IL LAVORO, TRA SPECCHIETTI FINANZIARI E INVESTIMENTI ECONOMICI

di Roberto Spagnuolo, Dipartimento sulle politiche del lavoro e pensioni

Gli ultimi dati Eurostat* confermano che i livelli delle retribuzioni non solo non ricompensano gli sforzi dei lavoratori ma, allargando la cerchia sociale dei “poveri retribuiti”, sono sempre più insufficienti a garantire il minimo indispensabile alle famiglie. Qui va anche peggio. Essendo l’Italia sotto alla media Ue, quasi la metà dell’incremento degli ultimi anni è arrivato solo al 20% più ricco. È chiaro come le politiche del lavoro sino ad ora abbiano sposato soluzioni eccessivamente liberali, per attirare i capitali d’investimento delle multinazionali con forme di speculazione sul lavoro vendute come opportunità. Una scelta dolosamente miope che ricerca la competitività perduta solo dove è più facile trovarla: vincolando in basso oneri finanziari e giuridici del lavoro, quest’ultimi espressi anche dal diritto di partecipazione alla gestione ed ai risultati aziendali. Multinazionali che, passato il favore fiscale, lasciano agli Stati la gestione del dopo.

Sembra che l’unico specchietto per i capitali possa essere solo un alto e sicuro (!) margine di profitto, indipendentemente dalla sua stabilità e affidabilità nel tempo e dal mezzo per crearlo, in una visione dell’economia reale decantata politicamente e istituzionalizzata nella sua tutela finanziaria, grazie soprattutto al rigore fiscale imposto dall’Europa.

Eppure gli strumenti per dare una natura diversa al profitto creato, più economica che finanziaria, esistono e parlano di qualità del capitale umano, della sua istruzione di base perseguita dai migliori docenti e della formazione professionale continua e concreta, perché basata su reali esigenze del mercato nazionale e sulle relative opportunità offerte dalle nostre specifiche eccellenze. Tali strumenti parlano della condivisione dei rischi e dei guadagni, per dare un margine di flessibilità organizzativa durevole nel tempo e congruo ai tempi; parlano in termini di premialità d’iniziativa, innovazione e impegno nel lavoro ordinario.

Tuttavia, in assenza di una politica che vada nella direzione di tali obiettivi, valorizzando il merito di ogni contributo alla crescita economica e sociale, come vera ricchezza su cui investire e far investire, gli specchietti per i capitali continueranno a ricercare strumenti di competitività centrati solo sui costi assoluti. Infatti, è noto che i ritorni positivi degli investimenti fatti per valorizzare il capitale umano e i prodotti e servizi offerti, maturano in tempi più lunghi di un mandato elettorale ma, di contro, sono anche decisamente più brevi di una vita di lavoro sottopagato.

*fonte: rapporto Oxfam


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