Maryam Rajavi: “Il rovesciamento del regime iraniano è indiscutibile e inevitabile”

CNRI – Tirana, Albania – Commemorazione del sesto anniversario dei martiri dell'epica battaglia ad Ashraf dell'8 Aprile. Maryam Rajavi, la Presidente eletta della Resistenza Iraniana ha partecipato alla cerimonia e ha fatto il seguente discorso.
Compagni Iraniani,
Sorelle e fratelli,
Ci siamo riuniti qui oggi per celebrare il sesto anniversario dell'epica battaglia del PMOI ad Ashraf dell'8 Aprile 2011.
Una splendida resistenza ed una gloriosa battaglia.
Uno scontro impari tra i residenti di Ashraf, a mani vuote ma fieri, da una parte e le forze armate del governo-fantoccio del regime teocratico in Iraq, armati fino ai denti, dall'altra.
In quel giorno gli Humvees e gli APC delle forze irachene sono passati sui corpi dell'Organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano (PMOI/MEK), i loro proiettili hanno bucato il loro petto e le loro teste. Trentasei membri del PMOI (MEK) hanno dato la loro vita per la libertà dell'Iran. Ma alla fine Khamenei e Maliki sono stati quelli che non sono riusciti a conquistare Ashraf. E il PMOI (MEK) ne è uscito fiero e trionfante nonostante le ferite e la perdita dei loro cari.
Viva le mie care sorelle cadute Asiyeh Rakhshani, Fatemeh Massih, Marzieh Pourtaghi, Nastaran Azimi, Fa'ezeh Rajabi, Mahdieh Madadzadeh, Shahnaz Pahlavani e Saba Haftbaradaran.
Queste eroine hanno gettato le basi del nuovo Consiglio Centrale del PMOI quel giorno, con la loro lotta coraggiosa e l'infinito sacrificio sul fronte di mille donne valorose.
E viva i miei cari fratelli caduti, Hassan Avani, Jafar Bareji, Mohammadreza Yazdandoust, Golamreza Talghori, Ahmad Aghaii, Morteza Behesthi, Ali-Akbar Madadzadeh, Ghassem Etemadi, Nasser Sepahpour, Mohammadreza Pirzadi, Amir Massoud Fazlollahi, Hossein Ahmadi, Zohair Zakeri, Hanif Kafaii, Mohammad Ghayyoumi, Khalil Ka'abi, Saeed Chavoshi, Massoud Hajilouii, Saeedreza Pour Hashemi, Vargha Solaimani, Behrouz Sabet, Fereydoon Ayni, Zia'ollah Pour Nader, Mehdi Barzegar, Majid Ebadian, Alireza Taherlou, Bahman Atighi e Mansour Hajian.
Questi eroi hanno creato la nuova organizzazione del PMOI (MEK) e ancora una volta hanno sventolato la bandiera di una totale e disinteressata battaglia per la libertà ad Ashraf.
Vorrei ripetere le parole di Massoud (Rajavi) a questi martiri, quando ha detto: “Salute a voi che avete mantenuto la vostra promessa di combattere con tutta la vostra potenza nella maniera più incredibile e impressionante… Salute a voi che avete insegnato lezioni nuove all'umanità moderna, lezioni che sono senza precedenti nella storia di tutte le guerre nazionaliste, patriottiche e rivoluzionarie… Questo è un sacrificio enorme per la libertà dell'Iran”.
E da parte mia, del PMOI (MEK) e di ogni iraniano amante della libertà, io vi dico che noi manterremo le fiamme del vostro ricordo, dei vostri nomi, di ciascuno di voi, accese e vive per sempre. La fiamma del vostro sacrificio resterà accesa nelle nostre anime fino a che il vostro popolo non abbraccerà la libertà tango agognata.
Dal punto di vista di Khamenei, l'attacco dell'8 Aprile 2011 ad Ashraf è stata una reazione alle proteste popolari in Iran, come anche nel 2009.
Sebbene Khamenei fosse impantanato nell'impasse delle proteste popolari in patria, nelle sanzioni per il nucleare e nella guerra in Siria, optò di attaccare il PMOI (MEK) in Iraq, che era stato gradualmente occupato dal regime teocratico.
In realtà il PMOI (MEK) e le proteste del popolo iraniano, sono sempre stati un identico fenomeno per Khamenei.
I mullah al potere in Iran sentono le grida di protesta del PMOI (MEK), dell'esercito per la libertà e della Resistenza Iraniana, in ogni manifestazione popolare che, alla fine porrà fine alla loro tirannia religiosa. Sì, il rovesciamento e la fine del regime dei mullah è certo e inevitabile.
Cari compatrioti,
L'attacco selvaggio di Khamenei e Maliki contro il PMOI (MEK) ad Ashraf l'8 Aprile 2011, è stata una delle disastrose conseguenze della politica dei paesi occidentali, in particolare degli Stati Uniti, negli ultimi 16 anni, che è stata unicamente nell'interesse dei mullah a Teheran. Lo stesso è vero per gli altri sei massacri compiuti ad Ashraf e a Camp Liberty e per il trasferimento della protezione di Ashraf alle forze armate del governo-fantoccio dei mullah in Iraq.
Sarebbe interessante per voi sapere che la notte dell'attacco, le forze statunitensi di stanza ad Ashraf hanno lasciato il campo senza preavviso. Che vi piaccia o no, le truppe di Maliki hanno approfittato di questo atto, come se fosse un via libera per la loro missione.
Due minuti dopo le 23:00, Tahar Boumedra inviò un messaggio ad Ashraf, esattamente alle 23:02. In quel periodo Boumedra guidava l'ufficio diritti umani dell'UNAMI. Aveva inviato un messaggio per conto dell'ambasciata americana e dell'ufficio del Dipartimento di Stato americano incaricato del caso di Ashraf, il quale diceva che il generale Ali Ghaydan (comandante delle truppe di terra di Maliki) aveva ordinato alle forze di sicurezza di confiscare le terre vuote ad Ashraf senza fare del male ai residenti. Il messaggio sottolineava esplicitamente che, secondo l'ordine di Maliki, le forze di sicurezza non dovevano ricorrere alla violenza.
Questa e-mail è uno dei documenti di Ashraf che è stato sottoposto alla Corte Internazionale in Spagna. Questa e-mail sottolineava che il Primo Ministro (cioè Maliki), aveva precisato che lo scopo del Governo dell'Iraq era quello di trovare una soluzione pacifica e sperava che si sarebbe trovata una soluzione umanitaria per questa situazione…
Ma in meno di sei ore iniziò l'attacco, con veicoli blindati e mitragliatrici automatiche che aprirono il fuoco sui residenti. Risultò chiaro allora che il messaggio di Maliki era stato solo un pura e semplice menzogna con cui si era tentato di portare l'unità americana fuori da Ashraf e di rimuovere tutti gli ostacoli al massacro.
La politica del silenzio e dell'inazione di fronte all'attacco contro Ashraf in seguito ha aperto la via al regime teocratico, per altre aggressioni nella regione, per fomentare la guerra in altri paesi, violando la loro sovranità nazionale.
Se Khomeini non avesse creato il suo governo teocratico in Iran sotto la bandiera dello sciismo, il mondo non avrebbe mai conosciuto il fenomeno del Daesh e del Califfato Sunnita, che sono gli immediati sottoprodotti del fascismo religioso rinnovato e avviato da Khomeini.
La verità è che la maggior parte dei disastri che attanagliano e devastano il Medio Oriente oggi, sono stati causati in origine dai governi occidentali e soprattutto dalle concessioni degli Stati Uniti al regime teocratico in Iran.
Immaginate se la reazione e la risposta di oggi agli attacchi con armi chimiche del regime di Assad e al massacro di gente indifesa e di bambini innocenti, ci fosse stata quattro anni fa. La situazione nella regione, con 11 milioni di profughi siriani e milioni di persone senza casa, non sarebbe stata completamente diversa oggi?
Sì, se non ci fosse stato un ritardo di quattro anni nella risposta agli attacchi con armi chimiche, il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie sarebbe riuscito ad alimentare e ad espandere la guerra e la distruzione in Siria? Come avrebbe potuto il numero dei morti in Siria superare il mezzo milione?
Ecco perché popolo e i dissidenti siriani hanno accolto con favore l'attacco missilistico sugli impianti chimici di Assad e sulle basi aeree. Al contrario, il regime teocratico lo ha condannato con decisione. Si è cercato di negare che ci sia stato un qualunque attacco con armi chimiche da parte di Bashar Assad. Ma se la dittatura religiosa di Teheran non fosse coinvolta in questo crimine disumano, o non avesse incoraggiato il dittatore siriano a compiere questo attacco, perché sarebbe necessario nasconderlo?
Questo è il motivo per cui dichiariamo: dopo anni di compiacimento del regime iraniano e di quello siriano, che non ha prodotto alcun risultato se non sempre più crimini di guerra e più crimini contro l'umanità, lo smantellamento degli impianti chimici, delle basi e della macchina da guerra e da repressione in Siria deve essere completato dall'espulsione del regime iraniano e delle sue truppe mercenarie dalla Siria, dall'Iraq e dello Yemen.
Questo è il motivo per cui dichiariamo: cacciare il padrino e principale stato sponsor del terrorismo nel mondo di oggi, è il requisito fondamentale per la pace e la tranquillità della regione e del mondo e per sradicare il fondamentalismo e il terrorismo.
Compagni iraniani,
Mie care sorelle e fratelli,
Durante le celebrazioni del Nuovo Anno (Persiano) qui, quando ho parlato del boicottaggio delle elezioni-farsa dei mullah, ho ribadito che il voto della stragrande maggioranza della gente in Iran è per un cambio di regime e per il rovesciamento del regime del velayat-e Faqih, che ha usurpato il diritto alla sovranità del popolo iraniano.
Nei primi giorni del Nuovo Anno, Khamenei ha detto che avrebbe punito chiunque si fosse opposto, o avesse protestato contro le elezioni del regime.
Ora il mullah Ibrahim Ra'issi, uno dei principali membri della Commissione della Morte che emise le condanne a morte durante il massacro dei prigionieri politici del 1988, è stato nominato per la corsa alla presidenza. Nessun altro fatto potrebbe dimostrare così chiaramente la disperazione e la povertà politica del regime in ogni ambito.
Subito dopo la storica protesta del popolo iraniano del 27 Dicembre 2009, questo macellaio svergognato ha dichiarato: “Chiunque aiuti il PMOI (MEK) in qualunque forma e circostanza è considerato un Mohareb (qualcuno che dichiara guerra a Dio), perché il PMOI (MEK) è una forza organizzata”. In realtà questo mullah ha conquistato i più alti livelli della gerarchia del regime grazie alla sua estrema crudeltà nel versare il sangue dei sostenitori e dei membri del PMOI (MEK).
Lo scorso Luglio, alla grande conferenza della Resistenza Iraniana a Parigi, ho anche detto “Entrambe le fazioni (del regime) non sono riuscite a trovare un modo per salvaguardare il regime. E inoltre, perché il popolo iraniano dovrebbe saltare dalla padella nella brace? No! Il popolo iraniano rifiuta sia un turbante nero che uno bianco. Il regime del velayat-e faqih deve essere rovesciato in tutto il suo complesso”.
E come ha detto Massoud (Rajavi): “Il popolo dell'Iran non si contenterà di nulla di meno del rovesciamento della dittatura religiosa del velayat-e faqih e del ristabilimento della libertà e della sovranità popolare. Così è sempre stato e continuerà ad essere il fulcro centrale della nostra campagna nazionalista e patriottica contro questo regime”.
Il giorno in cui il mullah Hassan Rouhani è diventato presidente del regime, a nome della Resistenza Iraniana ho dichiarato: “Nulla cambierà in assenza di libertà di parola e diritti umani. Fino a che i prigionieri non verranno rilasciati e le attività dei partiti (politici) non saranno legittimate e finché il regime continuerà con le sue politiche aggressive in Siria e Iraq … nulla cambierà, perché il vali-e faqih (Khamenei) sa che qualunque cambiamento serio in queste politiche porterebbe al rovesciamento dell'intero regime. Ciononostante, noi diciamo, andate avanti e correte il rischio”.
Ora diamo un'occhiata a ciò che è successo durante i quattro anni in cui Rouhani è rimasto in carica: tremila esecuzioni, l'orribile esecuzione di massa dei membri del PMOI ad Ashraf il 1° Settembre 2013, l'escalation della guerra del regime contro il popolo della Siria e l'esplicito appoggio di Rouhani per Bashar Assad, spese esorbitanti pagate con gli introiti del paese per le guerre in Siria, Iraq e Yemen.
La verità è che la repressione e le ruberie in patria, insieme al terrorismo e la guerra all'estero, costituiscono i pilastri principali per l'esistenza del regime e le sue politiche fondamentali, sia che i mullah al potere indossino turbanti bianchi o neri, sia che siano ciarlatani o boia.
Il regime del velayat-e faqih e la dittatura religiosa in Iran non hanno nessuna via d'uscita dalla crisi. Il popolo dell'Iran boicotterà le elezioni-farsa del regime teocratico e voterà per il suo rovesciamento.
È arrivato il momento per il popolo iraniano e per la sua Resistenza di non mollare e andare avanti.
È arrivato il momento di beneficiare dei sacrifici dei nostri martiri. È arrivato il momento di raccogliere i fiori di lunghi anni di sofferenza del PMOI (MEK) e del popolo dell'Iran.
Il rovesciamento della tirannia religiosa dei mullah e il ristabilimento della libertà e della democrazia sono a portata di mano e verranno realizzati dagli sforzi incessanti del popolo e dei giovani iraniani, attraverso la creazione di 1000 bastioni di ribellione e di 1000 Ashraf.
Viva la libertà.
Viva coloro che hanno dato la loro vita per la libertà e soprattutto i martiri dell'8 Aprile 2011.
Mahmoud Hakamian
@HakamianMahmoud

Lascia un commento

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy