“Cammelli a Barbiana”: don Milani maestro di vita

Gande successo per “Cammelli a Barbiana” in scena lo scorso 17 giugno al teatro comunale “Nicola Resta” di Massafra.

Luigi D’Elia ha recitato il monologo di cui è coautore con Francesco Niccolini per la regia di Fabrizio Saccomanno.

L’evento è stato organizzato dal Rotary Club Massafra in collaborazione con il Teatro delle Forche nell’ambito delle iniziative rientranti nel progetto P.A.S.S.I. (Progetto, Arte, Spettacolo, Scoperta e Innovazione nella Terra delle Gravine) promosso dal Teatro Delle Forche.

Ad aprire la serata l’intervento di Giancarlo Luce, direttore artistico del Teatro Delle Forche, il quale ha introdotto lo spettacolo e presentato al pubblico le attività programmate per i mesi estivi.

Il presidente Rotary Club Massafra, avvocato Luigi Salvi, ha motivato la scelta di portare in scena “Cammelli a Barbiana”: “Abbiamo pensato di raccontare chi si è speso per i ragazzi offrendo loro l’opportunità di imparare il valore ed il significato delle parole perché esse potessero diventare un’efficace strumento di riscatto. Scoprire la figura di don Milani è il modo che abbiamo scelto per riflettere sul tema della formazione. Don Milani ci insegna che la cultura, offerta a tutti ed in particolare alle persone meno fortunate, è per queste ultime un’importantissima opportunità di crescita in grado di garantire un futuro migliore.”

“Cammelli a Barbiana” è uno spettacolo ispirato dal celeberrimo sacerdote insegnante don Lorenzo Milani. Uno straordinario Luigi D’Elia è al tempo stesso interprete e narratore della vita di don Milani. Niente scenografia, niente costumi, sono le parole ed i gesti a fare spettacolo narrando.

Un monologo, magistralmente interpretato, ha permesso al pubblico di conoscere la storia di un personaggio rivoluzionario del dopoguerra italiano. La rivoluzione di don Milani consiste nella straordinaria riuscita di un progetto didattico – pedagogico inedito in cui a scuola non c’è il primo della classe ed il somaro ma si impara tutti insieme rispettando i tempi di apprendimento di ciascuno. Non ci sono voti o prove da superare ma semplicemente la voglia di imparare e la curiosità di scoprire il mondo. La scuola di Barbiana nasce in una stanza, piccola pertinenza di una chiesa abbandonata. Quando il clima lo permette, si fa lezione all’aperto a contatto con la natura. I ragazzi di montagna, per i quali l’istruzione sarebbe stato un privilegio e non un diritto, riescono ad istruirsi e quindi a scegliere consapevolmente cosa diventare da grandi, quale posto occupare nel mondo.

La vibrante passionalità di don Milani, il suo linguaggio colorito, le sue maniere decisamente fuori dagli schemi parlano con straordinaria eloquenza al cuore degli spettatori. Altrettanto chiaro è il suo messaggio: perché gli ultimi non siano più tali, bisogna dare loro gli strumenti per capire le parole affinché queste siano le armi con le quali combattere soprusi e ingiustizie.

Dal palcoscenico arriva al pubblico il ritratto di un giovane di buona famiglia ricco quanto ribelle. Già da studente, Lorenzo Milani ha mostrato forte personalità. Ha inseguito con determinazione il suo sogno, divenuto poi realtà, di diventare un pittore. Non pago della sua vita agiata, Lorenzo Milani decide di diventare sacerdote. Questa scelta sconvolge tanto la sua vita quanto la sua famiglia. Un seminarista indisciplinato diventerà un sacerdote fuori dagli schemi che, per il suo modo di fare, viene “confinato” a Barbiana. Quello che sarebbe dovuto essere un modo per tenerlo a freno, diventa una straordinaria occasione di dedicarsi agli ultimi.

Don Milani si è preso cura dei più deboli dando loro gli strumenti per diventare numeri uno.

Emoziona e commuove la storia di un personaggio che probabilmente si conosce attraverso i libri ma che il teatro riesce a far entrare nel cuore.

Mariella Eloisia Orlando

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