“Nella delicata situazione del mondo odierno, la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna assume un'importanza e una missione essenziali”. E’ quindi necessario “riscoprire il disegno tracciato da Dio per la famiglia, per ribadirne la grandezza e l'insostituibilità a servizio della vita e della società”.
Leggevo queste parole pronunciate da papa Francesco il 25 marzo a Loreto, e mi è tornata alla mente il passo seguente di Vittorino Andreoli: “Pensare di opporsi al grande mutamento sociale che negli ultimi decenni ha sconvolto la struttura familiare è impensabile o addirittura folle. E invece ogni giorno dobbiamo riconoscere segnali che rivelano una forte resistenza, una volontà di difendere la famiglia tradizionale che ignora il cambiamento della società, degli uomini e delle donne che la costituiscono” (“L’educazione (Im)possibile”, BUR, pag 17).
Il papa è uno di quelli che rivelano una forte resistenza, uno di quelli che ignorano il cambiamento della società. Avrebbe potuto benissimo dire che nella delicata situazione del mondo moderno, ad assumere un’importanza e una missione essenziali è la famiglia dove c’è amore profondo, dove non ci si odia, dove non c’è un uomo che pretende la sottomissione della donna, dove i figli sono rispettati, amati, sanamente educati. Ha preferito parlare della famiglia fondata sul matrimonio tra un un uomo e una donna (non si capisce perché si nomina sempre prima l’uomo. Anzi, si capisce, si capisce…), ed è come se avesse detto chiaramente che altri tipi di famiglia non hanno importanza nella società. E così facendo ha strizzato l’occhio al Congresso delle famiglie di Verona.
Renato Pierri