comitato Amici di un Iran Libero in Norvegia.
Segretariato del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran (CNRI)