IL PUNTO n. 745 del 20 dicembre 2019 di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it

Sommario: AUGURI E BILANCI – A PROPOSITO DI SARDINE – GRETA, CLIMA E AMBIENTE: TRA DEMAGOGIA E SCONSOLANTE REALTA’ – GENTE DI LAGO: 2a edizione.

in allegato: COSA SUCCEDERA’ A TRUMP, UN’ANALISI SERIA SULLA SITUAZIONE AMERICANA

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AUGURI E BILANCI

Un grazie ai lettori abituali per avermi seguito anche quest’anno, a quelli nuovi per essersi aggregati e soprattutto a quelli che mi hanno contattato o scritto con i loro commenti, specialmente quelli che non condividevano il mio pensiero.

Il 2019 che va in archivio non mi sembra sia stata una grande annata per la nostra Italia: non si è assolutamente usciti dalla crisi economica, non sono state impostate riforme degne di nota, la maggioranza parlamentare non rappresenta la maggioranza del paese e soprattutto siamo sempre più emarginati in Europa e nel mondo.

Confusione, impreparazione, superficialità, demagogia, poca serietà mi sembrano le caratteristiche principali della politica italiana con chi governa che si tiene gelosamente stretto il proprio potere arrivando ad ogni compromesso pur di non farci tornare a votare.

Conte è l’emblema di questo atteggiamento da anguilla: pur di restare a palazzo Chigi sembra disponibile a stare con tutti cambiando anche quotidianamente il proprio punto di vista pur di barcamenarsi alla meno peggio.

Se per Natale comunque tutti devono essere più buoni e non si deve eccedere nelle critiche evitiamo altre polemiche: bastano i fatti – purtroppo – a sottolineare una crisi che sembra irreversibile.

Ciò detto, auguri a tutti: COME DI CONSUETO IL PUNTO NON USCIRA’ DURANTE LE FESTIVITA’ ED ARRIVEDERCI QUINDI AI PRIMI DI GENNAIO PER RIPRENDERE IL NOSTRO APPUNTAMENTO SETTIMANALE NEL 2020

Ps: se volete farmi un regalo mandatemi indirizzi di potenziali nuovi lettori e se improvvisamente non vi arrivasse più il Punto segnalatemelo: per oscure ragioni ogni settimana “spariscono” diversi indirizzi . Il Punto è comunque sempre recuperabile sul mio sito: WWW.MARCOZACCHERA.IT.

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SARDINE: MI SONO PERSO QUALCOSA ?

Chiunque si impegni in buona fede per migliorare il nostro paese va apprezzato, chi protesta in modo non violenti a tutti i diritti di farlo, ma è doveroso chiedergli un minimo di coerenza. Per questo non voglio preconcettamente criticare le Sardine, ma prendo atto della loro assoluta incongruenza.

Capisco che le Sardine siano nate in odio a Salvini e fin qui posso capirle, ma per esempio comprendo di meno perché si siano subito auto-definite “I nuovi partigiani”.

Con il massimo rispetto, ma innanzitutto Salvini non è al governo ma sta all’opposizione e quindi criticare l’opposizione (e non il governo) è abbastanza paradossale, soprattutto se in piazza – come a Roma – c’erano tanti esponenti del PD. Ergo, le Sardine si sono già fatte strumentalizzare diventando di fatto sostenitori proprio di quel “sistema” che dicono di combattere. Aggiungo che i Partigiani veri rischiavano la pelle, Salvini non la farà sicuramente a nessuno…

Questo continuo richiamo alla nostalgia della Resistenza mi fa pensare che i giovani in piazza storicamente sappiano molto poco di quel periodo e che abbiano digerito la sola versione ufficiale, ma senza un po' di approfondimento.

Se si intende di voler quindi protestare per difendere i principi di democrazia, pluralismo e libertà siamo tutti d’accordo, ma mandare sul palco il presidente dell’ANPI ad aprire la manifestazione sardiniana di Roma per cantare “bella ciao” sa molto – anche qui – di strumentalizzazione.

L’ANPI in questo paese è diventata nel dopoguerra una vera e propria “macchina di potere” e di consensi, ha cancellato molte verità storiche auto-scrivendo i fatti a proprio uso e consumo, non ha mai ammesso che anche tra i partigiani c’erano fior di delinquenti (con tanti che lottarono in buona fede) né ancora oggi ha il coraggio di condannare gli orrori della guerra civile, compresa la mattanza pre e post il 25 aprile, oltre alle rese dei conti che le bande comuniste hanno scatenato contro gli stessi partigiani che non la pensavano come loro. Cose che forse i ragazzi in piazza non sanno, ma i dirigenti ANPI sanno benissimo.

E’ quasi comico leggere poi i “programmi” sardiniani a cominciare dal chiedere “basta violenza verbale” salvo tout court definire Salvini razzista, fascista ed addirittura nazista. Alla faccia della sobrietà e del “bon ton”…

Infine, le Sardine dovrebbero chiedersi come mai dietro di loro si sia scatenato un’ondata di tripudio osannante sui media, quegli stessi media che loro criticano.

Una volta si parlava di “utili idioti” riferendosi a quelle persone che non si accorgevano delle balle che contavano i comunisti e la loro URSS. La storia ha fatto giustizia di quelle fandonie, mi auguro che le Sardine capiscano presto che il loro entusiasmo e – per chi ce l’ha – la loro buona fede, rischia di essere utile solo a chi cerca disperatamente di tenersi stretto il potere, pur rappresentando l’antitesi a quegli slogan che loro urlano in piazza.

D'altronde proprio il fatto che le Sardine siano nate in Emilia in vista delle prossime elezioni regionali non è casuale, ma fa parte di un preciso disegno a difesa dell’ultimo fortino rimasto al PD. Già, perché lì si vota il 26 gennaio e sarà la prima tappa di un anno politico che si prospetta interessante.

CLIMA: TRA DEMAGOGIA E TROPPE OMISSIONI

Il fallimento del recente summit di Madrid sul clima e il colossale marketing che sui media è quotidianamente legato a Greta testimonia quanta ipocrisia continui a regnare su questo tema delicato e che ci coinvolge tutti.

Quanto hanno inquinato e sono costate 25.000 persone (!!!) calate anche a nostre spese su Madrid come cavallette per parlare di tutto e non combinare niente?

Perchè questa è purtroppo la realtà dei fatti, la verità nascosta sotto la vernice.

Anche per questo quanto vorrei – per esempio – poter regalare alla “Greta international e superstar” un biglietto per l’India invitandola a restarci un po' di tempo.

Perché proprio l’India? Perché è un paese dove l’inquinamento è visibile, quotidiano, devastante, totale. Dall’acqua alla terra, dai rifiuti per strada all’inquinamento industriale.

Mentre noi ci martelliamo i c…. perché non devono entrare nei centri storici le auto Euro 3, in India miliardi di sacchetti di plastica sono buttati ovunque, le ciminiere sputano veleni, nessuno fa praticamente nulla, né tantomeno questo paese – come tanti altri – viene in qualche modo sanzionato né da Greta superar né dall’Onu o dalle sue costose “Agenzie” internazionali.

Allarghiamo l’orizzonte alla Cina, al Sud est asiatico, al Brasile… Ma ci rendiamo conto che è assoluta demagogia migliorare determinati standard in Europa se poi in tante parti del mondo (che è sempre uno e uno solo!) non si fa assolutamente nulla?

Fare un primo passo là dove l’inquinamento è mostruoso significherebbe migliorare moltissimo la situazione del pianeta, molto di più del piccolo particolare imposto dove già le cose vanno abbastanza bene.

Si giochino allora soprattutto in quei paesi le risorse economiche comuni per obbligare a veri miglioramenti ambientali ed avremo enormi risultati pratici.

Se quei paesi che non rispettano le regole non vengono sanzionati a livello internazionale continueranno ad inquinare ed addirittura distruggeranno le economie dei paesi più ecologicamente attenti per una evidente concorrenza sleale legata ai costi di produzione.

Anche in Italia viviamo lo stesso paradosso. Quando ero sindaco Verbania era al “top” delle città italiane per qualità dell’ambiente, ma so quanto costasse “in più” migliorare anche solo dell’1% la raccolta differenziata perché già era ad alto livello, mentre era stato piuttosto semplice fare all’inizio un grande passo avanti.

Ma perché in molte città italiane di fatto (vedi Roma) la “differenziata” non la si fa ancora, o – buttando tutto in discarica – si hanno risultati così deludenti? Il punto è proprio questo: non servono le chiacchiere ma bisogna IMPORRE a livello nazionale ed internazionale dei minimi standard ed obiettivi ambientali

E’ inutile che Greta vada a pontificare a Torino accolta dai suoi fan, dai giornalisti e da sindaci in vena di pubblicità: vada in Cina, in india, in Vietnam, in Indonesia: là avrebbe davvero un senso parlare di interventi necessari!

L’ONU e le tante (troppe) strutture che con le chiacchiere campano sul clima, anziché prendersela solo con Trump denuncino finalmente la verità ovvero come le nazioni inquinanti per il CO2 siano le stesse dove la plastica deborda e viene buttata nel mare e nei fiumi, dove non c’è ancora nessuna cultura ambientale e dove tra l’altro spesso si nascondono proprio le aziende più inquinanti per moltiplicare i propri business.

Dica finalmente una parola su queste verità la Greta superstar e sarà molto più credibile per una battaglia che giustamente deve essere posta al vertice dei problemi mondiali.

PS Una chicca forse non colta da tutti: alla frenetica ricerca di consenso l’Europa ha deciso – su pressione francese – che l’energia atomica sia considerata “verde”.

Pensavo che si levassero immediate le urla di protesta degli ecologisti mondiali ma invece tutto è passato sotto silenzio. Personalmente sono da sempre favorevole all’atomo (se pacifico e controllato!!) e quindi posso anche concordare, ma mi chiedo se una questione così complessa e una polemica che andava avanti da decenni potesse essere liquidata e nascosta in poche righe. Miracoli europei. I

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IMPEACHMENT DI TRUMP: UNA NOTA DI GIAN CARLO PODDIGHE

La nota che segue non è mia ma di GIAN CARLO PODDIGHE, acuto analista della situazione americana e con lunga esperienza d’oltre Atlantico. La pubblico perché è una analisi molto chiara ed obiettiva su che cosa sta succedendo a Washington e non riesco a trovare sui media italiani una analoga semplicità e chiarezza.

Chi vuole può quindi farsi un’idea più approfondita della situazione, ringraziando l’autore per la sua disponibilità alla pubblicazione.

Il tormentone del 2019, tra il serio ed il faceto ma con totale impreparazione dei commentatori nostrani, è stato l’impeachment del Presidente Trump, visto in forma compatta dai media italiani come un rinvio a giudizio dal risultato scontato (condanna).

Il tutto merita un’analisi più obiettiva, e qualche riflessione sul sistema, sia dal punto di vista pratico che da quello storico. La fase che si chiude con il 2019 è “semplicemente” l’approvazione da parte di una Commissione, quella Giudiziaria della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, di due articoli (o capi di imputazione), o accuse formali, a carico del Presidente in merito ad abuso di potere ed ostruzionismo nei confronti del Congresso, ratificata poi dall’aula.

Gli articoli per l’ impeachment (l’ avvio di un giudizio) approvati dalla citata Commissione lo scorso 13 dicembre grazie al voto compatto dei suoi membri democratici – 23 – contro i membri repubblicani – 17 – riguardano il supposto ricatto nei confronti del Governo ucraino da parte di Ronald Trump esercitato nel momento in cui avrebbe condizionato l’ erogazione di 400 MM di dollari di aiuti militari a questa repubblica della ex Unione sovietica (attualmente assediata dalla Russia) all’ apertura di un’ indagine locale a carico della famiglia dell’ Ex Vicepresidente democratico Joe Biden – in corsa per la candidatura democratica alle prossime elezioni statunitensi – per i lauti rapporti che suo figlio Hunter Biden manteneva con il gruppo ucraino del gas Burisma Holding.

Un incarico, retribuito, di membro del CdA “non residente” in una posizione non proprio trasparente, visto che risalirebbe (anche come attività di lobby) già al periodo in cui Biden era in carica quale Vice Presidente di Obama. La storia e la traiettoria di Hunter Biden sono stati un problema ed una zavorra nella carriera di suo padre (non si sa quanto informato e compiacente al riguardo) per la sua non propria virtuosa condotta, tanto privata come professionale, che nel personale va da un richiesta di riconoscimento di paternità da parte della vedova del suo defunto fratello sino alla sua espulsione dalla Riserva Navale per consumo di droghe, mentre nel pubblico riguarda affari ed attività commerciali oscure tali da indurre nel 2014 il padre, l’ allora Vice Presidente Joe Biden (inchiesta giornalistica mai smentita del New York Times), a condizionare l’ erogazione di un prestito statunitense all’ Ucraina per un 1 miliardo di dollari alla destituzione del procuratore ucraino Víctor Shoking, che conduceva indagini sulla Burisma Holding per evasione fiscale e riciclaggio, reati che coinvolgevano Hunter Biden (ed anche interessi statunitensi).

Senza anticipare alcuna conclusione sembra evidente che l’ abuso di potere nel caso di Biden risulterebbe certamente maggiore ed evidente di quello di Trump che sollecitava al governo ucraino di riprendere l’ indagine cosi clamorosamente sospesa per interferenza esterna.

Sono evidentemente aspetti di una accesa ma anche disperata pre-campagna elettorale, dove il partito democratico, rimasto senza candidati di peso, cerca di pareggiare la lotta privando il partito avversario del candidato naturale.

Il passaggio in aula, comunque, non è stato un giudizio ma solo la ratifica sessione plenaria o quasi, pur con grande risalto scenografico, dell’ imputazione discussa ed approvata in commissione, un passaggio dovuto e scontato che va letto in un’ ottica di confronto politico/elettorale (non solo elezioni presidenziali, ma molto più per le primarie democratiche che si avvicinano).

Il passaggio in aula era quindi del tutto scontato, ma non è detto che sia un colpo mortale a Trump, visto che lo stesso potrà sfruttarlo per far uscire allo scoperto i suoi avversari. Scontato perché questo passaggio richiedeva la maggioranza semplice dei rappresentanti, dove i democratici godono di una comoda maggioranza di 237 seggi su 435, per avviare il vero giudizio che è di responsabilità esclusiva del Senato.

A voler essere pragmatici è stato un’ esibizione di potere e di forza – tutta interna al partito democratico – di Nancy Pelosi deputata (rappresentante) californiana che ha fatto di una sorta di crociata contro Trump motivo di emersione e di potere contrattuale nelle primarie democratiche, pur non essendo direttamente in lizza né potendo, di fatto, esserlo.

Con questo passaggio Trump potrà essere giudicato dal Senato degli Stati Uniti, in un dibattito che sarà presieduto dal magistrato Presidente della Corte Suprema Giustizia, il conservatore John G. Roberts Jr., designato nel 2005 al vertice del sistema giudiziario statunitense dal Presidente George W. Bush. Lo stesso capogruppo della maggioranza repubblicana al Senato, Mitch McConnell, ha confermato la priorità che verrà dato a questo procedimento, all’ inizio dei lavori nel prossimo mese di gennaio 2020 (nel tentativo, come vedremo in dettaglio, di liquidare rapidamente la querelle).

Il Senato statunitense è composto da 100 membri, 2 per ciascun stato dell‘ Unione, con una maggioranza di 53 repubblicani, su 45 democratici e solo due indipendenti, normalmente allineati con i democratici. In questo quadro, fortemente squilibrato, va considerato che affinché il Presidente venga dichiarato colpevole e conseguentemente rimosso dall’ incarico, serve il voto qualificato di 2/3 dei membri del senato, ossia 67 Senatori, con poche speranze da parte del gruppo democratico promotore dell’ azione.

Solo due Presidenti, Andrew Johnson (1868) e William Jefferson (Bill) Clinton (1998) sono stati accusati, imputati e portati in giudizio, ma ambedue vennero assolti. Richard Nixon, formalmente imputato dalla Camera dei Rappresentanti per il caso Watergate, evitò il giudizio dimettendosi il 9 agosto 1974, in considerazione delle alte probabilità di condanna e rimozione.

Questo gesto ebbe una conseguenza, ancora oggi molto criticata, da parte del suo successore Gerald Ford che già l’ 8 settembre 1974 concesse a Nixon il perdono assoluto che lo protesse da qualsiasi azione della giustizia ordinaria.

La molto mediatica e quasi ossessiva azione di Nancy Pelosi può essere, sotto ogni aspetto, una vittoria di Pirro dei democratici, dando modo a Trump di mettere in evidenza, con la sua difesa, non solo le divisioni interne dei democratici ma la rete di connivenze ed interessi legati agli attuali loro (mini) leaders e liberando il campo al magnate che non gode certo di tutte le simpatie in campo democratico.

In gennaio assisteremo quindi ad un teatrino politico che dovrebbe essere visto con estrema attenzione, ed imparzialità, dagli osservatori europei e da quelli italiani in particolare. Le imputazioni di abuso di potere sono labili, soprattutto visti i precedenti, compresi i Clinton e soprattutto Joe Biden, e l’uso improprio a proprio beneficio nelle pressioni sul Governo ucraino difficili da dimostrare, soprattutto quando riguardavano comunque un delitto che ha anche riflessi su cittadini statunitensi. Il meccanismo dell’impeachment è tale che basta anche un solo caso, un solo capo di imputazione, da parte di una Camera de Rappresentanti che si muove solo in termini politici e di conservazione di potere, con molti dei suoi membri in bilico per la rielezione, per attivare il processo in Senato a Donald Trump, con il rischio che lo stesso si trasformi per l’ imputato in una poderosa tribuna elettorale.

Tutto questo appare talmente probabile, nelle sue premesse e conseguenze, ma dopo il facile passaggio di oggi sventolato come condanna, la realtà in Senato, dove veramente si deciderà, è ben diversa ed i repubblicani godono di una tale maggioranza che lascia prevedere che i democratici, anche con voti trasversali – isolati – siano molto distanti dai 67 voti necessari per destituire Donald Trump. Sperano forse in extremis di farne un’anatra zoppa, ma rischiano anche il suicidio. La stessa catena televisiva CCN en Español, trasformatasi nel principale veicolo di promozione dell’ impeachment a Donald Trump, facendo leva sull’ enorme massa degli ispanici, colpiti in parte dalle misure della sua amministrazione , in un editoriale dello scorso 16 dicembre in merito alla situazione non ha potuto che riconoscere: “ … la sola cosa che si sa con certezza è che in nessuno dei partiti c’ è spazio per la serenità e quant’ altro sia diverso dall’ adesione ad una linea politica preconfezionata.” L’ unica battaglia vera sarà sulla durata delle udienze dell’impeachment, con i democratici che cercheranno di dilatare i tempi, portando nuove e diverse prove, e testimoni a sorpresa, ed i repubblicani che cercheranno di chiudere i conti in tempi brevi. Il risultato di questo processo politico a Donald Trump avrà certamente grandi vincitori ed ancor più grandi perdenti. Se come si prospetta per i rapporti di forza nel Senato Trump non sarà condannato, la sua vittoria nelle elezioni del prossimo novembre del 2020 sarà quanto mai probabile (l’ unico nemico sarebbe Trump stesso con i suoi scivoloni), a maggior ragione se gli indicatori economici continueranno con il trend positivo L’ ultima inchiesta della CNN diffusa ieri 17 dicembre indica che il 47% degli intervistati non è d’ accordo con l’impeachment di Trump e la sua destituzione, contro il 45 % di parte avversa. Un dato che deve essere messo a confronto con i precedenti dati che in novembre attribuivano il 50% di appoggio alla destituzione del presidente (forse anche una reazione caratteriologica e non basata su analisi e conoscenza dei fatti). Significativamente, il sondaggio va attribuito più che alle ragioni di Trump al progressivo distanziamento dalle posizioni del partito democratico, ed alla sua profonda crisi, anche morale. Ancor più significativo il fatto che nel sondaggio di novembre il 90% dei Democratici appoggiassero l’ impeachment, contra il 77% attuale. La probabile assoluzione (a meno dell’ aiuto, imprevedibile, dello stesso Trump) rappresenterebbe una sconfitta anticipata dei democratici, e quella sicura del loro sinora debole candidato, guai se poi questo dovesse risultare dalle primarie l’ ex vicepresidente Joe Biden (cosa che escluderei a priori sia per il potere economico dell’ avversario appena sceso in campo sia per aver ammesso non le colpe del figlio ma, più grave per gli statunitensi, il plagio per una sua tesi pubblicata dalla Rivista Legale della facoltà di Diritto dell’ Università di Syracuse, New York). Questa drammatica situazione di leadership nel partito Democratico è stata alla base di una mia precedente analisi, con le valutazioni sul comportamento della “coppia” Obama. Questo risultato, un probabile nulla di fatto e l’inazione del Congresso su temi più stringenti, avrebbe enormi ripercussioni per il partito Democratico nelle elezioni del prossimo novembre 2020, con 435 seggi in gioco alla Camera dei Rappresentanti e 33 al Senato, con 12 Senatori Democratici in cerca di rielezione.

Anche la attualmente improbabile condanna di Trump non sarebbe, per assurdo, una vittoria democratica. Semplicemente, in mancanza di altri reati, Donald Trump passerebbe senza conseguenze alla storia, ed al suo impero economico, e girerebbe la mano come sostituto costituzionale al suo vicepresidente Mike Pence, che terminerebbe l’ attuale periodo di mandato e sarebbe il probabile candidato Repubblicano per l’ elezione presidenziale del 2020. Un’ eventualità addirittura accarezzata da molti, non tanto negativa visto che il vicepresidente Pence ha dimostrato in campo interno di essere tanto o più conservatore che lo stesso Trump mentre in strategia e politica estera ha propugnato un emisfero “libero della nefasta influenza di Russia, Cina e Cuba”, come in un suo ormai famoso discorso dell’aprile scorso al Consiglio di sicurezza dell’Onu.

Gian Carlo Poddighe

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AI POCHI CHE SARANNO ARRIVATI FIN QUI (ma ora sicuramente più informati) UN CALOROSO AUGURIO, CI SENTIAMO L’ANNO PROSSIMO!

MARCO ZACCHERA

GENTE DI LAGO: SECONDA EDIZIONE

E disponibile la seconda edizione del mio nuovo libro “ GENTE DI LAGO: storie e racconti del Lago Maggiore” che sembra raccogliere un riscontro positivo del pubblico e dei lettori de IL PUNTO.

In 164 pagine – tutte a colori – ricordi, personaggi, storie e curiosità della zona del Lago Maggiore e delle sue valli, insieme ad oltre un centinaio di foto storiche, quasi tutte inedite. Una testimonianza interessante della vita sulle rive del Verbano in tempi quasi dimenticati, un omaggio a chi è venuto prima di noi.

Il volume è firmato anche da Carlo Alessandro Pisoni, Ivan Spadoni e altri autori locali che con quest’opera hanno voluto riprendere il successo di “NELLE RETI DEL TEMPO”, una raccolta di foto e testi storici uscita oltre 10 anni fa ed oggi introvabile.

GENTE DI LAGO è in vendita al pubblico a 18 euro, ma i lettori de IL PUNTO possono richiedermi direttamente il libro – se lo desiderano con dedica! – al prezzo ridotto di 16 euro (spese di spedizione comprese) o di 15 euro ciascuna se verranno richieste almeno 2 copie.

Il volume va richiesto direttamente a marco.zacchera@libero.it ricordando di comunicare sempre il proprio INDIRIZZO POSTALE PER LA SPEDIZIONE.
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