MARGINALMENTE N. 162 del 16.dic.2017

ANCHE IL “RISCATTO” PER LA CAPARRA?!

La fantasia tassatrice al potere: ovvero, ecco la tassa che non avresti mai pensato esistesse.

Non so se quello di cui sto per scrivere è un’ “ideona” solo del Comune della mia città, Taranto, oppure se è una prassi generale garantita da leggi e regolamenti.

Mi spiego subito. Per costruire un loculo di due metri cubi nel cimitero comunale occorrono: 1 – una documentazione alta un centimetro e mezzo; acquisto del suolo; progetti e ingegneri; marche da bollo a iosa; dichiarazioni di inizio lavori e di fine lavori; tasse comunali, tasse sanitarie e il pagamento della verifica dei lavori; eccetera. Come fosse un palazzo. Fra tutti i soldini che il cittadino paga c’è anche una somma di 310 euro che dev’essere versata come cauzione. Significa che se durante il lavori di realizzazione del loculo si dovessero procurare danni (ma a cosa?) il Comune ha già questo gruzzoletto per mettersi al sicuro. Ovviamente, essendo una caparra, è prevista la restituzione – qualche mese dopo – una volta verificato che non ci sono stati danni.

Voi pensate che il Comune, attraverso i suoi uffici, una volta accertato l’inesistenza di danni, vi mandi a casa il danaro? Ingenui e ignoranti dell’avidità della cosa pubblica nei confronti del vile servo cittadino: la caparra dovete…riscattarla. Proprio così. Benché sia scritto che il deposito cauzionale è infruttifero (cioè non vi danno un centesimo di interessi) dovete compilare il modulo dell’istanza indicando il vostro Iban e versare la sommetta di 41 euro su un conto corrente postale intestato alla tesoreria del Comune con la causale “svincolo deposito cauzionale”. Capito? Dovete pagare una somma pari al 13 per cento per riavere i vostri soldi.

Ora, se qualcuno di voi mi trova una qualsiasi giustificazione perché il cittadino debba pagare questi 41 euro, gli offro il pranzo di Natale. Piove, governo ladro!

SINISTRA E DESTRA PARI NON SON

Trovo sempre gente che mi dice: “Ormai non ha più senso la distinzione destra e sinistra…”. E’ il modo più spiccio, considerato che il centro è stato pietosamente inumato, per evitare a se stessi il “fastidio” di andare a votare o per fare l’allegra scelta (come la famosa vedova) del partito degli alberghi, il M5s che nei giorni dispari è di sinistra e in quelli pari è di destra.

E invece no, cavolo! La differenza c’è ed è enorme, l’ha evidenziato bene il Messaggero di giovedì pubblicando due notizie in pagine frontali. La prima riguardava Silvio Berlusconi il quale, avendo fatto ancora pochi casini, si è lasciato andare a una dichiarazione in favore di Benito Mussolini, dicendo che il Duce non merita di essere ricordato come un dittatore perché “Forse un dittatore proprio non era…nel suo piccolo…”. Grandi strilli e “lai” sul fronte antifascista mentre lo stesso giorno Massimo D’Alema, riemerso vivo dallo sfasciacarrozze renziano, ha dichiarato che Stalin forse un po’ cattivo lo era, ma che Vladimir Ilich, detto Lenin, proprio no. “Con la rivoluzione d’ottobre ci furono eventi negativi, degenerazione autoritaria, ma io non credo che lo stalinismo sia stato in continuità con il leninismo”. Insomma, se questi saranno i temi della campagna elettorale, prepariamoci ad andare al mare in marzo.

GALEOTTO L’APPUNTAMENTO MATTUTINO

Ricordate i racconti a luci rosse sul caso del produttore americano Weinstein? Molte attrici, e fra le prime la nostra Asia Argento, hanno raccontato con dovizia di particolari le molestie subite. Tutte avventura incominciate con un “Mi invitò a casa sua, poi improvvisamente si mise nudo e mi chiese di toccarlo”.

Ecco, quando il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, ha dichiarato alla commissione parlamentare che effettivamente (come rivelato nel libro di Ferruccio De Bortoli) Maria Elena Boschi, allora ministro delle Riforme, gli parlò di Banca Etruria e della nomina del padre, è scoppiata la bomba. Ma la Maria Elena nazionale ha replicato dicendo tre cose: che lei non si dimette; che lei non è attaccata alla poltrona ma alla verità; che Giuseppe Vegas fu lui che: “Mi invitò ad andare una mattina a casa sua alle ore 8, ma io non ci andai”.

E si è fermata lì. L’impressione è che se Vegas dovesse insistere a metterla in mezzo su quella storiaccia, il prossimo capitolo della Boschi potrebbe essere ancora l’appuntamento a casa del potente presidente della Consip, ma con un finale alla Weinstein. Capisciammè…

Antonio Biella

Lascia un commento

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy