LE DEMOCRAZIE MINATE ? – L’UNICA CERTEZZA: LO SMARRIMENTO DELLE CERTEZZE

“… Su entrambe le sponde dell’Atlantico risorgono lo statalismo, l’interventismo e il populismo con un impeto che fa pensare a un cambio di modello lontano dalla democrazia liberale e dall’economia di mercato.” E’ questa l’affermazione del premio Nobel Vargas Llosa, su cui molti intellettuali stano ragionando.

 

Ormai tutti i Paesi europei, ma anche gli Stati Uniti si stanno gradualmente avviano verso le riaperture.

Ora che la fase di quarantena è in via conclusiva emergono le indiscrezioni sulla gestione dell’emergenza e l’UE denuncia le campagne di disinformazione su Covid-19 in alcuni Paesi europei.

Proprio a proposito del tema “informazione” sarebbe interessante notare come l’emergenza è stata vissuta e come le notizie sono state trasmesse, in particolare nei due epicentri dopo la Cina, Lombardia e New York.

Un clima di tensione e quasi apocalittico si è presentato generalmente in tutta Italia per tutta l’infinita durata della quarantena. I telegiornali mostravano le immagini catastrofiche dei militari, che nella città di Bergamo, trasportavano le bare. Un bombardamento di notizie 24 ore su 24, su Covid-19, ha giocato un ruolo chiave nell’incutere ansie e pressioni. Attività fisica all’aperto proibita, multa di 400 euro all’uscita di casa se non per fare la spesa o per ragioni mediche. Inoltre l’autocertificazione per motivare l’allontanamento da casa, durante la fase 1, era obbligatoria. Nei supermercati non era permesso entrare per più di 5 persone per volta. La protezione civile passava per le strade con i megafoni, per raccomandare di rimanere chiusi in casa. Le strade erano deserte, quasi si fosse tornati all’epoca della guerra.

Mentre una New York realmente “spopolata”, è stata mostrata al mondo nelle primissime settimane di quarantena. Gradualmente, soprattutto nei giorni soleggiati, molti tendevano a uscire per lunghe passeggiate. Comunque il consiglio era quello di rimanere a casa e le espressioni ovunque riportate erano “stay safe and healthy”; i cartelli del distanziamento sociale erano posti all’ingresso dei supermercati, mentre ristoranti, scuole e uffici rimanevano chiusi; la mascherina era obbligatoria, ma il tutto avveniva in un clima relativamente più disteso rispetto all’Italia. Rimanevano permessi i mercati e l’attività fisica all’aperto e non esistevano multe o autocertificazioni. Insomma la quarantena era una responsabilità civile più che un’imposizione.

La reazione media italiana alle immagini di una New York, comunque in minimo movimento, era quella di sdegno. Difficile capacitarsi di queste scelte per un cittadino italiano che ha vissuto la quarantena attenendosi le regole italiane. Che alla base ci siano un capo e un sistema di governo con approcci radicalmente diversi è sicuramente una motivazione. Che si possa essere d’accordo con una gestione del lockdown più americana o italiana, non è questo il punto. Quello su cui varrebbe la pena porre l’accento riguarda proprio il modo in cui le informazioni sono state raccontate.

Ma prima di trarre le conclusioni, è necessario considerare che questa situazione si colloca all’interno di un ben preciso quadro internazionale. E con uno sguardo al passato, sottolineare che ormai da tempo, la realtà liberale, che eravamo abituati a vivere, è entrata in crisi, a causa dell’emergere di nuovi attori internazionali (BRICS). Protagonista assoluta dei nuovi scenari mondiali, è la Cina, un paese socialista guidato da un unico partito, il Partito Comunista Cinese. Il Paese si basa su concetti politici ed economici diversi; in effetti la Repubblica Popolare Cinese privatizza una consistente parte delle industrie di proprietà dello Stato (socialismo di mercato).

Come è ormai noto, Pechino da diversi anni, mira alla sua egemonia nel mondo globalizzato, che sino ad oggi si è fondato sul ruolo centrale di Washington. Tra i due paesi è in corso una competizione, tanto da portare molti a parlare di “nuova guerra fredda”.

Questo sta generando tensioni nelle relazioni internazionali. Ecco quindi che il Coronavirus sembrerebbe essere un catalizzatore, lo spartiacque che evidenzia la frattura che già da tempo si stava annusando.

A porsi il problema sulla crisi dell’economia di mercato unita alla crisi delle democrazie, ci ha pensato il premio Nobel, Vargas Llosa, che nel suo manifesto, firmato da tanti altri intellettuali nel mondo, ha esposto la sua teoria. Il manifesto è stato pubblicato sul sito della Fundación Internacional para la Libertad (FIL).

Secondo Llosa la pandemia sta diventando un pretesto per l’autoritarismo in vari paesi.

La pandemia di Covid-19 ha provocato una gran quantità di contagi e morte in tutto il mondo, ma secondo i firmatari, “molti governi adottano misure che restringono libertà e diritti di base”, “in vari paesi impera un confinamento con minime eccezioni, l’impossibilità di lavorare e produrre, e la manipolazione informativa.” “Alcuni governi hanno individuato un’opportunità per arrogarsi un potere smisurato: hanno sospeso lo Stato di diritto e, persino, la democrazia rappresentativa e il sistema giudiziario. Per esempio nelle dittature di Venezuela, Cuba e Nicaragua la pandemia serve come pretesto per aumentare la persecuzione politica e l’oppressione”. In Spagna e in Argentina si cerca di “utilizzare le dure circostanze per accaparrare prerogative politiche e economiche che in un altro contesto la cittadinanza gli rifiuterebbero risolutamente”.

Che anche la democrazia italiana sia minata attraverso la manipolazione informativa?

Secondo l’UE, la pandemia “è anche infodemia; è accompagnata da un’enorme ondata di disinformazione”, e Vera Jourova aggiunge “l’Italia è tra i paesi che sono stati più colpiti. A Bruxelles è stata denunciata la disinformazione che “danneggia la credibilità delle democrazie e i cittadini”. E le fonti di Russia e Cina sono le più citate.

È Giorgia Meloni che, tempo fa, in Parlamento ha criticato il Presidente Conte di aver esautorato il parlamento nelle trattative con l’Unione Europea e di aver “rinviato le elezioni, sospeso le libertà personali, tracciato la vita e i movimenti delle persone”, sostenendo che “in Italia non si può fare più niente perché c’è l’emergenza”.

Ad aggravare questa situazione, con l’inizio della fase 2, sono i ritardi nella consegna della cassa integrazione a generare le prime manifestazioni da parte degli imprenditori. Ad inorridire, e ad espandere il malcontento a macchia d’olio, è stata la manifestazione a Milano da parte di alcuni ristoratori, che avrebbero ricevuto una multa di 400 euro l’uno per aver manifestato, nonostante le regole del distanziamento sociale fossero state rispettate. Con il passare delle settimane, le manifestazioni aumentano anche da parte di altre categorie di lavoratori in varie città italiane, da Nord a Sud. E Nicola Porro, giornalista e conduttore televisivo italiano, parla di “morti economici del governo”, in effetti sono stati chiusi circa 90mila bar e ristoranti. Altri giornalisti e politici nel ruolo di opinionisti, nelle varie trasmissioni televisive, parlano di “mancette” da parte del governo per “tenere buoni gli italiani”; in particolare il riferimento è al bonus di 500 euro alle famiglie per andare in vacanza questa estate o al bonus monopattino per raggiungere il posto di lavoro.

Il 2 Giugno, in occasione della Festa della Repubblica, si raggiunge il culmine del malcontento, con la grande manifestazione a Roma, dove non solo la destra ha manifestato all’unisono, ma anche il Partito Comunista.

Fratture interne che si collocano nelle crepe sempre più grandi del sistema internazionale.

Ma non è tutto, c’è da considerare che da settimane il mondo si interroga sulla questione della seconda ondata. Il Professor Zangrillo dell’ IRCCS Ospedale San Raffaele, insieme al virologo e divulgatore scientifico Guido Silvestri, sembrano concordare sulla ritirata del virus, almeno in Italia; ma della stessa opinione non è invece il governo italiano, insieme all’Organizzazione Mondiale della Sanità, che invece avvertono, e raccomandano di non abbassare la guardia, perché la seconda ondata di ottobre potrebbe essere dietro l’angolo.

Insomma un 2020 in cui l’unica certezza è lo smarrimento delle certezze.

Intanto in Italia il populismo sembra crescere ogni giorno. E se davvero le  democrazie per cui i nostri avi hanno duramente lottato stessero entrando in crisi? Secondo il manifesto, “su entrambe le sponde dell’Atlantico risorgono lo statalismo, l’interventismo e il populismo con un impeto che fa pensare a un cambio di modello lontano dalla democrazia liberale e dall’economia di mercato.”

Interroghiamoci.

Alessandra Loiero

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