E’ stato il maggiore e più seguito dirigente sindacale italiano del XX secolo.
La sua parabola biografica si coniugò con i grandi processi di trasformazione economica e politica che hanno attraversato l’Italia tra gli anni Dieci e gli anni Cinquanta del Novecento e con il lungo percorso di riscatto sociale del mondo del lavoro.
Già negli anni dell’adolescenza iniziò un’intensa attività politica e sindacale.
A 12 anni era membro del sindacato dei contadini e a 16 anni fondò il circolo giovanile socialista di Cerignola; nel 1921 fu eletto deputato nelle liste del PSI;
nel 1924 aderì al Partito comunista dopo l’incontro con Antonio Gramsci e con Palmiro Togliatti e fu rieletto deputato.
Dal 1928 al 1930 fu a Mosca dove partecipò alla direzione dell’Internazionale contadina.
Nel 1941 fu avviato al confino a Ventotene.
Firmatario del Patto di unità sindacale di Roma del 1944 con Achille Grandi per i democristiani e Emilio Canevari per i socialisti, divenne segretario generale della Cgil unitaria.
Nel 1946 venne eletto deputato dell’Assemblea Costituente.
Tra le sue innumerevoli iniziative va ricordato il Piano per il lavoro del 1949.
Il Piano può essere sintetizzato in tre direttrici di intervento: nazionalizzazione dell’energia elettrica con la costruzione di nuove centrali e bacini idroelettrici laddove erano più necessari, e specialmente al sud; avvio di un vasto programma di bonifica e irrigazione dei terreni per promuovere lo sviluppo dell’agricoltura, particolarmente nel Mezzogiorno; un piano edilizio nazionale per la costruzione di case, scuole e ospedali.
La realizzazione del Piano prevedeva la creazione di 700.000 posti di lavoro e i finanziamenti sarebbero arrivati da una tassazione progressiva da richiedere alle classi più abbienti, in modo particolare ai grandi gruppi monopolistici e alle società per azioni.
Il Piano indicò alcune direttrici di politica economica che sarebbero poi state avviate e realizzate dai governi dei decenni successivi(la nazionalizzazione dell’energia elettrica, le bonifiche e il piano edilizio).
Nel 1953 venne eletto presidente della Federazione Sindacale Mondiale.
Morì il 3 novembre 1957 a Lecco dove si era recato ad inaugurare la locale Camera del lavoro.
Punto fermo del suo pensiero fu il rifiuto della violenza nelle lotte di massa e nell’azione del movimento sindacale, convinto come era che nel nuovo regime democratico ai lavoratori erano dati gli strumenti pacifici per sviluppare le loro rivendicazioni.
L’affermazione del valore sociale e culturale del lavoro è stato il principio che ha sempre ispirato e accompagnato l’azione sindacale di Di Vittorio.
L’autonomia, la democrazia e l’unità del sindacato sono stati i suoi principali obiettivi e per questo seppe guadagnare la stima e il rispetto dei suoi competitori.
Sulla sua vita e sulle sue battaglie, la Rai ha trasmesso, nel 2009, il film Pane e libertà.
Al grande dirigente sindacale italiano sono intitolati circoli culturali, scuole, strade, piazze, sezioni di partito.