PRODUTTIVITA’ PRO WELFARE OVVERO L’ECONOMIA DEI BISOGNI

di Roberto Spagnuolo, Dipartimento sulle politiche del lavoro e pensioni

La legge di stabilità 2016 e la nuova legge di bilancio 2017 (che ormai incorpora anche la legge di stabilità) rilanciano un nuovo strumento per recuperare produttività, strumento ancora sottoutilizzato nel mondo del lavoro e delle relazioni industriali e che si presenta come sostegno di natura socio-economica. Si tratta della maggiore detassazione dei premi di produttività se tradotti in servizi per il lavoratore invece che restare monetizzati in busta-paga.

Parlando di bisogni e necessità da soddisfare alla persona, il valore economico, qui tradotto meglio dal valore d’uso, è decisamente superiore al mero valore finanziario del corrispondente premio in busta-paga. Ciò avviene in ragione del fatto che l’azienda, grazie al proprio maggior peso contrattuale, riesce a spuntare prezzi più bassi e livelli di qualità più alti dai fornitori di servizi per i propri lavoratori, cumulando tale vantaggio di posizione con l’incentivo della detassazione. In altre parole, premiare con Bonus in servizi essenziali (e costosi) come gli asili nido, le integrazioni previdenziali, l’assistenza agli anziani, le assicurazioni sanitarie, renderebbe il lavoratore meno ansioso nel dover conciliare il proprio lavoro con le necessità familiari per cui aumenterebbe la sua motivazione e la sua produttività.

Tuttavia l’utilizzazione dello strumento è proficua se deriva dal comune accordo e da una maggiore partecipazione tra le parti sociali nel localizzare, secondo le esigenze dei dipendenti, servizi e modalità su cui concordare il premio. Parlare di welfare negoziato, infatti, significa soprattutto personalizzarne le finalità di spesa, magari partendo da linee-guida concordate su almeno tre livelli: nazionale, locale e aziendale, al fine di individualizzare i bisogni da coprire.

E’ evidente come tutto ciò sia la strada da percorrere per garantire servizi fondamentali a chi un lavoro già ce l’ha e sino a certi livelli di reddito; ma è bene ricordare pure che tale strumento andrebbe a sostituire e ad integrare lo Stato, liberando risorse a sostegno di chi ancora non può accedere al mondo del lavoro o, peggio, a sostegno di chi ne sia stato dolorosamente esodato.

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