Siared: dal laboratorio al paziente, ecco medicina traslazionale

ROMA – Trasferire in modo efficace le conoscenze teoriche alle situazioni reali, con la consapevolezza che le nuove tecnologie devono accompagnare i professionisti verso la sempre maggiore tutela del benessere dei pazienti. Questo il focus del 13esimo congresso nazionale della Siared, la Societa’ italiana di Anestesia, rianimazione, emergenza e dolore, in corso a Roma fino a domani alla presenza di oltre 500 specialisti del settore.
Paolicchi: “Anestesia su misura per raggiungere migliori benefici”
Un appuntamento dedicato alle ‘nuove frontiere” del settore che rende indispensabile una crescita costante dei professionisti, come spiega la presidente Siared, Adriana Paolicchi: “L’applicazione e’ fondamentale soprattutto per trattare il paziente critico in terapia intensiva. Ma le nuove tecnologie sono applicate anche nell’area del dolore e dell’emergenza, che ci riguarda direttamente”.
Un aspetto su cui insistere e’ la tailored anestesia, ovvero a misura di ogni paziente che sostituisce l’approccio con dosaggi standard dei farmaci: “Il monitoraggio adeguato ci permette di migliorare le nostre conoscenze- spiega Paolicchi- in modo da rispondere meglio alle esigenze di ogni singolo individuo“. Ad esempio, “oggi i pazienti sono sempre più anziani e hanno delle caratteristiche diverse rispetto ai più giovani”.
Oppure, altri ambiti di applicazione “sono quello della terapia intensiva, per cui richiedere esami specifici a beneficio del paziente- prosegue la presidente Siared-, o della terapia del dolore e del trattamento post-chirurgico con tecniche loco-regionali diverse per ogni tipo di intervento”. E cosi’ i nuovi impulsi per la gestione del malato tengono conto “dell’antibioticoterapia evidence based, della programmazione e del trattamento del delirio- conclude Paolicchi-, la cui prevenzione e’ multidimensionale e deve prevedere tra l’altro un trattamento adeguato del dolore, l’uso limitato della sedazione profonda, la mobilizzazione precoce, la promozione del sonno, la rimozione precoce dei mezzi di contenimento“.
Cos’è la medicina traslazionale?
Fondamentale come concetto, al punto di rivestire un ruolo di filo conduttore, e’ il passaggio dal laboratorio al letto del paziente: e’ la cosiddetta medicina traslazionale. Si tratta di “avvicinare i risultati della grande opera di ricerca nei laboratori al progresso clinico e in ultimo al beneficio per i pazienti”, chiarisce la presidente Siared. Come per tutti gli approcci nuovi, la corretta applicazione della medicina traslazionale incontra ancora degli ostacoli, a causa del persistere di limiti formativi, tecnologici e organizzativi in ambienti sanitari. E questo nonostante l’obiettivo sia proprio eliminare le barriere che troppo spesso si creano tra il laboratorio e la clinica. Una problematica comunque destinata a cambiare: l’evoluzione delle conoscenze scientifiche e tecnologiche infatti, spiegano dal congresso Siared, sta rapidamente modificando i percorsi di cura verso un futuro avvicinamento tra i due poli per offrire le migliori cure al paziente.
Vergallo: “Sfida e’ superare il gap tra innovazione e risorse”
“Stiamo assistendo a un progresso estremamente rapido delle nuove tecnologie, che si traducono in strumentazioni sempre più sicure e sofisticate per la tutela dei pazienti ma anche degli operatori sanitari, medici in primis, che si occupano di loro nelle situazioni più delicate”. A dirlo e’ Alessandro Vergallo, presidente nazionale di Aaroi Emac, l’associazione Anestesisti rianimatori ospedalieri italiani emergenza area critica. Il rovescio della medaglia e’ che “certamente al progresso tecnologico cosi’ rapido fanno fatica a star dietro gli stanziamenti per le risorse, che poi devono essere impiegate per acquistare le nuove tecnologie da mettere a disposizione”.
“Questo gap e’ il fattore critico- sottolinea Vergallo- La sfida e’ riuscire a superarlo cercando di ottimizzare la distribuzione dei fondi, anche andando a individuare i centri di eccellenza su cui focalizzare la maggior parte degli interventi operatori o delle degenze in rianimazione”.
Per Vergallo le innovazioni che promettono di avere un maggiore impatto sul lavoro sono quelle che riguardano “la strumentazione diagnostica, che consente ad esempio di aumentare la sicurezza delle cure”. Ricerca e innovazione, inoltre, mettono sempre più il medico nelle condizioni di doversi confrontare con problematiche di impatto etico, anche in relazione alle scelte cliniche da compiere.
“Le nuove tecnologie devono essere guidate nella loro applicazione da uno sviluppo dell’etica professionale“, conferma Vergallo. Per fare un esempio, “se ho teoricamente a disposizione un nuovo ritrovato, come medico sono obbligato eticamente a usarlo per assicurare la migliore qualita’ delle cure. Ma se invece ho delle difficolta’ a reperirle nel mio ospedale, si pone un problema che pero’ non possiamo affrontare da soli”. Infatti, spiega in conclusione il presidente Aaroi Emac, “sono la politica e gli amministratori del Sistema sanitario nazionale a doverci dare una mano nel trovare coerenza tra il progresso tecnologico e la disponibilita’ di strumentazioni e attrezzature“.

Aaroi Emac: “In calo denunce contro anestesisti rianimatori”

ROMA – Denunce in calo nei confronti degli anestesisti rianimatori. A dimostrarlo è la seconda edizione dello Studio Aaroi Emac, realizzato dall’Osservatorio nazionale permanente sul contenzioso medico-legale istituito dall’Associazione nel 2016 e presentata al 13esimo congresso Siared in corso a Roma.
I dati dello Studio Aaroi Emac
Prendendo in esame il triennio 2014-2016, emerge che le denunce analizzate sono state complessivamente 1.382 per un totale di 873 sinistri su oltre 10mila Iscritti all’Associazione. In dettaglio, nel 2014 sono state rilevate 540 denunce e 333 sinistri, 458 denunce e 263 sinistri nel 2015 e 384 denunce e 277 sinistri nel 2016. Oltretutto, la riduzione delle denunce acquista un maggiore significato se si considera che nel triennio analizzato sono di contro aumentati gli iscritti all’Aaroi Emac.
Record negativo al Sud
L’indagine ha tenuto poi conto della distribuzione territoriale, da cui risulta il record negativo del Sud con 412 sinistri, seguito dal Nord con 303 e dal Centro, staccato a quota 152. Un dato che tuttavia va letto insieme alla distribuzione territoriale degli eventi per posto letto. In questo caso la ‘classifica’ cambia: il Sud rimane comunque il territorio con una maggiore incidenza di sinistri con 2,27 eventi per 1.000 posti letto all’anno, ma è seguito dal Centro con 1,30 eventi per 1.000 posti letto all’anno e infine dal Nord con 1,09 eventi. Ulteriore conferma del trend arriva dal numero di eventi per milioni di abitanti all’anno, pari a 6,58 al Sud, 4,28 al Centro e 3,64 al Nord. “Questa riduzione può avere due spiegazioni- evidenza Franco Marinangeli, consigliere Siared e direttore scientifico di ‘SimuLearn’- O si è verificato un miglioramento organizzativo all’interno delle strutture sanitarie, oppure una maggiore attenzione dei magistrati nel valutare le cartelle cliniche”. In ogni caso l’indagine “è uno strumento indispensabile per valutare le azioni messe a punto e quelle da programmare”.
In questo senso assume importanza alla luce della recente approvazione in Parlamento della legge Gelli sulla Responsabilità professionale. “Non si tratta di uno studio occasionale- prosegue Marinangeli- ma di una analisi utile per controllare l’andamento della professione, in modo da sanare alcune criticità. Nello specifico, valutiamo le cartelle a nostro carico e nel nostro centro di formazione ‘SimuLearn’ mettiamo in campo tutte quelle azioni che consentono di preparare al meglio gli anestesisti rianimatori”.
I dati in riferimento alla dimensione e al tipo di struttura
L’indagine ha elaborato i dati anche rispetto alla dimensione della struttura mostrando come il numero di sinistri per 1.000 posti letto all’anno è maggiore nelle strutture più piccole (2,08), ossia con meno di 120 posti letto, mentre è decisamente minore nelle strutture con più di 500 posti letto (1,18). Intermedio il valore per quel che riguarda le strutture tra i 120 e 500 posti letto (1,56). Altro dato significativo riguarda la tipologia della struttura: in riferimento al numero di posti letto, la diffusione degli eventi rilevati è di gran lunga superiore nel privato con 7,64 eventi per 1.000 posti letto rispetto a 2,01 eventi del pubblico.
Le caratteristiche dei medici denunciati
Lo studio Aaroi Emac ha inoltre valutato le caratteristiche dei medici denunciati, che nel 70% dei casi sono professionisti del Servizio sanitario nazionale, nel 12% liberi professionisti, nel 16% dipendenti di struttura privata, nell’1% si è trattato di eventi in intramoenia. Nel 60% le denunce hanno riguardato maschi, nel 38% femmine, mentre nel 2% non è stato specificato. Rispetto all’esperienza lavorativa, l‘identikit dice che nel 24% dei casi si è trattato di medici giovani con meno di 5 anni di esperienza, nel 40% di medici maturi, ossia tra 5 e 20 anni di esperienza, e nel 36% dei casi di medici esperti con oltre 20 anni di esperienza.
È poi vero che se gli anestesisti rappresentano una delle categorie mediche con meno denunce a carico, nel 72% dei casi però queste ultime sono riferibili a decessi e nel 25% a lesioni permanenti. In piccola percentuale vengono indicati danni morali o patrimoniali. Infine, gli eventi denunciati si sono verificati nel 39% dei casi in sala operatoria, nel 30% in terapia intensiva, nel 24% in altri reparti, in percentuali minori sul territorio o durante trasporti. Sul totale degli eventi segnalati, nel 60% dei casi si tratta di sinistri con un legame diretto o indiretto con l’area dell’anestesia.

Lascia un commento

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy