MARGINALMENTE n. 132 del 13.mag.2017



La stampa prona davanti a Renzi


“L’episodio che mi lasciò di stucco accadde in occasione delle sue brevi vacanze (di Renzi) – siamo nell’agosto del 2014 – in un albergo di Forte dei Marmi di proprietà di un suo amico”. Il racconto è di Ferruccio De Bortoli, ex direttore del Corriere della Sera, ed è un’anticipazione del suo libro “Poteri forti (o quasi)”. Non vi parlo della notissima rivelazione che De Bortoli, nel libro, fa circa le presunte intromissioni dell’allora ministro Maria Elena Bosco nelle questioni bancarie che interessavano anche suo padre.


Ma ecco l’episodio di grave intimidazione nei confronti di un giornalista raccontato da De Bortoli. “Il collega Marco Galluzzo, che lo seguiva con professionalità e rispetto, prese una stanza nello stesso albergo. Niente di male. L’albergo era aperto a tutti. (…) Al telefono, Galluzzo mi spiegò di essere stato avvicinato dalla scorta del premier che gli aveva intimato di lasciare subito l’albergo. Questo il suo racconto: “Mi avvicinai al tavolo del ristorante dove Renzi cenava, nella terrazza dell’albergo, con la moglie e i figli. Mi fu possibile solo salutarlo e per un attimo stringergli la mano, poi cominciò a gridare, lasciando di stucco i tavoli degli altri ospiti, gruppi francesi, tedeschi e russi. E anche Agnese, che mi rivolse uno sguardo di comprensione, quasi di vergogna. Gridava talmente forte, inveendo contro il Corriere che invadeva la sua privacy, che la scorta accorse come se lui fosse in pericolo. Venni anche strattonato. Dovetti alzare la voce per dire al caposcorta di non permettersi. Lui reagì minacciandomi. Mi disse che tutta la mia giornata era stata monitorata, dal momento in cui avevo prenotato una camera nello stesso albergo, e che di me sapevano tutto, anche con sgradevoli riferimenti, millantati o meno conta poco, alla mia vita privata”.


E De Bortoli, infine, commenta: “Insomma, intollerabile. Se Berlusconi avesse fatto una cosa simile saremmo tutti insorti”. Già, come mai l’intera classe dei fieri giornalisti con schiena più che dritta verso Berlusconi, da anni si trova a novanta gradi di fronte a Re Renzi?


L’estremismo veste la toga


A proposito di Berlusconi (eccolo che torna sempre a galla…). Se i giudici della Cassazione si fossero rivolti alla signora Veronica Lario, ex moglie del Silvio nazionale, destinataria di un assegno di mantenimento da 1.600.000 euro al mese (unmilioneseicentomilaeuroalmese!) avrei anche capito. Sì, sto parlando dell’ennesima sentenza shock della Suprema Corte, quella Cassazione che già tanti guai ha procurato a questo povero Paese. L’aver stabilito con sentenza che ora, in caso di divorzio, il coniuge più debole (quasi sempre la donna) non deve avere più un indennizzo “per mantenere lo stesso tenore di vita”, sembra una scelta saggia. Sì, saggia se si pensa a Veronica Lario che, per conservare lo stesso tenore di vita becca l’astronomica cifra mensile già detta. Ma una poveracrista? Già, se togliamo i milioni dei Berlusca e passiamo alle centinaia di euro di una normale famiglia, come finisce la storia?


Finisce che la donna spesso rinuncia a realizzare se stessa con il lavoro (magari dopo aver anche conseguito una laurea) e si dedica alla crescita, alla cura, all’educazione e all’istruzione dei figli. Poi, quando gli anni mostrano i loro segni, l’uomo si sceglie una donna più giovane e manda a quel paese la moglie senza preoccuparsi non del ricco tenore di vita, ma della sopravvivenza stessa. Perché qualcuno mi deve dire dove va a trovarsi un lavoro, oggigiorno, una donna di cinquant’anni che in curriculum può vantare forse solo uno sterile titolo di studio e come unica esperienza lavorativa quella di “mamma di famiglia”.


Come ha ben detto Adinolfi (contestatissimo in una trasmissione televisiva) questo è l’ennesimo colpo all’istituto del matrimonio. Hai voglia a parlare di famiglia, di figli, di progetto di vita, di incremento della natalità: fra poco vivremo come i cani per la strada ma accuratamente sterilizzati per poter esercitare a volontà la sessualità senza mettere al mondo povere creature incolpevoli delle bizze dei loro genitori.


E poi verrà qualcuno a spiegarci che è un bene che altri popoli si stabiliscano da noi, sostituendoci, procreando, magari secondo i loro costumi, con la poligamia e con la donna sottomessa a forza di botte. Auguri!


E’ sempre guerra in Rai


Le notizie che vengono dalla Rai sembrano un bollettino di guerra. Al centro di questa guerra c’è il direttore generale, Antonio Campo Dall’Orto, quello piazzato al comando dell’azienda televisiva di Stato dall’allora presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ora pentito della scelta. Da una parte c’è la polemica interna perché il direttorissimo, pensando che i dodicimila dipendenti Rai non siano sufficienti, ha avviato 244 nuove collaborazioni. Eh dài! Tanto, pagano i fessi!


D’altra parte, il Campo Dall’Orto ha affidato a Milena Gabanelli (la storica ex conduttrice della trasmissione “Reporter”, andata in rotta di collisione con il gruppo renziano) nientemeno che il nuovo portale della Rai, Rai24, sul web. A questa decisione si oppone una parte del Consiglio di Amministrazione con la presidente Monica Maggioni in testa. Insomma, mentre il Paese langue e muore, nel Palazzo continuano a spartirsi le brioches.


Un Paese fuori controllo


Non dite che rompo sempre, però trovatemi voi un altro Paese (che non sia il solito Burundi…) dove un’azienda per lo stoccaggio e lo smaltimento di rifiuti industriali fosse essa stessa “impestata” di amianto. Sto parlando, come avrete capito, dell’azienda andata in fumo a Pomezia. Io chiedo a voi: ma avete idea di quanta burocrazia avvolga un’azienda per lo smaltimento di rifiuti pericolosi come quelli industriali? Immaginate questa burocrazia di quante “carte” si componga, dei quanti permessi, di quanti collaudi, di quanti controlli?


Niente! A Pomezia, l’azienda che avrebbe dovuto essere super controllata aveva…i tetti di amianto!


Perciò, non stupitevi quando leggete notizie del tipo che certi tutori della legge (parlo, ovviamente, molto in generale) vanno a redigere pesanti verbali al tabaccaio che regala una caramella a un bambino senza battere il rispettivo scontrino. Il verbale al tabaccaio della caramella serve a occupare quel tempo che – magari per pigrizia – non si vuole impegnare per scoprire i grandi evasori e le gravi violazioni di legge. E sempre Viva l’Italia!

Antonio Biella

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