La chiusura delle chiese e l’irritazione di Sgarbi

Vittorio Sgarbi, l’altra sera, in collegamento con la trasmissione di Paolo De Debbio, alzava la voce, si agitava, si dimenava, tanto da farsi staccare innumerevole volte l’auricolare dall’orecchio. Ma perché tanta agitazione, anche se, a differenza d’altre volte quando si agita, non c’era nessuno a contraddirlo? Si agitava e si dimenava, probabilmente perché a contraddirlo era una vocina dentro che gli diceva: “Ma che stai a di’?”. Quando parla d’arte Vittorio Sgarbi non si agita, perché conosce la materia ed è quindi sicuro di sé. Ma se si mette a parlare d’altri argomenti, argomenti che non conosce, non è sicuro di sé e quindi alza la voce e si irrita. Parlava di fede, di cristianesimo, non gli andava giù che alcuni sacerdoti avevano chiuso le chiese per prudenza, per evitare la diffusione della pandemia, e allora se n’è uscito dicendo che non si può impedire ai fedeli di fare la comunione, perché così si interrompe il rapporto con Dio. Ed ecco la vocina segreta che gli avrà sussurrato: “Ma che stai a di’?”. Si tranquillizzi, gentile professore, ché un cristiano è in continuo rapporto con Cristo, la fede lo lega a Dio, e questo rapporto si interrompe solo se si allontana da Dio compiendo azioni cattive, oppure perdendo la fede. Per un cristiano che ha fede autentica, l’impossibilità di recarsi in chiesa e di fare la comunione non è assolutamente motivo sufficiente per interrompere il suo rapporto con Dio.
Renato Pierri

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