DISCRIMINARE GIOVANI E VECCHI  NELLA FASE DUE  DEL CORONAVIRUS NON HA ALCUN FONDAMENTO SCIENTIFICO PRODUCENTE,  OLTRE AD ESSERE ETICAMENTE IMMORALE E SOCIALMENTE  VERGOGNOSO.

Siamo alle solite: pare che questo andazzo non ascolti neppure il Papa che, qualche giorno fa, ha detto che gli anziani non sono “scarti della società”.  Ci sarà subito qualcuno,  in particolare quelli della cosiddetta scienza medica che, permettetemi,  in questo periodo ha poco da insegnare quanto ad antidoti al coronavirus, giustificherà l’eventuale ordinanza affermando che gli anziani stanno bene a casa in quanto parchi di risorse immunitarie; che sarebbero i primi a soccombere di fronte al virus; che  lo propagherebbero ecc.,  come dire che le prescrizioni tutte andrebbero ad esclusivo loro favore.

Nulla di più stupido di queste affermazioni che, come detto dianzi, rivelano, quanto a valore,  la stessa professionalità scientifica che finora ha saputo  dire a tutti, solamente questo : restate a casa, senza trovare una parvenza di avviso di soluzione della pandemia in atto.

Detto questo, prescindendo dal fatto che a 70 anni oggi non si è più anziani e si incomincia ad 80 se in buona salute (mio padre guidava la macchina a 91 anni, addirittura ricevendo degli attestati per i suoi 70 anni di guida da parte dell’ACI),  io penso e credo che mettere in atto una prescrizione che vieti di uscire a seconda delle fasce d’età,  significhi far morire più gente di quanta non ne abbia fatto morire il coronavirus…

Non andrebbe poi sottaciuto che oggi ci sono giovani di 40-50 anni che sono fisicamente e mentalmente già vecchi e…viceversa tanto che,  per non dire “vecchi” si autodefiniscono scherzosamente …diversamente giovani.

Che dire poi dei tanti medici ultrasettantenni  richiamati negli ospedali o in altri contesti ? Devono restare a casa in quanto la scienza ufficiale impartisce ordini discutibili  ed in contrasto anche nello stesso settore ?

Il problema sta solo in questo. La responsabilità sta in capo a ciascuno di noi, vecchi o giovani,  nel decidere se in questo momento, compatibilmente con la salute di ciascuno, conviene stare a casa o meno. Anche nell’interesse personale di ciascuno di noi oltre che per gli altri, per cui tutto ciò si dovrebbe inquadrare nel senso civico che, ahimè, in Italia non solo non c’è,  ma ha anche difficoltà ad attecchire, fatta salva qualche eccezione che, fortunatamente, esiste.

Arnaldo De Porti

Belluno-Feltre

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