IL PUNTO n. 770  del 12 giugno  2020 di MARCO ZACCHERA

Sommario: INGINOCCHIATI IN AULA – GIRO D’ITALIA

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IN GINOCCHIO LA DEMAGOGIA

Vedere Laura Boldrini ed altri deputati del PD inginocchiarsi in aula alla Camera  per ricordare il nero George Floyd mi ha scoprire a quanto possa arrivare la demagogia.

Parliamoci chiaro e senza peli sulla lingua: l’episodio del poliziotto di Minneapolis che ne ha causato la morte soffocandolo è inaudito e indegno: l’assassino sia processato e condannato duramente, come i suoi colleghi che non sono intervenuti.

Questo per fare chiarezza totale, ma da lì in poi è ora di aprire gli occhi e parlarsi chiaro. Innanzitutto quei poliziotti erano di una città e non “federali” e quindi Trump non c’entra nulla, ma semmai ne è responsabile il sindaco di Minneapolis che – ma guarda! – è Jacob Frey, un rampante esponente democratico e non un repubblicano, così come il sindaco di New York dove pure ci sono state tante altre violenze.

Guarda caso è di colore anche il capo della polizia di Minneapolis, Medaria Arradondo, e – a sottolineare che l’episodio non aveva particolari connotazioni razziali – andrebbe anche ricordato che George Floyd aveva piuttosto precedenti per rapina a mano armata aggravata.

Il problema è che i democratici – a corto di idee e di voti per novembre – prima avevano attaccato Trump sul coronavirus accusandolo di tutto. Poi, quando hanno visto che il presidente ha contenuto i danni economici dell’epidemia, dovevano trovare assolutamente un altro “caso” e l’episodio di Minneapolis andava a pennello per mobilitare i neri al voto di novembre pur sapendo di scatenare altra violenza.

In America ci sono moltissimi problemi razziali e sociali, la strumentalizzazione è facile, così come la demagogia. Sul caso è montata per giorni una violenza incredibile con danneggiamenti, morti, feriti, saccheggi, assalti che non c’entravano nulla con l’episodio iniziale, ma creati ad arte per far montare il caso.

Violenze che hanno semmai acuito le diversità, gli odi razziali, la radicalizzazione di parte  culminata con la presenza del candidato democratico Joe Biden ai funerali “privati” della vittima, giusto per non farsi notare…

Non potevano quindi mancare all’appuntamento i sinistri nostrani, quelli che parlano sempre di “strumentalizzazione” se a delinquere è un immigrato e che certo non si sono mai  inginocchiati per un poliziotto assassinato, italiano o americano che sia.

Eppure – purtroppo – di poliziotti innocenti ne sono morti tanti.

GIRO D’ITALIA

Riaperte le gabbie ho dovuto correre per una settimana in giro per l’Italia e l’ho ritrovata più triste, spaventata, incerta.

Possiamo anche riderci sopra: c’è chi tiene la mascherina e chi no, chi ha paura e chi invece fa lo spavaldo ma – soprattutto – non c’è un hotel, un ristorante, un bar o un esercizio commerciale dove le norme vengano applicate – ma soprattutto vissute – in modo univoco.

Siete mai stati al ristorante dopo il 3 giugno? Avete notato se e come l’olio per l’insalata ve lo abbiano portato in tavola? E’ un micro-esempio tra chi ha optato per le bustine in plastica monouso (davvero con olio extravergine ?!) oppure con il cameriere che non molla la bottiglia perchè l’olio te lo versa assolutamente solo lui, passando da chi va avanti alla moda vecchia o a chi invece l’insalata la serve  già condita e  sotto cellophane, in arrivo direttamente dalla cucina.

Stesso destino per i piatti di portata (monoporzioni o comuni per più commensali?) che hanno sollecitato la fantasia dei più. Come dividere in due una fiorentina se non siete “congiunti” o una spigola di un chilo? E non parliamo poi delle colazioni la mattina in albergo, orfane dei buffet e che finiscono tragicamente tra bicchieri di plastica, merendine monouso con stop agli affettati per la gioia dei vegani e soprattutto dei suini italiani ed esteri. Crollano così i risotti “minimo due porzioni” e – sparito da tavola il parmigiano grattugiato –  in generale è una corsa culinaria al ribasso e alla mortificazione dei sensi.

Poi c’è il report dei 14 giorni 14: ti chiedono cognome e nome con la data di nascita, oppure no: meglio solo il codice fiscale. Nell’incertezza lascia anche il telefono, in alternativa takeaway e scappi (pagando, però!) mentre qualcuno ti propone un’agenda da compilare (ma così leggi chi c’è seduto all’altro tavolo, come la mettiamo con la privacy?). Allora meglio solo un foglietto… ma la penna con uso in comune sarà sterilizzata?

In un moltiplicarsi di disinfettanti – a pedale, monouso, a piantana, automatici o manuali – l’impressione è che si punti soprattutto alla facciata più che alla sostanza tra plexiglass, cartelli, scritte a volontà e tante mascherine: bianche, verdi, nere, tricolori, griffate, personalizzate, con o senza valvola.

E’ un’Italia divisa anche per età: superi in autostrada l’anziano che da solo guida la sua Panda rigorosamente con mascherina (anche se nell’abitacolo è solo) passando alla “movida” serale di chi del virus se ne frega.

Ma fin qui abbiamo scherzato: poi c’è la realtà.

Ho percorso Ponte Vecchio a Firenze spettrale e squallido in pieno giorno con le sue botteghe chiuse e gironzolato in una Roma desolatamente semideserta già in prima serata. L’Italia turistica è quella più profondamente in crisi, triste e preoccupata, con gli operatori che temono come ancora non ci sia resi conto – al vertice – di quanto peserà questa voce sulla minor ricchezza di tutti e non solo per le boutique deserte dell’alta moda, ma anche per tutti quei negozi che hanno sì riaperto, ma non battono un chiodo.

Se poi incroci qualcuno che il virus l’ha subito – di solito da asintomatico o con  sintomi molto lievi – è costante la litania dei disservizi, di tamponi persi o non fatti, di tempi buttati via senza  un protocollo serio che valesse  per tutti.

Mentre ingialliscono ovunque gli arcobaleno dell’ “andrà tutto bene” si moltiplicano i dubbi sul futuro economico di un Paese spaccato tra “garantiti” e non.

C’è invidia per i dipendenti pubblici dallo stipendio sicuro rispetto a disoccupati, lavoratori autonomi e tante partite IVA che devono già prepararsi a pagare IMU e tasse varie senza aver incassato niente: un mugugno generale che non promette niente di buono.

Anche perché soldi ne sono arrivati poco nonostante tante (troppe) promesse e vedremo l’utilità di questi “Stati Generali” che per ora sembrano soprattutto l’ennesimo show di Conte & C.

      BUONA SETTIMANA  A   TUTTI                             MARCO ZACCHERA

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