Un articolo non buono, anzi, pessimo su La Nuova Bussola Quotidiana

Non leggo La Nuova Bussola Quotidiana. La curiosità, però, mi ha spinto a leggere un articolo apparso sul giornale online, poiché un frequentatore del blog “Come Gesù” ne ha riportato il link, ritenendolo un buon articolo. Ma non è un buon articolo, anzi, per certi versi è un pessimo articolo. L’autore, infatti, non dice cose rispondenti al vero e mette una buona dose di cattiveria, quando scrive, ad esempio: “Tobia, il bambino che i notiziari e i giornali dicono, pudicamente, essere nato otto mesi fa in America, ma che meglio si dovrebbe dire essere stato otto mesi fa strappato dalla madre”. La madre piangeva disperata, stringeva il piccolo a sé, mentre mani robuste glielo strappavano dalle braccia. Il piccolo piangeva, la madre piangeva… L’autore dell’articolo vide con i suoi occhi. E piangeva pure lui. Prima, però, di riportare altre righe dell’articolo, sarà opportuno ricordare il titolo: “La dignità di Tobia e la bomba nella morale cattolica”. E quale sarebbe questa bomba? Leggiamo: “Dinanzi a questa vicenda restano, infatti, due interrogativi, uno riguardante il presente e uno il futuro; uno legato alla risonanza che può avere ciò che è accaduto in quella parrocchia del basso Lazio, e uno riguardante il futuro di questo bambino. Il primo interrogativo è questo, e lo abbiamo già accennato: quando nelle formule che il sacerdote pronuncia durante il rito di questo sacramento, più volte, ci si riferisce ai “genitori” in questo caso chi rispondeva? I già citati signori Vendola e Testa? Questo sarebbe gravissimo e fuorviante! Significherebbe che durante un’azione liturgica della Chiesa si riconosce esplicitamente che due persone dello stesso sesso sono genitori e costituiscono una famiglia; e dato che lex orandi est lex credendi, cioè che la liturgia della Chiesa esprime e condiziona la sua fede, compiere un atto del genere significherebbe mettere una bomba nel fondamento di tutta la morale cattolica”. La bomba atomica, però, senza fare danni, sembra essere già scoppiata il 2 febbraio scorso a Roma, quando sono state battezzate tre gemelline di una coppia gay, nella chiesa di San Sebastiano sull’Appia Antica. Ad autorizzare il parroco, don Federico Tartaglia, fu il vescovo di Porto Santa Rufina. Ma se fosse vero ciò che afferma l’autore dell’articolo, ne conseguirebbe che la Chiesa considera famiglia le coppie di fatto e i divorziati risposati, quando battezza i loro figli. Altra piccola cristiana cattiveria, infine, è definire i genitori di Tobia, magari anche per cristiano rispetto verso il piccolo: “pseudo-genitori”. “Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho ordinato” (Mt 28, 19 – 20). “Attenti, però, tra un paio di millenni, a non battezzare i figli degli omosessuali”.

Veronica Tussi

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