IL PUNTO n. 764 del 1 maggio  2020 di MARCO ZACCHERA ( marco.zacchera@libero.it )

AI LETTORI:

Segnalo che il mio sito www.marcozacchera.it è stato rinnovato e arricchito di informazioni, articoli e notizie: dategli un’occhiata…e grazie per eventuali suggerimenti!

Con l’occasione ringrazio anche chi mi invia indirizzi di amici e conoscenti per allargare l’indirizzario degli invii de IL PUNTO. Se ritenete che queste note siano interessanti,  perchè siano più incisive l’unica è raggiungere un sempre maggior numero di lettori: dipende anche da voi!

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Sommario: SCIACALLI A NAPOLI – DITECI LA VERITA’ – INVIDIARE GLI SVIZZERI? – ANNIVERSARI E RICORDI – IL PANE – LA  STORIA A TELEVCO

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EROI E SCIACALLI

Poco spazio sui media per onorare Pasquale Apicella, il poliziotto rimasto ucciso a Napoli tre giorni fa inseguendo un auto di banditi, quattro rom che avevano appena tentato di rapinare  un  bancomat. Apicella (37 anni, due figli, il secondo di appena quattro mesi) non avrà neppure un funerale decente, mentre su di lui pesano anche gli insulti ignobili poi apparsi sui social: “Ogni tanto una gioia” oppure “Io i poliziotti li odierò per sempre”. Quanta tristezza…

CORONAVIRUS: DITECI LA VERITA’ !

Sono sempre più deluso, preoccupato ed arrabbiato: le settimane passano tra un mare di chiacchiere e intanto l’Italia fallisce.  Conte parla a reti unificate senza dire praticamente nulla e “gli scienziati” – che non rischiano un’unghia del proprio reddito – giustificano il rinvio delle aperture, insensibili verso la realtà di un Paese dove la maggior parte delle persone non ha ancora capito verso quale disastro siamo diretti.

Soprattutto ci contano delle gran balle.con numeri quotidiani ingestibili se non si fanno  tamponi e test statistici a tappeto. Intanto per esempio pochi sanno che – a fronte di 12.352 decessi a marzo per il coronavirus – l’anno scorso (fonte ISTAT) c’erano stati 15.189  morti in Italia per polmoniti (16.220 nel 2018) che quest’anno non ne risultano praticamente più: come si spiega?

Questo solo per dire che i numeri si girano come si vogliono, ma intanto un fatto inequivocabile e vero è che a 60 giorni dall’inizio della pandemia le aziende italiane dai 2 ai 499 dipendenti NON HANNO ANCORA VISTO UN EURO  e per i finanziamenti fino a 25.000 euro risultano a ieri accettate (non liquidate!) 28.500 pratiche su centinaia di migliaia in giacenza.

Avete notato il balletto sul MES durato settimane con  tutto che  poi torna in silenzio dopo la affermata (da Conte) “impensabile grande vittoria in Europa”? Balle, il silenzio è per non far ricordare il voltafaccia 5Stelle ai loro elettori e salvare il governo, MA I SOLDI “VERI” NON CI SONO, E’ TUTTA UNA MANOVRA A DEBITO e intanto il nostro debito pubblico sta in piedi perché solo la Banca Centrale Europea sta comprando (per fortuna) quintalate di miliardi di titoli di stato italiani e si spera nel MES, mentre la platea delle chiusure incombe.

Tranquilli, comunque, non arriverà la troika alla greca ma solo “Una vigilanza rafforzata” da parte di Bruxelles: le parole sono tutto, non conta mai la sostanza.

Questo mi brucia: oltre al quotidiano bollettino sanitario delle ore 18 servirebbe un onesto “bollettino economico” di come si stia procedendo: dicano quanti finanziamenti siano liquidati al giorno, se non si vergognano…

Perché gli “scienziati” parlano, tanto loro non rischiano: “Se si aprisse subito potremmo arrivare a 151.000 ricoverati in terapia intensiva” ci dicono, ma non ci spiegano  PERCHE’ proprio quel numero, ma se lo dice Conte lo riprendono i media e allora tutto diventa vero.

Intanto lo stesso Premier si precipita a Genova ad inaugurare “l’innalzamento dell’ultima campata del ponte” – ennesima passerella per un’opera pubblica che sulla pelle di 40 persone ha già goduto di una decina di festeggiamenti parziali – e intorno a lui si notava in TV una gran ressa di gente. Conte ha parlato (senza mascherina!) dei soliti futuri, immancabili destini. Tutto in evidente spregio ai decreti ma Lui può, noi no: perfino le Messe ci sono vietate!

Atteggiamenti assurdi, così come nessuno sembra rendersi conto che sono stati superati tutti i limiti costituzionali, ma è “per l’emergenza” e allora va bene così. Sfugge il particolare  che nessuno ha eletto Conte, così come gli scienziati, i comitati, gli esperti che di fatto dirigono l’Italia. Se questo atteggiamento fosse stato tenuto da un governo di centro-destra sarebbero saliti ululati di lesa maestà costituzionale.

Ma intanto il parlamento è esautorato, la colpa è delle regioni e tanto il prode presidente Mattarella,  firma sempre tutto.

Restano però aperte tutte le domande drammatiche, vere, mai neppure sfiorate da mille (inutili) dibattiti. Per esempio chi controlla i conti della Protezione Civile o come si spendono milioni di euro “per l’emergenza”, oppure perché siamo così indietro con tamponi e controlli.

Insisto:  se in una qualsiasi attività si osservano le prescrizioni e le distanze perchè non si può e non si deve ricominciare a lavorare? Ditemi perché deve star chiuso chi vende mobili, oppure un orefice, un avvocato, una sarta, una pasticceria (però i dolci al supermercato e in panetteria puoi comprarli). I “Comitati tecnici” di Conte sono ben lontani dalla praticità dei problemi ed è ora che insorgano con più forza tutte le associazioni di categoria che purtroppo non vengono ascoltate.

E se tutti – ovviamente muniti di mascherine ed osservando le distanze – dal 4 maggio semplicemente ci ribellassimo alle imposizioni e cominciassimo a muoverci e a lavorare liberamente? Sarebbe davvero una criminale sfida allo Stato ? Direi semplicemente un rifiuto a quei suoi rappresentanti (neppure eletti!) che a due mesi dall’inizio del caos dimostrano – e ogni giorno confermano – di non essere all’altezza della situazione.

IMPARIAMO DAI VICINI SVIZZERI

In Svizzera il virus ha percentualmente più infettati che in Italia, la situazione è molto seria eppure con un testo di sole 4 (quattro) pagine lo “Stato Maggiore Cantonale del Ticino” consente la riapertura di alberghi, ristoranti, bar, negozi, mense, saune ecc. e spiega in maniera precisa come agire e le sanzioni a chi sgarra.

In lingua italiana semplice semplice (e gli italiani siamo noi!) diventa chiaro cosa fare, cosa non fare, come sistemare e sanificare cucine, sale da pranzo, ambienti, negozi, impianti di condizionamento. Non solo, si spiega bene come organizzarsi se si manifesta un cliente malato, chi chiamare, che misure prendere.

In calce perfino tutti i “numeri utili” cantonali: dall’ambulanza all’ufficio informazioni, mentre comunque gli imprenditori svizzeri hanno ricevuto settimanalmente le provvidenze cantonali e confederali direttamente sul proprio conto corrente, in proporzione ai giorni di chiusura e ai redditi dichiarati l’anno precedente.

Leggendo quelle righe mi sono sentito un verme: viviamo sulle rive dello stesso lago Maggiore, parliamo lo stesso dialetto con migliaia di frontalieri che giornalmente sono tornati a passare il confine.  Insomma siamo un pò “cugini” (o “congiunti” ? Per carità, lasciamo perdere), ma mentre sulla sponda svizzera si riapre gli operatori turistici italiani non sanno neppure se, come e quando riapriranno.

Intanto – tra moduli, dichiarazioni, autocertificazioni, decreti, ordinanze, DPCM, circolari e interpretazioni – siamo a migliaia di pagine, tra decine di sconclusionate conferenze stampa. E’ dura – almeno per questo – non invidiare le quattro paginette degli svizzeri.

ONORE ED ODIO: IL 25 APRILE CONTINUA

Doverose “eccezioni” alle norme di spostamento per festeggiare il 25 Aprile? Ovvio, altrimenti l’ANPI che ci stava a fare? Anzi, il deputato locale del PD Enrico Borghi ha addirittura annunciato con grande fragore di stampa un clamoroso gesto di “disobbedienza civile” partecipando comunque alla locale manifestazione partigiana alla quale – a norma di decreto – non avrebbe dovuto esserci. “Un gesto eroico” (ovviamente non sanzionato) come ha ironizzato Damiano Colombo, determinato consigliere FdI di Verbania. Eppure anche questi giorni sono serviti per l’ennesimo esempio di discriminazione.

Pochi ricordano che il 29 aprile 1975, moriva a Milano dopo 45 giorni agonia SERGIO RAMELLI, un ragazzo diciassettenne preso a sprangate in testa da delinquenti di estrema sinistra.

Ogni anno l’anniversario della sua morte è occasione per ricordare i 31 dimenticati ragazzi di destra morti in quegli “anni di piombo”. Ovviamente quest’anno nessuna manifestazione, ma è stata comunque deposta una corona sul luogo del massacro.

Prontamente la Digos ha provveduto a sanzionare con 280 euro di multa le 3 (tre!) persone  che hanno deposto la corona (più il fotografo che li accompagnava) per violazione al divieto di uscire di casa, come scrive tutta soddisfatta l’ovviamente iperdemocratica “Repubblica”.

Ma come si fa a non vedere in questi atteggiamenti il perpetuarsi triste di una discriminazione assurda, a volte davvero odiosa?

In quegli anni lontani non ho mai picchiato nessuno, ma quante volte – come tanti altri – ho rischiato le botte per le mie idee…Ricordo soprattutto quando ad Arona solo il tettuccio della mia A112 evitò che una spranga di ferro mi spaccasse la testa.

Anni lontani e dimenticati, sconosciuti ai ragazzi di oggi, ma che io ricordo con orgoglio nel rispetto per tutti. Eppure l’Italia ufficiale fa ancora delle discriminazioni profonde, brutte per un paese civile.

LA LEZIONE DEL PANE

Come tanti altri cerco di dare una piccola mano al prossimo, in queste settimane tribolate, recapitando viveri e pacchi a persone in difficoltà.

Mi hanno assegnato anche una famiglia che vive nelle case popolari del più povero quartiere della città. Lei è una vedova marocchina rimasta sola anni fa con due figli, una bimba vivacissima e un maschietto con gravi problemi di salute. Ieri, mentre stavo depositando la spesa fuori dalla porta, ha aperto e mi ha voluto assolutamente regalare un pane. Un pane arabo, schiacciato e ancora caldo di forno, con la piccola che saltellando intorno cinguettava: “La mamma dice che vuole dire grazie”.

Pane e sale, dalla notte dei tempi è il benvenuto di pace al viandante che passa.

LA STORIA A TELE VCO

Segnalo che proseguono ogni martedì alle 13.30 i miei appuntamenti con la Storia a Tele VCO – AZZURRA TV (canale 19, oppure in streaming www.televcoazzurra.it). Le lezioni vengono replicate per tutto il pomeriggio – sempre di martedì – al minuto 0.30 fino alle ore 18.30. Sono una sintesi delle mie conferenze all’ UNITRE  di Arona e – questa settimana – verranno ricordate le cause e le per il passaggio del novarese, nel 1743, dal Ducato di Milano al Piemonte a seguito del trattato di Worms.

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                                           MARCO ZACCHERA

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