Medicina narrativa

Il concetto di medicina narrativa è abbastanza recente, si affaccia infatti sulla scena internazionale verso la fine degli anni novanta grazie a Rachel Naomi Remen e Rita Charon.

La Narrative Based Medicine (NBM) si è inizialmente sviluppata all'interno della Harvard Medical School.

Nella pratica clinica i medici hanno già la consapevolezza che la clinica medica sia una scienza basata sull'individuo.

Non a caso, nella propria esperienza giornaliera il medico si trova continuamente ad esercitare il proprio giudizio clinico applicando la propria conoscenza scientifica al singolo caso soggettivo del paziente che si affida a lui.

Con il termine medicina narrativa (concetto di derivazione inglese) si intende un metodo di intervento clinico assistenziale basato sulla comunicazione.

La narrazione è quindi strumento fondamentale per acquisire, comprendere e integrare i diversi punti di vista di quanti intervengono nella patologia e nel suo processo terapeutico.

L'obiettivo è la costruzione di un percorso terapeutico personalizzato (storia di cura) e pertanto la narrazione del paziente è un elemento imprescindibile della medicina odierna, basata sulla partecipazione attiva dei soggetti coinvolti nelle scelte cliniche.

I pazienti, attraverso le loro storie, diventano così protagonisti del processo terapeutico.

Questo tipo di approccio alla malattia fornisce la conferma concreta di quello che gli sciamani sapevano da millenni: una parte consistente della cura è data dalla capacità di comunicare e stabilire un contatto con il paziente e stimolare la sua collaborazione.

Tuttora però la conversazione tra medici e pazienti è uno degli aspetti più trascurati dell'assistenza sanitaria.

La formazione dei medici e degli altri operatori del settore dovrebbe quindi mettere le competenze comunicative su un piano collaterale, ma non per questo meno importante delle altre competenze cliniche tradizionali.

La medicina narrativa focalizza dunque l'attenzione sul malato, inteso come soggetto portatore di bisogni psicologici, sociali, esistenziali e spirituali documentabili attraverso lo strumento della narrazione che può essere raccolta attraverso l'analisi del testo verbale e non verbale che riporta il paziente o un suo familiare in sede di visita, potendo anche essere raccontata per iscritto o attraverso videoregistrazioni.

La condivisione di propri vissuti di esperienza sulle reti sociali virtuali, attraverso la nascita di comunità di pratica composte da persone affette da una determinata malattia rappresenta un'altra forma di fonte narrativa, in una chiave di confronto di gruppo.

Una patologia di breve decorso non richiede necessariamente uno sforzo narrativo ma molte altre malattie di maggior rilievo, possono trovare giovamento dalla esternazione di situazioni personali del paziente fornendo al medico utili spunti per una terapia mirata.

Ed è bene ricordare che i malati sono persone e non solo, un insieme di organi da curare.

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