Il termine populismo designa il movimento politico che tende all’elevamento delle classi più povere, senza riferimento a una precisa impostazione dottrinale.
Questi movimenti sono cresciuti in modo esponenziale in Italia, a causa del prolungarsi della crisi economica iniziata nel 2008.
Il popolo è rappresentato come un aggregato positivo in contrasto con quei poteri forti rappresentati dall’establishment politico, e trasformato in un unico grande partito.
Parallelamente a questo fenomeno crescono forti ideologie discriminatorie.
In questo momento storico il combinato disposto crisi economica e il logoramento del rapporto di fiducia tra cittadini e politica ha portato i movimenti populisti a individuare il nemico nell’Unione Europea ed in particolare nella moneta unica e nell’immigrazione.
Sebbene le migrazioni facciano da sempre parte della storia dell’umanità, questo fenomeno risulta oggi grandemente amplificato a causa delle crisi umanitarie, delle prolungate guerre civili e del cambiamento climatico in corso.
L’enorme flusso migratorio che, dall’Africa e dal Medio Oriente, si dirige oggi verso l’Europa ha fatto sì che lo straniero venisse considerato una minaccia alla nostra nazione.
Gli stranieri vengono additati da queste forze politiche come coloro che tolgono lavoro agli italiani e che costituiscono una minaccia alla sicurezza dei cittadini.
Un’etichetta assegnata al Movimento 5 stelle e alla Lega, le forze politiche vincitrici delle recenti elezioni politiche che hanno saputo intercettare elettoralmente il malcontento presente nella società italiana.
Alcuni dati fotografano meglio di qualsiasi analisi, l’odierna situazione italiana, che non è drammatica, ma tragica.
Un malcontento giustificato da 120 miliardi di evasione fiscale, tre milioni e mezzo di disoccupati, quasi 5 milioni di poveri assoluti, il 70% delle pensioni erogate dall’INPS sotto i mille euro, 60 miliardi di costi imputabili alla corruzione.
In Italia vivono 13 milioni e 800 mila persone con meno di 830 euro al mese; parliamo del 23% della popolazione, uno su quattro, a rischio di povertà.
Il Movimento 5 stelle nasce politicamente nel 2009 come libera associazione di cittadini.
Anche se gli attivisti sono presenti sulla scena pubblica italiana sin dal 2005, da quando cioè si sono raccolti per la prima volta attorno al blog del loro ispiratore, Beppe Grillo, e si sono uniti a lui nella condanna della corruzione in politica.
Il Movimento è ispirato a legalità, ecologia e democrazia dal basso e si è reso noto per le iniziative promosse come atti di denuncia nei confronti della situazione politica italiana, che ha stigmatizzato attraverso manifestazioni di piazza quali i V-Day divenendo icona popolare di una protesta diffusa grazie anche all’utilizzo dei social media per dare voce ai cittadini.
La Lega sorge nel 1989 dall’aggregazione di alcune formazioni regionali autonomiste.
Ha posto tra le sue priorità l’organizzazione federale dello Stato e una maggiore autonomia politico amministrativa delle Regioni.
La Lega delle origini, guidata da Bossi, si caratterizzava essenzialmente come un partito populista, che si opponeva al centralismo statale e che faceva leva su un diffuso sentimento antimeridionale, conseguendo molti voti nelle regioni del nord Italia; contrapponeva al nord produttivo il sud che amministra male i fondi pubblici e vive grazie all’assistenzialismo statale; espressione del popolo del nord a cui voleva dare la dignità di Nazione si poneva contro coloro che non facevano parte di esso: meridionali e extracomunitari.
Con l’ascesa politica di Bossi emerse in Italia il fenomeno del populismo, che riconosce nel capo carismatico il difensore del popolo espropriato del territorio e tradito nei valori dall’establishment.
La Lega delle origini era un partito populista anche sotto il profilo della comunicazione che si avvaleva di un linguaggio povero di vocaboli e semplificato nella forma.
Ora questi due movimenti antisistema, abili nell’intercettare il malessere diffuso presente nella società italiana e la disaffezione di chi non ha più alcuna fiducia nei partiti tradizionali, hanno iniziato un dialogo tra i loro leader Di Maio e Salvini, per negoziare un accordo politico per governare il Paese e attuare con provvedimenti legislativi le loro proposte programmatiche.
Una prova difficile li attende.
Riusciranno a superarla?
Lo sapremo presto.