Che sia più tardi possibile la mia entropia. Ma che roba è?

Carlo Rovelli, nel suo interessante, bel libro purtroppo non tutto comprensibile per un ignorante come me, “L’ordine del tempo” (Adelphi), scrive: “Mi piace la prospettiva di gustare ancora questo calice d’oro, la vita che pullula, tenera e ostile, chiara e inconoscibile, inaspettata… ma ho già bevuto molto a questo calice dolce e amaro, e se proprio ora arrivasse l’angelo a dirmi: «Carlo, è ora», non gli chiederei di lasciarmi finire la frase. Gli sorriderei e lo seguirei”.

Questo scrive il noto fisico a sessant’anni appena. Io che di anni ne ho una ventina di più, all’angelo mio chiederei di aspettare, aspettare ancora un po’ d’anni, perché l’ora che forse potrebbe anche andare bene per me (forse, ho detto forse), sicuramente non andrebbe bene per le persone che amo e che mi amano. Aspetta, angelo, aspetta che io diventi vecchio, aspetta che loro si abituino all’idea di perdermi, che diventi magari un vecchio rompiscatole, brontolone. Aspetta, angelo, aspetta che il vecchio venga loro quasi a noia, aspetta che vadano ancora avanti negli anni, le care figlie e la moglie, così che abbiano meno a soffrire della mia mancanza. Mi vogliono bene, capisci angelo? E io voglio bene a loro e non voglio che soffrano. Più tempo passerà, più vecchio diventerò e meno soffriranno o perlomeno sarà più breve il tempo senza di me. Capisci angelo? Devi spettare. Magari, quando sarò vecchio vecchio, impareranno a fare tutte le piccole cose che faccio e che non sarò più in grado di fare. Oggi sono ancora io a sostituire le lampadine che si fulminano, a cambiare un interruttore, a riparare una maniglia, uno sportello. Adesso che si avvicina il Natale, chi scende giù in cantina a prendere l’albero? A loro non piace scendere in cantina. Lascia che passino ancora molti Natali, angelo, sii gentile. Fino a che posso scenderò io in cantina. E poi, senti, devo ancora capire bene che cosa sia l’entropia, ché non mi è entrata bene in testa nonostante le spiegazioni del professor Rovelli nel suo bel libro. La mia morte è entropia? Angelo mio, che sia più tardi possibile la mia entropia. Ma che roba è?

Renato Pierri

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