VOGLIAMO MORIRE  SUBITO DOPO AVER DISTRUTTO L’ITALIA ?    O  VOGLIAMO VIVERE PER RIMODELLARLA  UMANAMENTE ?

Vengo subissato di telefonate da parte di personaggi di un certo spessore politico-culturale, ma anche di alto spessore clericale. La domanda che mi fanno è sempre questa : “ Ce la faremo o moriamo tutti ?”.

Io non ho la sfera di cristallo, come non ce l’ha Giuseppe Conte e neanche la scienza medica che, da mesi, sta navigando a vista, sia pur avvalendosi degli ultimi dati scientifici in suo possesso, come ha detto ieri sera lo scienziato Ranieri Guerra durante la trasmissione “Otto e mezzo”.

Non avendo la risposta che piacerebbe a tutti, ne ho però un’altra che non può non ricongiungersi alla speranza che va sostenuta con forza dagli uomini seri e corretti  che l’Italia ancora possiede in questo  drammatico momento.  Ragionare in maniera diversa  sarebbe da stupidi ed irresponsabili, almeno a mio parere.

Ce la faremo ?

Potremmo  farcela solo se certi politici da strapazzo non continuassero a mettere ostacoli che non consentono a chi ci governa di disegnare velocemente un quadro d’insieme dal quale partire con obiettivi nazionali univoci, vale a dire senza quei contrasti che sin qui hanno e stanno caratterizzando Stato-Regioni ed anche Comuni, ritardando aiuti e soluzioni, oltre a boicottare il funzionamento statale.

E’ chiaro che dall’oggi al domani il tempo non è sufficiente per materializzare ciò che si è stabilito in sede governativa, ma è altrettanto certo che, chi ci governa, mai come in questo momento, avulso da ogni ambiguità di interesse politico, si sta prodigando  nell’interesse, in primis della fasce sociali,  in contestualità operativa a quello delle imprese.  Oggi chi protesta in maniera incivile ed illegale, pur capendo da parte mia la nervosa situazione, avrebbe protestato comunque per sua indole personale anche se le cose fossero andate diversamente. Siatene certi che, chi ne ha diritto, riceverà le risorse promesse dal governo, così come, per coloro che non le riceveranno, ciò potrebbe essere imputato a situazioni pregresse che, secondo me, funzionario di banca nazionale, non avrebbero comunque facilitato eventuali erogazioni: insomma, aziende trite e ritrite, magari sull’orlo del fallimento, non possono inserirsi pretestualmente, motivando il coronavirus,  in una situazione che comunque non giocava anche prima a loro favore. Ergo, anche le banche devono andar caute, seppur garantite dallo Stato o UE.   Insomma, sarebbe come se, lo scrivente, ormai sul lastrico per incapacità imprenditoriale, gioisse perché con la scusa del virus, può raddrizzare l’azienda che, stante detta incapacità imprenditoriale, poi fallirebbe subito come stava accadendo prima della pandemia. E ciò, non appena incassati i quattrini… Ma l’uomo della strada, o il povero imprenditore, anche serio, possono capire queste cose ?  Sarà difficile, ma essi dovrebbero diventar consapevoli che chi strumentalizza lentezze, non erogazioni di liquidità, ripresa tardiva dell’apertura delle aziende senza pensare alla salute dei lavoratori altro non può essere se non uno scellerato o addirittura delinquente, come ha detto ieri sera il giornalista Andrea Scansi su La7.

A questo punto non c’è che la speranza molto concreta dalla nostra parte, realtà questa che, al di là della fede religiosa, ove la classe medica non continui a spaventare ulteriormente la gente che non è addentro ai problemi scientifici,  ci darà la forza per arrivare ad una veloce, seppur adeguatamente controllata,  nuova normalità. E questo giorno non sarà lontano, purché non  si metta di mezzo l’ignoranza che, in questi ultimi due anni, lasciando da parte i tre decenni precedenti, ha fatto il pieno.

ARNALDO DE PORTI

(Belluno-Feltre)

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