IL PUNTO n. 773  del   3  luglio   2020 di MARCO ZACCHERA

Sommario: MES – FOLLIE DA VIRUS – BONUS ALL’ EX FIAT – INTANTO A SEATTLE – CANNABIS LIBERA?  – FELTRI – LIBRO SU DONNA RACHELE

IL MES

Essere pro o contro il MES non è come tifare per una squadra di calcio, ma piuttosto ragionare prendendo atto della gravità della realtà italiana. E’ è un peccato che troppi si siano esposti dichiarando “Mai il MES !” e non abbiano ora il coraggio di eventualmente tornare indietro.

I fondi del MES sono (sarebbero) purtroppo essenziali per l’Italia, ma quelle che continuano a non essere chiare sono piuttosto le condizioni per accedervi ed è su queste che si dovrebbe finalmente e seriamente discutere.

Il problema è che l’Italia è appesa al filo della BCE che in queste settimane sta acquistando “quintalate” di titoli di stato italiani e – senza questi acquisti della Banca Centrale Europea – saremmo al crollo generale. In questo senso il MES può  essere un aiuto alternativo e prezioso.

Certo che se poi i soldi fossero gettati via in ospedali fantasma o sprechi nella sanità come in mille casi è avvenuto nel passato allora sarebbe un suicidio.

Il dramma vero è  però anche l’incoscienza di Conte, un premier che continua a rimandare, tergiversare, mediare, posporre viste le liti nel suo governo: se la casa brucia ogni ritardo nell ’intervenire è un delitto e invece – pur di rimanere in piedi – Conte gigioneggia, mentre la situazione precipita. MA VOGLIAMO RENDERCENE CONTO, FINALMENTE?

FOLLIE DA VIRUS

Sono sempre più sconcertato dal comportamento degli “scienziati” che sul virus si insultano a vicenda, sul fatto che l’Italia stia precipitando tra un rinvio politico e l’altro, ma la cosa non sembra interessare mentre anche l’Europa si allinea alla demagogia.

Ultima follia europea: la riapertura delle frontiere a 15 stati extra UE.

Potranno entrare nell’area Schengen i visitatori provenienti da alcuni paesi nordafricani, dal Ruanda (chissà perché), Canada, Uruguay, Thailandia, Corea, Giappone e Australia. No agli USA, quindi, ma SI ALLA CINA se in condizioni di reciprocità.

Alla base della decisione ci stanno i dati forniti dalle autorità nazionali al OMS, di indici di contagio e «affidabilità» del sistema sanitario di un dato Paese.

Un criterio, questo, molto «politico» perché se un paese fornisce dati non veri (come presumibilmente da tempo sta facendo la Cina) può comunque così diventare “affidabile”. L’ andamento della epidemia, le frottole contate all’OMS e la sua inter dipendenza da Pechino, la discriminazione verso Taiwan, l’impossibilità di effettive verifiche in Cina, l’uso distorto del virus a vantaggio del regime cinese evidentemente all’Europa non hanno ancora insegnato nulla.

Dunque “cinesi welcome”: ma siamo proprio rincoglioniti !!??

AIUTI ALL’ EX  FIAT

Via libera del ministero dell’Economia alla garanzia pubblica sull’ 80 per cento del prestito da 6,3 MILIARDI (miliardi, non milioni !) di euro accordato da Intesa Sanpaolo alle attività italiane del gruppo Fca. «E un’operazione di sistema con la quale si punta a preservare e rafforzare la filiera dell’automobile in Italia e a rilanciare gli investimenti, l’innovazione e l’occupazione in un settore strategico per il futuro economico e industriale del Paese», sostiene il ministro dell’Economia.

Prendo atto: a) che mentre le medie e grandi aziende italiane faticano come non mai – anche con Intesa Sanpaolo – ad accedere alle garanzie ministeriali l’ex Fiat con sede in Olanda è riuscita ad avere il tutto in pochi giorni b) I beneficiari sostengono che con questi fondi aiuteranno imprese italiane, però intanto la sede la tengono all’estero e nessuno li spinge a riportarle in Italia per pagarci le imposte c) E’ vero che la “filiera” dell’automobile è imponente, ma allora lo è anche quella di molte altre e diverse attività e le auto Fiat rappresentano solo una piccola parte del mercato automobilistico italiano.

Ragioniamo di singole aziende: l’ex Fiat in Italia ha ora circa 60.000 dipendenti (altri dicono 30.000, a seconda se si considerano o meno i suoi marchi secondari) ma anche considerano il primo caso 6,3 miliardi significano più di 100.000 euro A TESTA per ogni dipendente (addirittura 200.000 euro A TESTA secondo la versione più restrittiva). DOMANDONA: ma quante aziende italiane mai percepiranno GARANTITI ALL’80% DALLO STATO crediti di 100.000 euro per ogni dipendente?

Fate i conti sulla vostra azienda od attività e pensate a quante imprese – italiane al 100% con sede fiscale in Italia e operanti in ogni settore, magari in gran parte tecnologiche o operative per per l’esportazione –  si potevano in alternativa finanziare con questa mega-somma.

Se un libero professionista, un dipendente in cassa integrazione di un’azienda normale  “vale” meno di mille euro al mese perché un dipendente Fiat deve “valerne” CENTO VOLTE DI PIU?

Non sto sostenendo che l’intervento sia sbagliato, ma questi sono i veri temi strategici da “Stati Generali” e non le troppe chiacchiere autoreferenziate, tanto più che il gruppo Fiat 20 anni fa aveva più del doppio dei dipendenti in Italia (122.000) rispetto ad oggi e che questi dipendenti rappresentano ora meno del 25% del gruppo Fca (la cui maggioranza fa capo a Exor, la holding estera che controlla di tutto, anche testate come il giornale Repubblica).

IN QUESTI ANNI FIAT HA DISINVESTITO IN ITALIA NONOSTANTE UNA MAREA DI AIUTI DI STATO RICEVUTI NEI DECENNI SCORSI.

Tra l’altro il prestito di Intesa ha una durata di 33 mesi e il tasso d’interesse che pagherà Fca, e che comprende il costo della garanzia pubblica stabilito dal Decreto Liquidità, non è stato neppure rivelato. Fca Italia (beneficiaria ufficiale) non pagherà dividendi agli azionisti (se ne avrà), ma potrà comunque farlo Fca/Exor perché la sede è fuori Italia. Il portafoglio degli Agnelli, quindi, è assicurato.

Nel complesso tutto questo vi sembra trasparente? A me no, proprio per niente.

Sul prossimo “IL PUNTO” pubblicherò  una serie di riflessione proprio su queste incongruità fiscali che uccidono la politica europea (e l’economia italiana) creando disparità ed ingiustizie.

ANTIRAZZISMO IN USA, MA A SEATTLE …

Attenti alle parole: è un soffio passare per razzista, “suprematista bianco”, asociale ed ovviamente “fascista”. Nella forsennata campagna anti-Trump e con i media italiani schierati all’unisono contro il presidente, negli USA è in corso una demonizzazione forzata di tutto ciò che sia (o si presume) “razzista” con abbattimento di monumenti, cambio di bandiere, crociate afroamericane ecc.ecc.

Con la sapiente regia del partito democratico che spera così di portare al voto i neri e vincere le elezioni tutto fa brodo pur di attaccare Trump.

Pochi però hanno notato cosa stia succedendo a Seattle dove – ma chissà perché i media italiani non ne parlano – un intero quartiere è stato “rivendicato” e “conquistato” dagli “antirazzisti” e che le autorità hanno di fatto ceduto a questi “buoni cittadini.”  Un quartiere “police free” per l’avvento di un mondo “peace & love” ma dove in pochi giorni un ragazzo è morto ammazzato, un altro è gravissimo e sono avvenute quattro sparatorie nella “zona autogestita”. Eppure quest’area doveva dimostrare che senza i poliziotti cattivi si poteva avere una società “libera dai condizionamenti razziali”.

La «chop zone» era stata istituita l’otto giugno scorso sulla scia delle proteste per la morte dell’afroamericano George Floyd, avvenuta a Minneapolis. L’area, denominata anche Chaz (Capitol Hill autonomous zone) comprende alcuni blocchi di edifici i cui ingressi sono presidiati dai manifestanti legati al movimento Black Lives Matter. L’area è animata da iniziative culturali, spettacoli, iniziative di ispirazione anticolonialista e antirazzista. All’interno della Chop si trovava anche un distretto di polizia la cui sede è stata però chiusa e abbandonata dagli agenti.

I risultati sono stati subito visibili….

CHI SI FUMA IL CERVELLO

Si riaccende il dibattito sulla legalizzazione della cannabis in occasione della presentazione del Libro Bianco sulle Droghe che ha messo in evidenza come il ‘proibizionismo’ in Italia costerebbe (ma io non ci credo) 20 miliardi di euro in mancate entrate per lo Stato che potrebbe vendere invece la droga direttamente  in tabaccheria.

Prendo atto che questa ipotesi è pari a VENTI VOLTE i fondi destinati per mettere in sicurezza le scuole italiane, ma mi sembrano numeri decisamente strampalati. Mentre i radicali coltivano per provocazione piantine davanti a Montecitorio non poteva mancare l’ok dei 5 Stelle con Di Battista scatenato e che sostiene che liberalizzare la cannabis produrrà un aumento del Pil tra 1,20% e il 2,34%.    Mi piacerebbe sapere cosa ne pensano i lettori.

ORDINE DEI GIORNALISTI – FELTRI

Vittorio Feltri se ne è andato dimettendosi dall’ Ordine dei Giornalisti dopo l’ennesimo richiamo non per quello che scrive ma perché è “ispiratore” di quello che scrive il quotidiano cui Feltri collabora.

Il punto non sono le ovvie responsabilità personale di chi eventualmente scriva falsità ma il “senso unico” politico  che l’ Ordine dei Giornalisti ha sempre tenuto ovviamente coprendo la sinistra e martellando in testa a chi non la pensa con la vulgata progressista.

Parlo anche per esperienza personale: l’ Ordine dei Giornalisti cui sono iscritto da 44 anni anche nei miei confronti ha più volte tenuto una vergognosa vera e propria discriminazione faziosa.

Esprimo quindi totale solidarietà personale a Vittorio feltri.

LIBRO SU DONNA RACHELE

Organizzato dall’Associazione Culturale “CULTURA E TRADIZIONE” , VENERDI’ 10 LUGLIO ALLE ORE 21,00 PRESSO UNA SALA DELL’ALBERGO  BELVEDERE di VERBANIA PALLANZA (sul lungolago, davanti all’imbarcadero) verrà presentato il volume “ DONNA RACHELE, MIA NONNA ” dall’autrice Edda Negri Mussolini. Seguirà un dibattito che avrò il piacere di moderare personalmente .

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Il mio sito www.marcozacchera.it è stato recentemente  rinnovato e arricchito di informazioni, articoli e notizie: dategli un’occhiata!

Grazie a chi mi invia indirizzi di amici e conoscenti per allargare l’indirizzario degli invii de IL PUNTO.

      BUONA SETTIMANA  A   TUTTI                                MARCO ZACCHERA

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