Psoriasi, Novartis lancia la campagna ‘Chiedi al tuo medico’

MILANO – Entrano nello studio del dermatologo e chiedono un tuffo in piscina, una partita a calcetto e un vestito scollato. Questi i gesti al centro della campagna ‘Chiedi al tuo dermatologo’, un progetto di Novartis, con il patrocinio dell’Associazione per la difesa degli psoriasici (Adipso) e delle società scientifiche Adoi (Associazione dermatologi ospedalieri italiani) e Sidemast (Società italiana di dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie sessualmente trasmesse), che invita le persone affette da psoriasi a non accontentarsi e a chiedere al dermatologo nuove risposte per la propria pelle.
Quelle citate sono solo alcune delle situazioni della vita quotidiana in cui la psoriasi può essere un ostacolo. Queste circostanze sono uno spunto per parlare di una patologia che non resta a ‘fior di pelle’, ma che, al contrario, ha significativi risvolti psicologici su quanti sono chiamati a conviverci. A confermarlo sono i dati emersi da ‘Clear about psoriasis’, la recente indagine che Novartis ha condotto su un campione di 8.300 pazienti provenienti da 31 Paesi in tutto il mondo, tra cui l’Italia, con 639 intervistati. Dal sondaggio è emerso che il 33% dei pazienti ritiene di non sopportare lo sguardo degli altri e 1 paziente su 3 si sente inadeguato come partner.
Anche per il campione italiano, la qualità di vita è fortemente influenzata dalla patologia, confermando il dato mondiale. L’84% dei pazienti ha infatti risposto di essere stato vittima di umiliazioni e discriminazioni, il 43% si sente osservato in pubblico e al 41% è stato chiesto se la malattia fosse contagiosa. Gli intervistati italiani hanno inoltre raccontato le proprie sensazioni associate alla patologia: circa il 40% si sente in imbarazzo; 1 paziente su 3 si vede poco attraente e si vergogna della propria pelle. Più di ogni cosa, colpisce il dato secondo cui meno della metà degli intervistati (solo il 45%) crede che la clear skin, cioè la pelle libera o quasi libera da lesioni, sia un obiettivo possibile.
La campagna ‘Chiedi al tuo dermatologo’ nasce dalla volontà di ridurre il disagio e la sfiducia denunciati dai pazienti. E’ qualcosa di più di una campagna di informazione: è un ‘appello’ che incoraggia le persone con psoriasi a rivolgersi al proprio dermatologo per ricevere nuove risposte per la propria pelle. Il nome della campagna ‘Chiedi al tuo dermatologo’ richiama fortemente l’alleanza tra medico e paziente. In uno scenario in cui il peso della malattia spesso porta a consultare ‘falsi profeti’ o a curarsi da soli, rivolgersi al proprio dermatologo è il primo passo da compiere.
L’iniziativa, già avviata in altri Paesi europei, tra cui Austria, Germania, Grecia, Svezia e Svizzera, sbarca ora in Italia attraverso la radio, il web e i social network. Il sito www.lapelleconta.it è a disposizione degli utenti per offrire maggiori informazioni sulla campagna, sulla clear skin, sul Pasi e per individuare i centri specializzati. Inoltre i pazienti, se lo desiderano, possono scaricare una ‘traccia di colloquio’ con indicazioni utili per gestire l’incontro con il dermatologo.
GIROLOMONI: POSSIAMO RISOLVERLA IN OLTRE 90% CASI
“Oggi con le cure specialistiche che abbiamo possiamo arrivare al ‘clear skin’ e risolvere la psoriasi nella stragrande maggioranza dei casi, vorrei dire con percentuali oltre il 90%”. A dirlo è il docente ordinario di Dermatologia all’Università di Verona, Giampiero Girolomoni, in occasione della presentazione della campagna ‘Chiedi al tuo dermatologo’, incentrata sulla psoriasi e sui mille limiti, soprattutto psicologici, che questa patologia comporta.
La campagna è frutto di un progetto ideato da Novartis: “L’obiettivo della cura di oggi è ottenere una remissione completa o quasi completa della malattia ed esistono farmaci adatti a tutte le esigenze a seconda delle caratteristiche del paziente e della malattia- prosegue Girolomoni- e se un paziente ha la psoriasi e soffre per questa malattia si deve rivolgere al dermatologo che più gli dà fiducia e che cerchi con competenza di eliminare la malattia dalla pelle”.
MACCARONE: SUPERARE FATTORE PSICOLOGICO INVALIDANTE
“Noi siamo un’associazione che lavora molto sul fattore psicologico, che è davvero invalidante, forse più della psoriasi stessa”. Parola del presidente Adipso (Associazione per la difesa degli psoriasici), Mara Maccarone, ascoltata in occasione della presentazione della campagna ‘Chiedi al tuo dermatologo’, lanciata da un progetto di Novartis. “Il paziente comincia a vedere gli occhi della gente che ci guarda, perché anche io sono malata, e che ci inquadrano come alieni”. Questo a detta di Maccarone provoca nel paziente un “isolamento”, perché “non ci si vuole più curare”, e questo “può essere un dramma”. Ecco perché per il paziente affetto da psoriasi curarsi è “un dovere e un diritto”. Maccarone invita dunque a rivolgersi al dermatologo affinché “nessuno possa essere macchiato da questo stigma che ci hanno messo addosso da secoli”.
CRISTAUDO: SE PAZIENTE NON SI FIDA RISCHIA AGGRAVARSI
“Il rischio che il paziente affetto da psoriasi si rivolga a cure alternative pur di non affrontare il dermatologo è alto, anche perché questo comporta un ritardo nella diagnosi e un ritardo anche nell’inizio della terapia, per cui spesso quando si rivolgono al dermatologo arrivano già in uno stadio avanzato di patologia. Questo però comporta dei problemi: un incontro precoce invece permette una diagnosi precoce e soprattutto la terapia più idonea”. Il presidente Adoi (Associazione dermatologi italiani), Antonio Cristaudo, ascoltato a margine della conferenza stampa allestita per la presentazione della campagna ‘Chiedi al tuo dermatologo’, lanciata da Novartis, spiega così quali siano i rischi che potrebbero derivare dalla ricerca di cure alternative da parte dei pazienti affetti da psoriasi.
A detta di Cristaudo è infatti “fondamentale instaurare col paziente un dialogo continuo, perché è solo col dialogo che si crea un rapporto di fiducia”.

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