Fu l’attore simbolo dello spettacolo comico in Italia, noto con il predicato di
“principe della risata”, titolo che gli derivava non solo dalle sue doti artistiche ma anche in virtù dei suoi vantati titoli nobiliari.
Ancora oggi, a cinquanta anni dalla sua scomparsa, è considerato unanimemente tra i maggiori interpreti nella storia del teatro e del cinema italiani.
Nacque a Napoli, in Via S. Maria Antesecoula, nel popolare rione Sanità, e fu registrato all’anagrafe con il nome di Antonio Clemente, figlio di Anna Clemente e di N.N.
Crebbe in quel quartiere, conosciuto come Totò, nome che poi gli rimase in arte, tuttavia volendo essere chiamato Antonio nella vita privata.
Nel 1922 per il tramite del suo barbiere, riuscì a farsi scritturare nel più importante teatro di varietà romano, il Teatro Sala Umberto e da questo momento ebbe inizio la sua ascesa nel varietà prima e nella rivista poi.
Nel 1924 la madre Anna Clemente si sposò con il marchese Giuseppe De Curtis che riconobbe Totò come proprio figlio.
Nel 1933 il marchese Francesco Maria Gagliardi adottò Antonio trasmettendogli i suoi titoli gentilizi.
Solo a partire dal 1946 il tribunale di Napoli gli riconobbe il diritto a fregiarsi dei nomi e dei titoli di: Antonio Griffo Focas Flavio Dicas Commeno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio, altezza imperiale ecc.
Nel 1935 Totò sposò Diana Rogliani. Dalla loro unione nacque Liliana.
Nel 1937 Totò interpretò il suo primo film “Fermo con le mani”.
Da questo anno e fino al 1967, interpretò 97 film, visti da 300 milioni di spettatori, un record che non ha eguali nella storia del cinema italiano, in un crescendo di successi che ancora oggi è lungi dal cessare.
Nel 1948 Totò diventò protagonista di due films comici che gli diedero una vasta popolarità e che si affermarono come campioni di incasso: “Totò al giro d’Italia” e “Fifa e Arena”.
Dal 1949 al 1951 interpretò 16 films, da “L’Imperatore di Capri” a “Totò cerca casa”, “Totò le mokò”, “Totò sceicco”, fino a “Guardie e ladri” di Steno e Monicelli, interpretato insieme ad Aldo Fabrizi e che gli valse il primo Nastro d’argento da parte del Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani.
Dal 1952 al 1956 proseguì l’intensa attività cinematografica: tra i suoi films migliori “Totò a colori”, “Un turco napoletano”, “Miseria e nobiltà”, “L’oro di Napoli” di Vittorio De Sica, “Siamo uomini o caporali?”.
Nel 1957 venne colpito agli occhi da una grave corioretinite emorragica che si manifestò durante una tournèe e che gli ridusse molto la vista, senza tuttavia impedirgli di continuare ad interpretare altri films di grande successo come “I soliti ignoti”, “I tartassati”, “Risate di gioia” con Anna Magnani, “Operazione San Gennaro”.
Dall’inizio della malattia agli occhi e fino al 1967, Totò interpretò altri 43 films.
Nel 1961 una Giunta di giornalisti gli assegnò la Grolla d’oro.
Nel 1966 il Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici gli assegnò un secondo Nastro d’argento per la sua interpretazione del film “Uccellacci e uccellini” di Pier Paolo Pasolini.
Per questo film Totò ebbe una menzione speciale al Festival di Cannes.
Morì a Roma nel 1967.
Al funerale nella Basilica del Carmine Maggiore a Napoli la città si fermò e le cronache documentarono la presenza di più di duecentomila persone nella piazza del Mercato per rivolgergli l’estremo saluto.
Totò fu autore di poesie; la più celebre è “A livella”. Compose inoltre numerose canzoni “Miss mia cara miss”, “Core analfabeta” e naturalmente “Malafemmena”, la più nota e bella e che resterà nel repertorio di tanti interpreti.