On. Marco Fedi: Udite, udite, un parlamentare australiano guadagna 420.000 euro all’anno e lavora due mesi, uno italiano percepisce la miseria di 178.000 euro e lavora addirittura nove mesi

Un post su Facebook dell’on. Marco Fedi, deputato eletto all’estero in Australia nelle liste del Partito Democratico dice testualmente:

«Guarda il mondo: Costo di un parlamentare australiano: €140,000 indennità, ufficio in Parlamento e ufficio elettorale, spese ufficio complessive in eccesso di €100,000, a cui si aggiungono 4 funzionari stipendiati dalla Camera, circa €180,000. Totale Australia € 420,000 l’anno per ciascun deputato per una media di 2 mesi di attività parlamentare. Costo di un parlamentare italiano: € 98,000 indennità, € 80,000 tra diaria e rapporto territorio. Totale Italia € 178,000 l’anno per ciascun parlamentare per una media di 9 mesi di attività parlamentare. Non ditemi che costiamo troppo perché NON è vero! Basta guardare il mondo…Basta propaganda! Australia €420,000 per deputato. Italia €178,000 per deputato. Australia 2 mesi attività parlamentare, Italia 9 mesi. Inviato da iPhone».

Stando al post, questa è una vera e propria protesta netta dell’on. Marco Fedi, Partito Democratico, al cospetto di quanti oggi, se ne parlava in Parlamento, pretendono di dimezzare lo stipendio dei parlamentari. Vogliamo subito premettere che chi scrive non è tra quanti approssimativamente e senza cognizione vogliono privare i Parlamentari della metà dello stipendio. Siamo più per una retribuzione che sia pari al rango ed al lavoro svolto. Non ci lasciamo avviluppare nella retorica spicciola e semplice di attaccare chi guadagna più di noi senza motivazioni. Detto ciò però non possiamo credere che una persona intelligente come l’on. Fedi possa aver affermato ciò che afferma prescindendo dall’analisi di storie ed economie diverse ed ignorando del tutto il merito di quanto si discute. Egli dice in parole povere se per due mesi soli all’anno di lavoro un parlamentare australiano è pagato 420.000 euro, egli che ne percepisce solo 178.000 è danneggiato perché lavorando, di contro nove mesi, dovrebbe percepire un appannaggio di 1.890.000. In realtà è vero qui in Italia si lavora di più e si viene pagati di meno. La proporzione è facile facile 420.000:2=X:9. In effetti, stando al calcolo, stando dunque all’enorme differenza di appannaggio dei nostri parlamentari al cospetto di quelli australiani, il divario è veramente vergognoso. Quelli italiani sembrano dei pezzenti con soli miseri 178.000 euro all’anno. Questi sono i conti dell’on. Fedi. A noi risulta che un parlamentare eletto all’estero percepisca 25.000 euro al mese pari a 300.000 euro all’anno, ma tant’è. Comunque ci chiediamo: il paragone è ammissibile? O meglio, è logico apporre questa obiezione per non vedersi dimezzare lo stipendio già di per sé esiguo ammesso che lo sia? Sarebbe come lamentarsi del proprio super attico in centro al cospetto della mega villa in un grande parco del nostro vicino. Insomma questo paragone è quanto di più scadente si possa portare ad obiezione per tutelare e salvaguardare il proprio stipendio e non vederselo dimezzare. Ci saremmo aspettati argomentazioni ben più efficaci ed intelligenti per esempio dimostrando che lo stipendio è proporzionale alla responsabilità del lavoro svolto. Si sarebbe potuto disquisire su tanti fattori ma non su un paragone che, francamente, ci lascia sgomenti. La prestazione lavorativa di un Parlamentare, in termini tecnici, è una prestazione di mezzo non di risultato. Ciò significa che un parlamentare, se non raggiunge il risultato di quanto si è proposto nel suo programma, non ne è responsabile. La prestazione lavorativa di risultato, viceversa prevede, per vedersi rispettato il sinallagma contrattuale, la realizzazione di quanto promesso. Quindi, si capisce bene che, per via di questa caratteristica peculiare del rapporto di lavoro, il Parlamentare non è neanche responsabile civilmente se le promesse al suo elettorato sono state disattese. Praticamente, il Parlamentare non risponde al suo elettorato dei suoi fallimenti. Ora, da qui a pretendere di percepire 1.890.000 euro annui fingendo di accontentarsi ob torto collo di 178.000 euro, ci vuole proprio un bel coraggio. L’on. Fedi non ha detto questo in verità, non pretende 1.890.000 euro in cambio di quella miserabile somma di 178.00 euro che percepisce in Italia, ma ci fa capire a chiare lettere che è meglio che chi vuole dimezzargli lo stipendio stia zitto e lo ringrazi di aver accettato di buon grado e nonostante tutto quello che gli danno oggi. D’altronde, però, se tutto questo gli è sembrato uno scandalo, avrebbe potuto non candidarsi e ricandidarsi per essere eletto tre volte di fila. Nessuno l’ha obbligato certo a candidarsi e fare tre legislature di seguito per cui se si deciderà la decurtazione del suo stipendio allora saremo sicurissimi che non si ripresenterà mai più alle politiche perché se 178.000 euro annui gli sembrano pochi figurarsi la miseria della metà pari ad 89.000 euro. La prossima volta si candidi in Australia dove si guadagna di più e si lavora di meno.

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