TOUR 2017: LA VITTORIA E’ DI FROOME MA IL FUTURO E’ DI ARU


Chris Froome ha vinto il suo quarto Tour de France davanti ad un ritrovato Rigoberto Uran e all'idolo di casa Romain Bardet. Il risultato è molto simile rispetto a quello degli scorsi anni, in cui Froome e la sua squadra hanno dominato la corsa (quattro successi in cinque anni). Quest'anno però l'inglese non ha dato l'impressione di essere così forte come nelle edizioni precedenti. Se in passato Froome guadagnava diversi minuti nelle prime due settimane e si difendeva nella terza, quest'anno il britannico non ha fatto la differenza in salita (in due circostanze è stato pure staccato) ma solo a cronometro. Le sue “frullate” non sono sembrate potenti come quelle del 2013, e persino il suo compagno di squadra Landa (arrivato quarto ad un solo secondo da Bardet) ha più volte dimostrato di avere una gamba migliore rispetto a quella del suo capitano.


Per Froome si tratta del suo primo successo stagionale, infatti il britannico non ha vinto né una tappa alla corsa gialla né nelle corse di preparazione. Negli anni passati ci aveva abituato diversamente, con attacchi ripetuti e talvolta mostruosi, come avvenne ad esempio sul Mont Ventoux dove con una serie di “frullate” impressionanti si levò di ruota prima Contador e poi Quintana. Non sembra invece cambiata la potenza della squadra: infatti Kwiatkowski e Landa hanno fatto esattamente ciò che fecero qualche anno fa Porte e Poels.


Il britannico ha già detto che tornerà l'anno prossimo per provare a vincere cinque Tour come Indurain, Anquetil, Hinault e Merckx. In molti però proveranno a scalzarlo dal gradino più alto del podio, soprattutto alla luce di quelli che sembrano i primi segni di un affaticamento dovuto anche all'età. Fa piacere però vedere che il corridore che ha messo più in difficoltà Froome sia stato il nostro Fabio Aru. Il sardo, nonostante rientrasse da un infortunio, si è presentato alla corsa gialla in ottima forma ed è riuscito a vincere il primo arrivo in salita: successivamente ha di nuovo staccato il britannico ed ha così vestito per due giorni la maglia gialla. Forse anche a causa di uno stato di forma troppo avanzato al campionato italiano, il capitano dell'Astana ha pagato gli sforzi nella terza settimana ed è sceso giù dal podio.


Gli altri avversari, nonostante un miglior piazzamento in classifica, sono sembrati più arrendevoli di Aru. Il primo che viene in mente è Uran: il colombiano, arrivato a meno di un minuto da Froome, non ha mai attaccato il britannico ed è sempre rimasto a ruota dei migliori; la sua costanza lo ha però aiutato ad arrivare secondo. Anche il beniamino Bardet non ha mai fatto molto per creare difficoltà a Froome; inoltre le sue pessime prestazioni a cronometro lo costringono sempre ad inseguire e a recuperare terreno. Contador e Quintana invece non sono mai stati in gara per il successo finale: il primo ormai sembra arrivato alla fine della carriera dopo aver regalato emozioni per dieci anni al Tour, mentre il secondo ha pagato le fatiche del Giro. Da tenere d'occhio ci saranno Landa, in procinto di lasciare la Sky, ed il vincitore della maglia a pois e di due tappe Barguil. Entrambi in salita hanno sfoderato ottime prestazioni e l'anno prossimo correranno per vincere un grande giro.


Già a settembre potremo vedere alla Vuelta se le gerarchie sono cambiate nel mondo del ciclismo oppure se la “vecchia guardia” di Froome e Nibali riuscirà a respingere i dubbi relativi alle loro prestazioni.

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