Scorpione Editrice ha stampato ”Nato tra 2 mari” nuovo libro di poesie del giornalista e scrittore tarantino Riccardo Catacchio

Nino Bellinvia

Un anno dopo il successo della raccolta poetica “Emozioni. Racconti di fatti, pensieri e sentimenti”, la casa editrice tarantina Scorpione Editrice ha in distribuzione, un nuovo libro di poesie dello stesso autore, il giornalista e scrittore Riccardo Catacchio. “Nato tra 2 mari” è il titolo del libro (pagine 160) che riporta in copertina l’opera “Il cerchio magico” dell’artista figurativo tarantino Antonio Rollo, autore anche delle serigrafie “Volo da solo”, “Scirocco”, “Racconto di mare” e “Pescatore”, inserite nello stesso volume a corredo delle 72 poesie scritte con sentimento ed emozione che appassionano e che si leggono volentieri una dopo l’altra. L’autore le ha dedicate alla moglie e ai figli. L’ampia prefazione di questa raccolta poetica è dell’illustre uomo di cultura, studioso di opere latine e di letteratura italiana, comm. prof. Paolo De Stefano, presidente n del Centro di Italianistica di Taranto, Medaglia d’oro P.I. Nella sua analisi testuale De Stefano afferma che l’autore “…è tutto calato nell’espressionismo artistico del Novecento, mai riduttivo dello stesso pensiero, ma più volte confortevole e persuasivo difronte alle immagini dello spirito, che ritornano presenti alla scrittura verbale che traduce i moti diversi del cuore”. Come in “Tra due mari”, la prima lirica della raccolta. Precisa, quindi, che dopo una lunga attività giornalistica, con all’attivo anche varie pubblicazioni tra saggi e narrativa, Riccardo Catacchio vede riemergere l’inclinazione giovanile alla poesia per continuare a fare “Cronaca di fatti, pensieri e sentimenti”, tra momenti di lirici accenni esistenziali, anche di carattere intimistico, e riferimenti alla contraddittoria realtà tarantina afflitta da drammatici problemi (come con le poesie “Wind days”, “Codice Asl 048” e altre ancora). La difesa della natura, contro ogni deturpazione dell’ambiente, vede impegnato Catacchio con la poesia “Croci del paesaggio”, tema tanto caro a Vittorio Sgarbi, “che grida indignato / in un deserto di coscienze inaridite”. In questa nuova silloge poetica si evidenzia una coerente continuità dell’impegno professionale profuso per decenni per la propria città e per il Sud, quale attento, – e spesso critico – testimone del proprio tempo. La sua denuncia sociale, mai fine a se stessa, lascia sempre intravedere, cristianamente, la luce della speranza in fondo al tunnel. De Stefano evidenzia, infatti, che per tutta la raccolta circola un fervido sentimento di fede nel destino escatologico quale un corale afflato che, se non è preghiera, è ascolto, battito, nota di una voce più alta, divina, calata nel suono di vento, di alberi, di volatili, come il tordo e lo zirlo, mentre appare luminoso un raggio di sole nella gramigna che infesta la terra. Il sentimento divino torna nella lirica “In alto”, e poi nella poesia “Charitas” che porta luce, laddove nel mondo la luce è stata sottratta. “La speranza della fede (dice De Stefano) è in quel mio Dio così tenace, così possessivo”. Tra le altre poesie su cui si soffermato De Stefano (oltre a quelle già citate ricordiamo: “Era ieri”, “Quanti viaggi”, “La giostra dei desideri, “Nel giardino delle peonie”, “Andata e ritorno” e poi le liriche con l’amore dichiarato per la terra umbra, dalla quale proviene la moglie dell’autore, delle “Stagioni eugubine” 2016 (“Il maggio, la ginestra”, “Primavera”, “Dal colle eletto”, “Il carillon”, “Mi fu amica”, “Orchidea”, “Come”, “Alla mia eugubina”) e delle “Stagioni eugubine” 2015 (“Si ritorna”, “Come un clown”, “uomo del sud”, “Il tuo profumo”, “Tornerà l’estate”). Nelle liriche dell’amico Catacchio, il prof. De Stefano ha cercato, come dice appunto alla fine, “spiragli di luce nel gran battito, a volte oscuro, a volte gioioso degli affetti imani alzando lo sguardo al cielo che sovente rigenera l’acqua del mare con benedicente pioggia”. E non aggiunge altro. Ma dice: “est modus in rebus” (come direbbe Orazio). A parlare di questa nuova raccolta poetica di Catacchio diversi critici. Riportiamo qui di seguito due giudizi. La giornalista scrittrice tarantina Josè Minervini ha fra l’altro scritto: “Riccardo Catacchio osserva la realtà con la mente analitica del giornalista, ma poi la realtà, il mondo brulicante di vita, dolorosa e gioiosa insieme, si infrangono nel suo cuore in un gioco di luci che si trasformano in parole di poesia”. La prof. Anna Rita Mereu di Gubbio-Deruta, ha invece scritto: “La poesia di Riccardo Catacchio riflette spirito introspettivo e grande attenzione linguistica nella scelta accurata delle parole, con cui carica di significati profondi tutto l’insieme dei valori, ai quali da sempre dedica la sua vita: l’aspetto e il rispetto per la sua famiglia, l’attaccamento per la Puglia e l’Umbria, l’amore per la natura e tutte le sue manifestazioni, la tutela dei ricordi, anche se dolorosi, lo sguardo attento ed ironico verso la società e la varietà dei comportamenti delle persone con cui viene a contatto. Un’esperienza lirica di grande rilievo sia dal punto di vista umano che letterario e poetico”. Nell’aletta laterale all’ultima di copertina vi è riportato un ritratto dell’autore come negli anni ’80 fu visto dall’artista tarantina Grazia Lodeserto, la cui intensa attività di pittrice ha ottenuto negli anni premi prestigiosi e significativi riconoscimenti in Italia e all’estero. L’originale improvvisazione ritrattistica recava la seguente dedica amicale: “Sul viso di un uomo si può leggere “la cronaca” dei suoi pensieri… questa volta ho cercato io di rubarLe il mestiere”. Tutti conoscono Riccardo Catacchio. Riportiamo, comunque, alcune note. Giornalista, è nato a Taranto, dove risiede. Edotto in cultura professionale giornalistica alla Scuola Superiore di Giornalismo dell’Università di Urbino, riconosciuta dalla F.N.S.I. (1955-1959), per molti anni corrispondente di giornali (“La Voce Repubblicana”, “Il Messaggero” di Roma, “Telesera” di Roma, “La Tribuna del Mezzogiorno” di Messina, “Il Gazzettino” di Venezia e dell’Agenzia giornalistica “Reuter”), ha svolto intensa attività pubblicistica, collaborando a giornali e riviste con note letterarie, racconti e critiche d’arte. Entrato al “Corriere del Giorno di Puglia e Basilicata” nel 1961, ha percorso tutte le tappe della carriera professionale nello stesso quotidiano, del quale è stato direttore responsabile dal 23 gennaio 1986 all’aprile 1991. Giornalista pubblicista dal 1958, professionista dal 1962, anno in cui curò la pubblicazione del settimanale cattolico “Dialogo”. E’ stato segretario e quindi vice presidente dell’Associazione interregionale della Stampa di Puglia e Lucania e componente della Commissione di esami d'idoneità professionale dei giornalisti presso l’Ordine nazionale dei giornalisti. Già membro del collegio nazionale dei probiviri della F.N.S.I. e già segretario della sottosezione di Taranto dell’U.C.S.I. (Unione Cattolica Stampa Italiana). Ha pubblicato “Intervista con l’acciaio” (inchiesta 1975); “L’uva nera nella sabbia” (narrativa 1976; “Emozioni” (poesie 2015; in copertina l’opera di Nicola Andreace “Suonatore di chitarra”). Ha ottenuto numerose segnalazioni e premi letterari, tra i quali il “Premio Torino” 1957; finalista al “Premio nazionale Lipparini” nel 1960. Sue presentazioni biografiche in “Chi è? Nel giornalismo italiano”, nella “Piccola Enciclopedia tarantina” di Giovanni Acquaviva e Angelo Fanelli, e in “Fra l’uva e l’uliva – Testimonianze su venti protagonisti della cultura ionica” di Angelo Lippo. Nel collage la copertina del libro e l'autore Riccardo Catacchio visto negli anni '80 dall'artista Grazia Lodeserto.

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