Questa rottamazione non s’ha da fare

In un panorama legislativo fiscale dove il principio costituzionale di uguaglianza talvolta latita, ad arricchire la schiera delle disparità ci ha pensato il D.L. 193/2016 che, all'art. 6, ha previsto la definizione agevolata dei ruoli, ovvero la meglio conosciuta rottamazione delle Cartelle di Equitalia.

Fra le numerose lacune genetiche in materia, il D.L. 196 ne vanta una che viola proprio il principio di uguaglianza stabilito dall'art. 3 della Costituzione. La violazione è contenuta nell'art. 6 ter che ha assegnato ai Comuni la facoltà di deliberare in merito alla rottamazione delle ingiunzioni fiscali non assegnate ad Equitalia. La presenza o l'assenza della delibera comunale crea una disparità di trattamento in quanto due cittadini – residenti uno in un Comune deliberante (es. Lecce), ed uno in un Comune non deliberante (es. Livorno) – subiscono differenti trattamenti per il medesimo illecito.

Fra i Comuni che non hanno deliberato è emblematico proprio il caso di Livorno.

Qui, per esempio, la Giunta Comunale ha deciso di non aderire alla possibilità di rottamare le ingiunzioni fiscali, e quindi di non deliberare in merito.

I cittadini livornesi pertanto, al contrario di quelli leccesi, avranno la possibilità di rottamare le Cartelle di Equitalia, ma non potranno sanare le pendenze con il Comune relative alle ingiunzioni fiscali costituite da imposte, sanzioni, interessi e spese di notifica.

Non ritenendo condivisibili le motivazioni a sostegno della decisione della Giunta livornese, ne spieghiamo i motivi.

Un consigliere comunale dell'opposizione, preso atto del silenzio della Giunta sul tema, ha presentato una interpellanza per conoscerne le intenzioni.

Il Consiglio comunale si è riunito lo scorso 23 gennaio ma la Giunta non si è espressa, facendo cadere nel vuoto la possibilità per i cittadini di non pagare le somme dovute a titolo di sanzioni.

In un articolo pubblicato sul quotidiano locale “Il Tirreno” in data 23.02.2017, si legge che l’Assessore al Bilancio del Comune di Livorno, rispondendo ad una domanda di un consigliere comunale non ha ravvisato gli estremi per aderire alla rottamazione delle sanzioni sui tributi locali.

Nella stessa data, il Sindaco di Livorno ha pubblicato un post su facebook che rimanda ad un video, nel quale l’Assessore al Bilancio spiega la scelta della Giunta livornese.

Il Sindaco e l’Assessore sostengono – con il post ed il video pubblicati su facebook – che la rottamazione somiglia molto ad un condono mascherato, pensato per favorire non chi è in difficoltà ma chi ha voluto fare il furbo.

Per inciso, il leader del M5S Beppe Grillo nel suo blog del 01.11.16 ha sostenuto che “la sanatoria delle cartelle, poi, è un condono per i grandi evasori, perché saltano le sanzioni. Un vero favore a chi non dichiara affatto (tipico dei furbetti, mentre invece l'artigiano che non ce la fa a pagare, di norma dichiara ma non versa)”.

Dal punto di vista tecnico, le dichiarazioni di cui sopra lasciano perplessi anche per l'uso improprio del vocabolo “evasore” di cui diremo in seguito.

Cominciamo col dire che tecnicamente, fra un condono ed una definizione agevolata delle sanzioni e degli interessi di mora, la differenza è abissale.

Un condono fiscale è un dispositivo normativo che ha come oggetto principale le imposte e le tasse, sana comportamenti illeciti o irregolari dei contribuenti e riguarda, principalmente, dichiarazioni dei redditi errate, infedeli o addirittura assenti. Con il condono si sana definitivamente la posizione di un contribuente, come, ad esempio, avvenuto con i condoni del 2002 dell’allora Ministro delle Finanze, Giulio Tremonti. La rottamazione è decisamente un'altra cosa poiché i suoi presupposti giuridici sono altri.

Proseguendo la disamina, sempre sul blog si legge che la rottamazione è “un vero favore a chi non dichiara affatto”, “tipico dei furbetti”, o anche “pensato per favorire non chi è in difficoltà ma chi ha voluto fare il furbo”.

Colui che non “dichiara affatto” – lo diciamo a beneficio dei non addetti ai lavori – non può fare la rottamazione delle Cartelle proprio perché non ha “dichiarato affatto…”. In tal senso, non ha neanche Cartelle da rottamare. Invero, solo “chi non dichiara affatto” è un evasore (è questo il giusto significato da assegnare alla parola).

Sgombrato il campo dagli equivoci ed acclarato che chi ha debiti con il Fisco, normalmente è uno che ha dichiarato, è lecito, ed anche giusto, pensare alle difficoltà di cittadini e imprese a causa della perdurante crisi economica che ha colpito il nostro Paese.

In dettaglio, conosciamo la grave situazione presente nella città di Livorno, con aziende in grande difficoltà dovute alla mancanza di lavoro. Ad esempio, l’impresa che lavorava per conto di Aamps, società partecipata del Comune di Livorno che opera nel settore della gestione dei rifiuti, che pare non aver riscosso i propri servizi (e magari proprio a causa di questo non ha pagato la TARI) può forse essere considerata “furbetta”? E l'indotto delle imprese che non hanno riscosso da Aamps a causa della sua crisi e sono state costrette a chiudere o anche semplicemente a non pagare imposte, contributi, e tasse anche locali, perché preferivano non licenziare i propri dipendenti, sono “furbe”?

Crediamo di no. Questi soggetti sono morosi, per le difficoltà economiche ancora prima che finanziarie. La furbizia è altra cosa.

Allo stesso modo pensiamo a tutti coloro che avendo perduto il lavoro hanno dovuto scegliere fra utilizzare i loro pochi soldi per pagare imposte, tributi e tasse o portare a casa proprio quei pochi soldi per il sostentamento della famiglia. Sono forse costoro evasori?

Se l'illecito amministrativo avviene per cause di forza maggiore e non per comportamento colpevole sarebbe sacrosanto non sanzionarlo. E' questo il senso della rottamazione, così sdegnosamente respinta dalla Giunta livornese.

Grazie alla rottamazione, si andrebbe incontro ad aziende e cittadini in difficoltà riducendo il loro debito. E la scelta se aderire o meno sarà sempre del cittadino e dell'azienda; la Giunta livornese dovrebbe dar loro la libertà di scelta senza entrare nel merito di quelle scelte.

L’Assessore al Bilancio, nel video su facebook, sostiene anche che “la normativa della rottamazione delle cartelle è studiata per coloro che il denaro ce l’hanno…”.

Una teoria che appare assai lontana dalla realtà perché chi ha il denaro non fa debiti con Equitalia e con i Comuni, con il rischio di farsi pignorare i beni e di dover pagare esose sanzioni, ma paga i suoi debiti. Il concetto è di estrema semplicità ed alla portata di tutti.

Che la legge non sia stata “studiata per coloro che il denaro ce l'hanno” lo dice essa stessa dando la possibilità di scegliere cosa rottamare a cosa lasciare impagato, anche naturalmente in base alle capacità finanziarie individuali.

L'Assessore al Bilancio sostiene anche che il Comune di Livorno per aiutare i cittadini attraverso un fisco amico, consente la possibilità di rateizzare il debito in rate molto basse fino ad un massimo di 5 anni (60 rate mensili). Il Comune quindi fa peggio di Equitalia che consentiva la rateazione non in 60 mesi ma in 72, con la possibilità, nei casi di seria, comprovata e grave difficoltà economica, di estendere la rateazione fino a 120 rate mensili.

Notiamo, tuttavia, che la rateazione permessa dal Comune di Livorno comprende le sanzioni e, a rigor di logica e di tecnica, il paragone fra la rateazione e la rottamazione è improponibile.

In ogni caso, usando la diligenza dovuta in certe situazioni e documentandosi, si scoprirebbe che nel 2016 la morosità è aumentata in tutta Italia, mediamente dal 20 al 25% (il sole 24 ore del 21.02.2017). Ciò significa crisi, difficoltà e povertà, condizioni in verità un po' lontane dalle furberie e dalle ricchezze.

Infine, una considerazione sulle multe del codice della strada.

L’Assessore al Bilancio, sostiene che nella città di Livorno sono 150 mila ogni anno e che il Comune applica la sanzione al codice della strada (ovvero la multa della Polizia Municipale) aggiungendo all’importo della multa solo un rimborso spese di 15 euro senza applicare l’aggio (ovvero il compenso di Equitalia).

Contrariamente, però, la Guida ai servizi della Polizia Municipale del Comune di Livorno, presente sul sito istituzionale del Comune, afferma che se la multa non viene pagata e non contestata, il verbale “diviene direttamente titolo esecutivo per una somma pari alla metà del massimo della sanzione amministrativa a cui vanno aggiunte le varie spese di procedimento. In pratica la sanzione è raddoppiata, aggravata delle spese e costituisce titolo per la emissione dell’ingiunzione fiscale”.

La dichiarazione dell’Assessore al Bilancio si pone pertanto in evidente contrasto con quanto afferma istituzionalmente il Comune.

Concludendo, sembra che le giustificazioni addotte per la mancata delibera abbiano natura di esigenza di gettito. Giustificazioni che, nel caso specifico, vanno in direzione contraria a quella degli interessi generali dei cittadini.

Livorno, 07.03.2017

FONDAZIONE COMMERCIALISTITALIANI

Michele Cinini

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