Treia, come Troia o come Hamelin? Ultime battute sul referendum e chiarezza di idee contro furbizia e manipolazione

Treia 2 dicembre 2016 – Mancano due giorni alla consultazione referendaria e le coscienze degli abitanti della cittadina dell’entroterra marchigiano ormai sono indirizzate verso il sì o verso il no… Ma ancora molti fra quelli che leggono solo le notizie sportive o guardano la tv di regime sono indecisi. Votare sì nella speranza di un miglioramento di vita o votare no e rimettere in discussione la propria vita? La verità è che votando “sì” si mette in forse la propria esistenza, come persone sovrane, mentre votando “no” si afferma la propria indipendenza e libertà di pensiero.

Al baretto di Treia stamattina alla radio imperversavano le ultime notizie sulla sceneggiata di renzi che svendola (lapsus freudiano) una finta scheda elettorale in cui risulta esserci una casella con l’indicazione del sindaco o consigliere regionale da destinare al nuovo senato delle Regioni. Questa è l’ultima bufala drammatica con la quale il renzi cerca di abbindolare il popolo. Dopo le letterine agli italiani all’estero contenenti ambigue informazioni sul presunto miglioramento della forma democratica con la “riforma costituzionale semplificativa”, da lui voluta (letterina per altro rivolta ad emigrati da anni e che nulla sanno di quanto realmente sta avvenendo in Italia); dopo le promesse di bonus per i giovani maggiorenni, le promesse di aumento salariale ai dipendenti statali, le promesse di aumento alle pensioni minime, le promesse di facilitazione alle assunzioni ed ai prepensionamenti, le promesse di…. ma soprattutto dopo le prosternazioni dei venduti al potere costituito, i vari commis della cultura finta, della opposizione finta, dell’alternativa finta che univocamente si esibiscono in roboanti “sì” alle riforme (anche se -come da democristiana memoria- lo fanno tappandosi il naso); ed inoltre dopo gli inviti delle elites finanziarie internazionali e delle nomenklature politiche comunitarie e delle sottili benedizioni religiose e parareligiose, etc. etc. (che ci fanno intendere come nel refettorio del potere si siano accalcati in tanti e pronti con le forchette in mano ad accaparrarsi un fettina di quella struttura, che sarà cucinata cotta e magnata se vincesse il “sì”, una bella torta piramidale con in cima il “capo”, ed ai lati i suoi lacché, fatta per dominare su tutte le istituzioni democratiche in ogni loro forma e composizione).

Ma ecco infine che appare una semplice verità. Stranamente tale verità viene esplicitata da colui che in passato ci provò a fare lo stesso gioco del renzi. Trattasi del berlusconi, il quale presentò una riforma simile a questa di renzi ma gli andò male, ed oggi -ben consapevole di qual’è il fine ultimo- lo stesso scavalierato ammette candidamente che “se passa questa riforma tutti i poteri saranno concentrati nelle mani di un solo uomo”.

Avete inteso bene, cari lettori, e questo passaggio dalla democrazia alla dittatura viene eufemisticamente definito “governabilità”. Poiché questa riforma costituzionale, voluta da renzi boschi verdini e dai quattro altri indecenti accorsi al trogolo, mira solo a semplificare la “mangiatoia” e la facilitazione dell’esercizio di un potere assoluto. Non ci saranno più future elezioni che possano produrre un cambiamento, una volta sancito quel potere assoluto non potrà più essere modificata la sua struttura. Già lo vediamo come avviene ora, con a disposizione quasi tutti i poteri mediatici e istituzionali ed economici, figuriamoci quando quel “quasi” diverrà una assolutezza.

La barista, alquanto eccitata -dopo aver ascoltato questo mio discorsetto- ha esclamato “Ma la gente comune queste cose non le sa, si fidano ingenuamente di quanto profferito dai potenti, come hanno sempre fatto ascoltando i preti, i capi, i ricchi, e chi sa contarla meglio… Purtroppo a Treia non è più tempo di tribuni del popolo è tempo solo di pifferai di Hamelin…”. Si vede che l’istituzione di una piccola scaffalatura dedicata allo scambio di libri, posizionata in un angoletto del bar, ha portato i suoi effetti, ora la barista non è più una semplice donna che parla di moda, ora è una donna di cultura.

Paolo D’Arpini

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