Coronavirus guai se passa agli animali

Roma – Cosa significa fare un salto di specie? Oltre ai pipistrelli, anche altri animali potrebbero trovare chiavi di accesso nelle cellule umane? Le acque di scarico possono essere ‘spia’ di un focolaio epidemico? È trascurabile l’ipotesi del virus uscito dal laboratorio di Wuhan? A queste e ad altre domande ha risposto la biologa Barbara Gallavotti, divulgatrice scientifica e autrice di ‘Superquark’, nel corso di un’intervista rilasciata via Skype all’agenzia Dire.

– L’unica certezza che abbiamo finora e’ che il Coronavirus e’ emerso dall’ambiente naturale. Ma cosa significa, in parole semplici, fare un salto di specie? Non e’ un fatto inedito, ma per la scienza e’ considerata una rarita’…

‘È una rarita’ fino ad un certo punto. È successo con moltissimi agenti infettivi, anzi – spiega Gallavotti – probabilmente la gran parte degli agenti infettivi con cui abbiamo a che fare adesso sono emersi proprio dall’ambiente naturale. Pensiamo all’HIV: si pensa che abbia fatto il suo salto di specie addirittura nel 1959, poi purtroppo ce ne siamo accorti soltanto negli anni Ottanta, quando ormai il contagio era molto diffuso. Ma hanno fatto il salto di specie anche l’Ebola e la SARS e tutte le influenze lo fanno normalmente. In tempi molto remoti, probabilmente, lo hanno fatto anche altre malattie come il morbillo. Cosa vuol dire questo? Che un agente infettivo, che normalmente si trova nel corpo di un animale, accumula delle mutazioni che gli permettono di passare agli esseri umani. A volte passa agli esseri in forma relativamente innocua e avviene nei primi contagi, nelle prime trasmissioni da uno di noi agli altri, che diventi per cosi’ dire ‘cattivo’. Altre volte invece si incattivisce direttamente nel corpo di un animale e in quel caso noi purtroppo abbiamo una

riserva nell’ambiente selvatico da cui quel virus puo’ sempre

ritornare’.

– Oltre ai pipistrelli, altri animali potrebbero trovare chiavi di accesso in cellule umane che fino a prima li avevano respinti? Ci sono gia’ ricerche su futuri animali ospiti, per non farsi trovare impreparati?

Puo’ essere effettivamente che questo virus, che e’ nato nei pipistrelli, abbia attraversato altre specie prima di giungere a noi, adattandosi quindi anche ad altre specie – spiega la biologa – Ma non sappiamo, come dicevo, a che punto di questo percorso e’ diventato tanto pericoloso. E poi, come purtroppo ha imparato a contagiare noi, puo’ imparare a contagiare anche altri animali. Alcuni studi indicano che il nuovo Coronavirus puo’ infettare cani, gatti, furetti (e gatti e furetti piu’ facilmente dei cani). Ora, al momento questo non rappresenta un vero problema per noi; certo, se noi siamo

contagiosi dobbiamo stare attenti se trascorriamo del tempo con

il nostro animale a non infettarlo, perche’ questo contatto

ravvicinato tra noi e il nostro animale potrebbe trasmettere il

virus. Ma dobbiamo tenere alta la guardia, perche’ questi virus

come abbiamo visto mutano, quindi se in un futuro si trovassero

particolarmente bene nel corpo di animali che sono molto vicini a

noi questo rappresenterebbe un ulteriore problema’.

– Oltre la meta’ delle famiglie italiane, secondo il Censis, ospita almeno un animale da compagnia. E, anche se molto raramente, il Coronavirus puo’ trasmettersi dall’uomo agli animali. Nelle case serve il distanziamento sociale anche con cani, gatti e furetti?

‘Intanto nessuno di noi ha rapporti stretti con i furetti, immagino- risponde sorridendo la biologa – quindi il problema sono i cani e i gatti. Pero’ tutte le indicazioni dicono, credo anche l’Istituto superiore di Sanita’ e i Centri per il controllo delle malattie americane, che quello che puo’ accadere e’ che se noi siamo ammalati e stiamo a stretto contatto con i nostri animali possiamo passargli il virus. Quindi si consiglia alle persone malate, che stanno facendo una degenza a casa, di non stare troppo vicini ai loro animali’.

Viceversa, prosegue Gallavotti, ‘non c’e’ nessuna indicazione che animali che vanno all’esterno possano poi ammalarsi, contagiarsi e poi contagiare i proprietari. Questo perche’, per un animale che va all’esterno, manca quello stretto contatto continuato con una persona infetta che sembra essere assolutamente necessario perche’ l’animale stesso possa contrarre il virus. Non bisogna quindi preoccuparsi al momento, a meno che il virus non muti in un futuro, del fatto che se noi siamo sani il nostro animale da compagnia che non frequenta strettamente persone infette possa infettare noi’.

– Da uno studio dell’ISS condotto a Roma e Milano e’ emerso che il materiale genetico del virus Sars-Cov-2 puo’ essere trovato nelle acque di scarico, permettendo cosi’ di usare questo tipo di campionamenti come ‘spia’ della presenza di un focolaio epidemico. Qual e’ il suo commento?

‘Le acque di scarico sono una fonte interessantissima di informazioni. Abbiamo visto nel passato che e’ possibile rilevare concentrazioni piccolissime per esempio di sostanze stupefacenti e capire qual e’ la circolazione di una sostanza stupefacente in una certa citta’. Non stupisce per questo che vi si possano trovare anche tracce di materiale genetico del virus. Questo ovviamente non vuol dire che questo possa rappresentare una fonte di contagio importante, anche perche’ per fortuna le nostre citta’ dispongono di ottimi sistemi fognari’.

– L’ipotesi del virus uscito dal laboratorio di Wuhan e’ stata formulata da ambienti vicini a Trump. La vicenda e’ stata ricostruita anche dal ‘Washington Post’, secondo cui nel 2018 diplomatici americani, visitando il laboratorio cinese, avrebbero rilevato problemi di sicurezza e che il personale non era abbastanza preparato per trattate microbi pericolosi… Secondo lei e’ trascurabile questo episodio?

‘Si tratta di voci e di sospetti. Intanto tutta questa inadeguatezza del laboratorio cinese non sembra essere stata rilevata da nessun altro

visitatore straniero. Non si capisce perche’ quel laboratorio, che comunque e’ il principale laboratorio di biosicurezza cinese, non avrebbe dovuto o potuto rispettare gli standard necessari, considerando che la Cina non e’ certo un Paese che risparmia sulla ricerca. Sono voci che non parlano peraltro neanche della possibile emergenza di un virus in laboratorio, ma che dicono

solo che forse quel laboratorio non era tanto sicuro, non motivandolo piu’ di tanto. Personalmente penso che, dato che abbiamo evidenze fortissime che quel virus e’ emerso nei pipistrelli, perche’ assomiglia moltissimo a un virus analogo che si trova nei pipistrelli, non capisco perche’ dobbiamo cercare spiegazioni che non hanno particolare fondamento’.

– Gallavotti, cambiamo argomento: lei e’ giornalista, biologa,

autrice di trasmissioni di grande successo come ‘Superquark’ e

‘Ulisse’. È anche consigliera per il coordinamento scientifico

del Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di

Milano, scrive libri, ha vinto premi… Moltissimi italiani la stanno apprezzando soprattutto per il suo modo semplice e chiaro di spiegare questioni complesse: ma come si arriva ad essere cosi’ preparate? Quanta passione c’e’ dietro?

‘Sono biologa di formazione, pero’ mi sono anche molto interessata della comunicazione della fisica – risponde la biologa alla Dire – sono

stata responsabile della comunicazione dell’Istituto nazionale di

Fisica Nucleare, quello che poi ha contribuito alla scoperta del

bosone di Higgs, chiamata poi la ‘particella di Dio’. Tornando alla sua domanda, penso che ci vogliano due caratteristiche: un grande amore per la scienza e un grande amore per le parole e il racconto. Credo in ogni caso di aver avuto l’enorme fortuna di incontrare dei grandissimi maestri, questo ha fatto davvero la differenza’.

– Nei comitati tecnico-scientifici messi in piedi dalle istituzioni per l’emergenza Coronavirus non ci sono donne. Ma e’ possibile che non si trovino anche competenze femminili da mettere in campo? Peraltro, ricordiamolo, in Italia il virus e’ stato isolato da un team di sole donne dell’Istituto Spallanzani di Roma…

‘Non dubito che le competenze femminili ci siano, del resto se in Italia non ci fossero – dice la biologa – visto che in tutto il mondo le scienziate raggiungono livelli eccezionali, ci sarebbe da chiedersi come mai. Nel nostro Paese le competenze femminili ci sono, ma in effetti il fatto che le donne in questo momento non siano rappresentate tra coloro che hanno piu’ voce in capitolo per affrontare l’epidemia e’ una cosa che considero inspiegabile’.

– Ma secondo lei, Gallavotti, cambiera’ qualcosa dopo questa

emergenza? Perche’ sono tante le donne, lei compresa, che si sono

dimostrate brillanti e capaci proprio durante questo periodo…

‘Io faccio un altro mestiere – risponde infine ancora con un

sorriso la biologa – Ma se mi chiede se cambiera’ qualcosa, le

rispondo che non credo che cambiera’ qualcosa per questa emergenza, ma sono certa che cambiera’ qualcosa perche’ non credo che il nostro Paese si possa permettere di rinunciare al 50% delle sue capacita”.

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