INSIEME per gli italiani. LINGUA E CULTURA ITALIANA PATRIMONIO DELL’UNESCO

di Carmelo Cicala Presidente di INSIEME per gli italiani

Il programma di INSIEME

INSIEME auspica una riforma che soppianti l’idea sbagliata che l’istruzione basti a formare il cittadino di domani. Approdare alla istruzione in termini proficui significa aver predisposto le basi necessarie di educazione a tutti i livelli: famiglia, ambiente, costume, lavoro, rispetto, principi fondamentali di etica e di morale, educazione stradale ecc. sino ad arrivare alla raccolta differenziata ma soprattutto fornire gli strumenti per sapersi organizzare ed essere attivi ed efficienti in qualità di lavoratori. La convinzione che basti andare a scuola per potersi dire istruiti, ormai è un concetto superato. Frequentare la scuola dell’obbligo non assicura l’educazione che i tempi pretendono nella gestione quotidiana della cosa pubblica. Il nozionismo di base, la scolarizzazione è il processo utile e necessario per eliminare l’analfabetismo ma non basta per sapersi organizzare ed essere validi ed efficienti sul lavoro. La continua disquisizione che si fa nel paese della “questione morale”, della ricerca e del ritrovamento di principi decisamente risolutivi e che fanno parte delle caratteristiche qualitative dell’essere, dimostrano che siamo ancora lontani dalla coscienza. Non vi è consapevolezza che la gestione del potere non è una mera divisione di spazi nei quali operare e dividersi risorse ma un dovere civico comportamentale e di affidamento delle mansioni. In casa come al lavoro, in Italia incombe ancora una visione “padronale” della gestione tipica del dopoguerra quando la società contadina veniva smantellata dai colpi sferrati della miseria e della povertà. Si affacciava e si prospettava un turbine nuovo che avrebbe stordito l’impreparazione a recepire l’industrializzazione oramai alle porte della civiltà. Ma all’epoca si ebbe a che fare con una trasformazione degli equilibri sotto le spinte di carattere rivendicativo e sociale che avrebbero cambiato i canoni delle relazioni tra gli uomini e quindi anche del lavoro. In Italia, la concessione dei diritti ai lavoratori, lo stesso Statuto dei lavoratori, legge n. 300 del 1970, sembrò la riscrittura di una bibbia che sanciva alcune sacralità e rivendicava molte vittorie. Ma da allora, lo vediamo, è rimasto tale il concetto sacrale di quello statuto che moltissimi si ostinano a dichiarare intangibile. Una corretta e sana educazione invece a tutti i livelli, famiglia, ambiente, costume, lavoro, rispetto, principi fondamentali di etica e di morale, dovrebbe farne a meno e dichiararlo, oramai, inutile e non necessario per dichiararsi pronti a sapersi organizzare ed essere attivi ed efficienti in qualità di lavoratori.

INSIEME vuole sostenere le scuole italiane all’estero. La lingua e cultura italiana nel mondo rappresentano un patrimonio formidabile non solo da tutelare dall’UNESCO ma da promuovere in Italia e nel mondo. Il loro ruolo va quindi allargato e potenziato, nonché indirizzato verso particolari obiettivi di sbocco occupazionale che, individuate nuove possibilità, possono favorire sia l’arricchimento socioeconomico nei Paesi in cui operano, sia l’avvicinamento culturale ed economico di questi verso l’Italia. Occorre, inoltre, ampliare il riconoscimento dei titoli di studio. Anche questo tipo di promesse vengono rispolverate per dimostrare ai propri elettori la bontà delle intenzioni. E’ questo un argomento sensibile che sta a cuore a tute le comunità italiane residenti all’estero. Si sa che l’emigrazione di prima generazione ha congelato nei nostri connazionali anche aspetti non lusinghieri. Facciamo riferimento alla mancata scolarizzazione, all’ignoranza di persone che non avevano frequentato le scuole e che si erano trovate ad approdare in nazioni all’estero per lavorare senza neanche conoscere l’italiano. Ebbene, molti di questi se non tutti, come sono partiti così sono rimasti con tutti i loro problemi e l’ignoranza che gli permetteva e permette loro di parlare solo ed unicamente un dialetto. Atteggiamento che la dice lunga sulla qualità dell’integrazione all’estero di questa massa di emigrati senza lingua madre da saper parlare e senza lingua locale da poter comunicare per relazionarsi nei rapporti interpersonali. Anche le generazioni successive, parliamo della seconda generazione di emigrazione, hanno avuto a che fare con questo problema anche se in maniera via via più ridotta. Sappiamo per certo che la gran maggioranza dei residenti all’estero vorrebbero vedere girare per casa figli che parlano l’italiano e non stranieri avulsi da ogni legame parentale con i genitori. Avere la necessità di non commettere gli errori del passato e fare in modo che i loro figli conoscessero la loro lingua madre, l’italiano, frequentando scuole italiane istituite all’estero diveniva un bisogno quasi ossessivo. Lo Stato italiano si è preso carico di questa organizzazione, da questo si è pretesa l’elargizione di denaro pubblico ed energie per l’organizzazione della rete di scuole italiane nel mondo o perlomeno dove fossero più numerose le comunità all’estero. Tutto bene in tempi senza ristrettezze congiunturali. Poi quando le problematiche economiche hanno, miserabilmente aggiungiamo noi, spinto i governi a chiudere i rubinetti dei finanziamenti, anche le scuole ed istituti di cultura sono stati chiusi. Nel quadro delle responsabilità precipue che hanno messo alla corta gli istituti di cultura e lingua italiane, compreso le scuole italiane per i figli di italiani, una quota di responsabilità ce l’hanno anche le comunità italiane. Esse non hanno saputo reagire, non hanno saputo, eppure avrebbero potuto, proporre qualche soluzione anche se in regime di AUTOGESTIONE, ma altro non hanno fatto che lamentarsi con i vari governi di centrodestra e di centrosinistra succedutisi alla guida del paese. Questo atteggiamento debole delle nostre comunità ha messo in evidenza una caratteristica fondamentale che ha poi incitato interi gruppi parlamentari a dichiararli una palla al piede del paese: negligenza organizzativa. L’aiutati che Dio t’aiuta non è valso a rimboccarsi le maniche e a dimostrare la vera importanza delle scuole italiane e degli istituti di cultura italiani all’estero e quindi implicitamente ne hanno dichiarato la loro inutilità. Purtroppo è così. Gli stessi Comites e CGIE, gestiti male e presieduti malissimo hanno avuto l’unica funzione di chiedere denaro al governo, chiedere assistenza e competenza, insomma senza alcuno stimolo organizzativo e propositivo. Senza programmi. Qualunque governo si sarebbe dimostrato disattento al cospetto di comunità che non hanno saputo neanche mostrare in maniera efficace il loro disagio per queste problematiche. Assistiamo invece ad un continuo nominare coordinatori in tutto il mondo ma che cosa vogliano coordinare proprio non si capisce. Essi vogliono solo il potere sui territori e su Roma ma dei problemi della loro gente se ne infischiano. INSIEME ha preso atto di questo stato di cose, le conosce bene e si ripromette di organizzare la gente sui territori per farle acquistare quell’autostima di cui necessita per poter programmare e pianificare con le loro specificità ed individualità un nuovo piano di strutture culturali all’estero che propagandino la storia, la cultura e la lingua italiana. INSIEME vuole ridare dignità alla gente all’estero ridando fiducia nella proprie capacità dimostrando che non rappresenta una fronda morta, un ramo secco dell’italianità. INSIEME ai giovani, INSIEME a quanti hanno capacità e livello culturale si propone a titolo di stimolo e programma per risollevare le strutture italiane di cultura divenute obsolete in un piano prospettico dettagliato che garantisca trasparenze di gestione ed efficienza nei risultati. Ciò permetterà che la richiesta ai governi di aiuti finanziari sia non solo giustificata ma valida e sostenibile.

In “Leggi il documento” il modulo di adesione di INSIEME per gli italiani

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