SOTTO UN CIELO AZZURRO

Sotto il cielo azzurro di Roma d’estate si compiono tante cose: i bambini giocano senza sosta, la gente va al mare su tram sconnessi verso il Lido, i banchi del mercato sono un bazar allegro di merci e richiami, i ragazzi intonano serenate sotto le finestre della ciumachella di turno. Perfino durante la guerra, con tutti gli uomini al fronte, le abitudini non conoscono soluzioni di continuità: la guerra è un incidente che scorre lontano come un panorama al Gianicolo. Poi un giorno di luglio le bombe “alleate” cadono su San Lorenzo e il bombardamento porta la morte dentro le case, come il sonoro prepotente di una guerra non intesa dai residenti. E tutto cambia. O sembra cambiare. Perché il capolavoro semantico di Roma è quello di continuare a prevalere con la sua identità immutabile anche a dispetto di un evento capace di distendere a lutto e rovina quartieri sorti per alloggiare le immense declinazioni della vita. Da questo spunto narrativo prende le mosse il racconto intitolato “Sotto un cielo azzurro” che ha debuttato ieri sera sulla ribalta del teatro “Lo Spazio”: una narrazione densa di commozione e passione con cui la regista e autrice Mariella Pizziconi ha voluto rievocare il dramma personale della nonna, che nel bombardamento del 19 luglio 1943 perse tre figli.
La drammatizzazione è tutta compresa nell’ordito di racconti che si avvicendano, alternandosi ai canti della tradizione romanesca, coi personaggi che si raccontano nel loro inatteso dimenarsi dentro un dramma non creduto fino alla fine, come di qualcosa che non può appartenere alla Città Eterna per un’inviolabile pretesa divina. Ma la vicenda del bombardamento di San Lorenzo è soltanto un punto di partenza: al netto di qualche venialità retorica c’è spazio in questo racconto per ogni tipo di guerra, e perfino per la pietà verso il nemico invasore e assassino, come in un insistito manifesto pacifista che sa d’altri tempi. Ma che non ha mai tragicamente perso di attualità. Si voleva parlare di guerra, ma alla fine a prevalere è il racconto di Roma, che nella circolarità del suo divenire sempre uguale a se stesso, vede 70 anni dopo lo stesso brulicare sconnesso e vociante sotto un cielo azzurro, con il mare a portata di tram.
Con Veronica Milaneschi, Monica Cecchini, Simona Ciammaruconi, Manfredi Gelmetti, Veronica Cinque, Lavinia Origoni, Lorenzo Benvenuti e Sara Persichetti. Aiuto regia Veronica Cinque. Suggestivi alcuni passaggi ritmati e danzati a cura di Manfredi Gelmetti, gli arrangiamenti musicali delle canzoni romane cantate dal vivo sono curati da Andrea Terrinoni.

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